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sabato 2 aprile 2011

Un'altra bufala: l'insulto alla parlamentare disabile.

Ormai non si contano più. Le bufale virali che la "contro-informazione" della sinistra diffonde via internet hanno raggiunto l'apice, soprattutto da quando esiste facebook. L'ultima riguarda un episodio grave: un presunto insulto da parte di un deputato piacentino della Lega Nord, Massimo Polledri, nei confronti di una collega disabile del Pd, Ileana Argentin. Se non fosse un argomento così delicato, si potrebbe parlare di uno dei soliti "pesci d'aprile" della sinistra, stavolta fatto nel giorno giusto. Peccato che si tratti di una menzogna lasciata circolare con eccessiva faciloneria.
E che l'autogol sia clamoroso, perché "le prove" del fattaccio starebbero in un video messo anche su youtube. Il problema è che lo stesso video non fa altro che smentire la teoria dell'insulto ("stai zitta, handicappata del c....") proferito da Polledri, che peraltro è uno stimato neuropsichiata infantile che avrebbe fatto volentieri a meno di essere coinvolto in questa brutta storia.
Osservando bene il video, si può notare come la deputata del Pd, Ileana Argentin, sia intenta a raccontare l'aneddoto di un collega (Osvaldo Napoli del Pdl) che ha intimato all'operatore che la segue di "non permettersi di applaudire". Dopo pochi secondi si sente un "Ha ragione" (da intendersi come "Ha ragione Osvaldo Napoli a dire all'assistente di non applaudire") che dà il là a brusii successivi, moti e cori di protesta. L'opposizione insorge contro quel "Ha ragione", persino Fini replica "Ma come si permette?". Il motivo? Lo spiega l'Argentin stessa, la quale rivela di "non potere applaudire" e quindi di avere necessità che l'assistente lo faccia al posto suo.
Ecco perché Fini invita il deputato Polledri, senza nominarlo, a spiegare "cosa volesse intendere con la frase Ha ragione". Attenzione: anche Fini cita la frase "Ha ragione", si sente distintamente, e non parla di insulti. Ciò vuol dire che, se insulto c'è stato, nel video non si sente e non è stato inteso neppure da Fini. Di sicuro, in ogni caso, non l'ha proferito  Polledri, invitato a scusarsi per un semplice "Ha ragione".
Tant'è che l'esponente del Carroccio chiede la parola, la ottiene, e dichiara di volersi scusare per "non avere inteso il termine della discussione", ossia non aver capito che la deputata Argentin non fosse in grado di applaudire, e quindi di essersi pentito di aver dato ragione a Napoli (cosa ben diversa da "stai zitta, handicappata del c....").
Un equivoco che sarebbe stato chiarito, se non fosse per la bufala fatta circolare anche su alcuni organi di stampa.
Purtroppo per chi ha diffuso la falsa notizia dell'insulto, il video smentisce tuttohttp://www.youtube.com/watch?v=c9VF_tthiUw.
 di Riccardo Ghezzi

Il magistrato di sinistra che sfrutta la legge ad personam.

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Strano ma vero, le leggi ad personam in Italia esistono, ma non sono quelle di Berlusconi. Bensì, del Csm, l'organo supremo della magistratura ultimamente in eterna polemica con l'attuale premier. I paladini della legalità e soprattutto della lotta alle ingerenze tra politica e magistratura (già, ma quali?) ci sono caduti in pieno.
Probabilmente non tutti conoscono Vittorio Borraccetti: ex segretario di magistratura democratica (la corrente di "sinistra" del mondo togato), ex procuratore capo di Venezia, in carriera non ha avuto grandi meriti. Anzi, è salito alla ribalta della cronaca per essersi imbattuto nel famigerato "Unabomber". Tanta notorietà, l'invidia della procura di Trieste, la triste "lotta tra Procure" per la competenza territoriale (storia davvero raccapricciante), infine la sinergia tra Trieste e Venezia per la creazione di uno spaventoso "pool anti-Unabomber". I risultati sono sotto gli occhi di tutti: anni di "lavoro" a vuoto, decine di milioni di euro spesi a carico dei contribuenti, il malcapitato ingegnere Elvo Zornitta unico indagato, perseguitato pure con prove false, ma il vero Unabomber non è mai stato neppure identificato.
Tra i padri del fallimento, ovviamente Vittorio Borraccetti. Che, inutile dirlo, è stato premiato: a 70 anni avrebbe dovuto andare in pensione, ma ha presentato domanda per candidarsi alla guida della Procura di Milano. Fuori tempo massimo, o perlomeno non nei termini stabiliti dalla "Circolare sul trattenimento in servizio dei magistrati oltre il settantesimo anno di età", approvata il 4 novembre 2008, che prevede che i magistrati che fanno domanda di trattenimento al servizio oltre il settantesimo anno di età presentino tale richiesta dai 24 ai 12 mesi antecedenti al compimento dei 70 anni. Borraccetti ha presentato la richiesta il 18 gennaio 2010, a soli 9 mesi dal suo settantesimo compleanno. Due giorni dopo, con estremo tempismo, il Csm ha approvato una delibera per sanare transitoriamente tutte le situazioni irregolari simili a quelle di Borraccetti fino al novembre 2010. Ma con valore retroattivo, cioè a partire dal 2008, aggiungendo così altri nove magistrati alla sanatoria. Giusto per non rendere troppo palese che fosse un provvedimento "ad usum" esclusivamente di Borraccetti.
Il resto è storia recente: procuratore generale di Milano è poi diventato Edmondo Bruti Liberati (ovviamente anch'egli esponente di spicco di Magistratura Democratica). Ma Vittorio Borraccetti, nel luglio 2010, è stato eletto nientemeno che nel Csm, sempre in quota Md, diventandone uno dei 16 consiglieri togati. Appena una settimana fa, il Tar del Lazio ha però "bacchettato" il Csm, accogliendo il ricorso di Carlo Fucci, sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, candidatosi invece come indipendente e risultato primo tra i non eletti. Il Tar ha giudicato non valida la delibera "ad personam" del Csm, stabilendo che Borraccetti debba lasciare il suo scranno a Fucci. E finalmente andare in pensione.
Ma il Csm ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato.
Qui la storia completa della legge "ad usum" Borraccetti: http://fbechis.blogspot.com/2010/01/il-csm-si-fa-la-legge-ad-personam-per.html

venerdì 1 aprile 2011

BITONCI INTERROGA IL MINISTRO DEI TRASPORTI:

AVANTI CON LA BRETELLA ALLA PEDEMONTANA CON APPOSITA LEGGE OBIETTIVO.

 

Il deputato della Lega Nord Massimo Bitonci unitamente all’On. Manuela Lanzarin, Sindaco di Rosà, ha presentato oggi al Ministro dei Trasporti una interrogazione parlamentare, sottoscritta anche da tutto il gruppo di deputati veneti, per chiedere l’inserimento della bretella ovest Limena-Bassano alla Superstrada Pedemontana Veneta in una legge obiettivo nazionale, allo scopo di trovare celermente una definitiva risoluzione ai problemi di viabilità di una delle zone più produttive del Veneto.
 
“Non siamo più disposti a tollerare – dichiara l’On. Bitonci – che a causa del campanilismo di un sindaco e funzionario pubblico di uno dei comuni interessati dal passaggio dell’infrastruttura viaria, venga pesantemente penalizzata l’economia dei nostri territori, per i quali noi e i nostri padri abbiamo speso energie, impegno, forze e risorse economiche. Il tracciato di collegamento tra Limena e Bassano che interessa i comuni di Curtarolo, Campo San Martino, San Giorgio in Bosco, Fontaniva, Cittadella, Tezze sul Brenta, Rosà, Cartigliano e Bassano del Grappa, diventa un’opera infrastrutturale fondamentale per mantenere la crescita e lo sviluppo del nostro territorio.
 
 Il raddoppio della Statale del Santo, dietro cui si nascondono gli oppositori al progetto, non può essere l’unica risposta alle esigenze del cuore pulsante del Veneto, in quanto inadatta a risolvere tutti i problemi di viabilità ed infrastrutture del territorio più produttivo delle province di Padova, Vicenza e dell’intero Veneto.
 
Vi è una differenza sostanziale tra noi, sindaci che amiamo la nostra gente ed il nostro territorio, unitamente alle categorie economiche che, compatte, ci appoggiano e sostengono in toto, e chi vuole ostacolare il progetto, interessato forse più a organizzare crociere e gemellaggi oltreoceano – a spese di chi? -  che a risolvere i problemi di tutto il territorio.
E’ alquanto indecente chiedere a Cittadella di risolvere i problemi dell’accesso alla zona artigianale di Fontaniva e nel contempo opporsi ad un progetto generale di sviluppo di tutto il territorio. Io a questo non ci sto. Se passa il concetto che ognuno pensa solo a risolvere i problemi in casa propria, allora, non ci saranno più accessi e scarico di viabilità pesante sul territorio di Cittadella. Sono allo studio misure concrete perchè anche Facca e San Giorgio in Bosco vengano liberate dal traffico pesante creato non certamente dalle nostre zone industriali.
E mi si passi la battuta: è facile, visto che il Mezzasalma mi accusa continuamente del doppio incarico previsto dalla norma e votato dai cittadini, con il paracadute di uno stipendio sicuro versato ogni 27 del mese da qualche Uls vicentina, mettere i bastoni tra le ruote a industriali, commercianti, artigiani, professionisti, come il sottoscritto (che si preoccupa anche di non dipendere dalla politica ma di avere e mantenere un lavoro indipendente), che invece tutti i giorni rischiano in proprio.
 
Abbiamo ottenuto il pieno appoggio anche dal gruppo consiliare PDL cittadino, che nell’ultimo consiglio comunale ha presentato una interrogazione a totale ed incondizionato sostegno dell’operato di tutte le amministrazioni e le categorie che si stanno impegnando per realizzare con celerità la bretella alla Superstrada Pedemontana Veneta.
I dissidenti, che intendono fare ostruzionismo ad oltranza, devono ormai rendersi conto che sono isolati, e che con il loro comportamento stanno gravemente danneggiando l’economia proprio dei loro concittadini, per i quali dovrebbero invece spendersi in ogni modo, pensando al bene comune invece che al proprio tornaconto personale. Anche gli operatori di Fontaniva e Tezze sul Brenta devono essere competivi, devono correre sulle strade anche degli altri comuni. Infauste scelte di questo tipo possono portare al regresso di una florida economia e ad un suo veloce declino: ma forse a qualcuno che ha il posto caldo, a tempo indeterminato e senza possibilità di licenziamento, queste cose non interessano.
 
Siamo pronti, tutti insieme, sindaci, categorie economiche, forze politiche, anche ad azioni democratiche ma eclatanti per superare al più presto questo empasse, e per togliere definitivamente di mezzo ogni ostacolo che si frappone alla realizzazione di questa infrastruttura viaria indispensabile per l’economia dei nostri paesi”.
 
Cordiali saluti

mercoledì 30 marzo 2011

La bufala dell'emendamento salva pedofili (1707).

Un mio amico mi manda un’email. Il tono è quello di una persona preoccupata. Mi chiede gentilmente di illuminarlo su un misterioso e a me sconosciuto emendamento 1707, a firma di Gasparri, Quagliariello e altri. Io ovviamente cado dalle nuvole. Anche perché il mio amico mi spiega che questa ipotetica norma agevolerebbe la pedofilia. Una mostruosità se fosse così.
Ovviamente mi preoccupo anche io, anche perché il mio amico mi chiede spiegazioni chiare e concise, e io ormai voglio vederci chiaro. Per cui metto i motori al mio browser, vado su Google e inizio a digitare “emendamento 1707″. Uh! Mi escono tre o quattro pagine di blog di sinistra che esprimono indignazione e protesta per questo emendamento. Si legge di tutto e di più, e voi potete ben immaginare cosa.
Tuttavia, nessuna di queste fonti mi spiega esattamente cosa prevede l’emendamento, tranne il fatto che poi è stato ritirato. Continuo perciò a cercare, e mi inoltro in siti un po’ più seri, o comunque capaci di darmi qualche notizia ulteriore che non siano offese, dileggi e altre considerazioni fuori luogo. Ecco allora che finalmente trovo una pagina che mi da dei ragguagli in merito. Ed è allora che scuoto la testa, sconfortato. Perché, ancora una volta, si prendono fischi per fiaschi, lucciole per lanterne, e pere per mele. E solo perché il testo dell’emendamento è diciamo “fatto con i piedi”, ed è scritto in modo castronesco (questo è l’unico rimprovero che si può fare ai firmatari). In verità però non c’è nulla di scandaloso, posto che si tratta solo di una banale armonizzazione di norme di legge.

Cosa dice o diceva esattamente l’emendamento incriminato? Be’, prima di tutto non salvava certo i pedofili. E’ un emendamento  scritto male e formulato in modo ambiguo, ma – come ho già anticipato – aveva solo l’intento di armonizzare una modifica di legge. Ma partiamo dall’inizio: un altro emendamento, il 1241, ha fatto includere gli atti sessuali su minore (art. 609quater) fra i reati per i quali c’è l’arresto obbligatorio in flagranza. Orbene, il “famigerato” emendamento 1707  intendeva far escludere dall’arresto obbligatorio i casi di “minore gravità” (comma 4, art 609quater c.p.p.). Praticamente, intendeva preservare, per i casi di minore gravità, l’arresto facoltativo, oggi in vigore per tutto l’articolo, modificando l’art. 380 c.p.p.: se andate infatti a leggervi l’attuale 609quater, nelle note procedurali, l’arresto è attualmente facoltativo (art. 381 c.p.p.) per tutti i casi previsti dalla norma! Di fatto, l’emendamento voleva cristallizzare la situazione attuale, per i soli casi di minore gravità. Certamente non voleva salvare le chiappe ai pedofili, come invece sbandierano i sinistri a destra e a manca, dimenticandosi che l’attuale 609quater, con l’arresto facoltativo per gli atti sessuali su minori indipendentemente dalla gravità, è stato approvato durante il governo Dini, sostenuto dal centrosinistra e dalla Lega (ma allora nessuno protestò o parlò di norma salvapedofili).
Ciò detto, mi sovviene precisare che il fraintendimento (?) che ha fatto nascere la protesta è scaturito dalla confusione tra arresto facoltativo e/o obbligatorio in flagranza di reato e procedibilità del reato. In verità, fra i due aspetti processual-penalistici c’è una bella e sostanziale differenza. Il primo (arresto facoltativo/obbligatorio) attiene alle modalità operative della polizia giudiziaria dinanzi al reo colto nel momento in cui compie il fatto di reato. La legge stabilisce quando la polizia può arrestare ovvero deve arrestare se sorprende qualcuno a commettere un reato. L’arresto in questo caso non ha finalità punitive, ma semplicemente precautelari. Tant’è che può capitare che una persona viene arrestata e poi rilasciata perché il giudice non convalida l’arresto. Il secondo aspetto invece riguarda la modalità di attivazione del procedimento penale, e cioè quella che in modo spesso atecnico viene definita denuncia. La legge, infatti, stabilisce quando un reato è procedibile a querela di parte ovvero d’ufficio. E cioè quando richiede una espressa volontà punitiva della persona offesa, oppure no. Laddove un reato è procedibile a querela della persona offesa, e la querela non c’è, chi ha commesso il reato non è punibile. Se un reato invece è procedibile d’ufficio, la presenza o meno di una querela è irrilevante: il pubblico ministero avrà comunque l’obbligo di esercitare l’azione penale.
Ebbene, tornando al caso specifico, l’art. 609quater è un reato procedibile a querela di parte, indipendentemente dalla gravità. La conseguenza è che se il minore o genitore non denuncia il fatto tramite querela (che poi diventa irrevocabile), la polizia giudiziaria dopo l’arresto deve rilasciare necessariamente l’autore del reato, il quale non verrà punito: manca la condizione di procedibilità dell’azione penale. D’altro canto, se andiamo a leggere un altro articolo, e precisamente il 600bis (atti sessuali con minori in cambio di denaro e altro), questi è invece  un reato procedibile d’ufficio, con la conseguenza che il PM potrà – come ho già detto – esercitare l’azione penale e dunque procedere d’ufficio anche senza querela; potrà, in altre parole, chiedere la punizione del  colpevole indipendentemente dalla volontà della persona offesa (minore e/o genitore). Da ciò si deduce, in modo chiaro e incontrovertibile, che l’emendamento 1707 non toccava le note procedurali (i presupposti dell’azione penale!), ma incideva solo sulla mera facoltà della polizia giudiziaria di arrestare o meno il reo in flagranza di reato in caso di atti sessuali di minore gravità che non è violenza sessuale ex-art. 609bis c.p. Decisamente un altro tipo di discorso. Ma la disinformazione, anche in questo caso non si è dimostrata acqua…

Come già scritto l'amendamento è stato ritirato..un anno fa

martedì 29 marzo 2011

Chi ha davvero fatto i tagli ai disabili? Prodi...

foto-1--copia-20.JPGC'è chi si indigna per bufale che circolano su internet su "disabili esclusi dai Giochi della gioventù" per volontà del ministro Maria Stella Gelmini, notizia falsa smascherata facilmente, o chi esulta per una recente sentenza del tribunale de La Spezia. La morale è sempre la stessa: "Il governo attualmente in carica discrimina i disabili".
E' la verità? No, non la è, basterebbe informarsi per scoprire che il governo Prodi è stato il primo ad introdurre il "tetto massimo per gli insegnanti di sostegno". Tale provvedimento era inserito in due commi dell'ultima finanziaria, quella del 2008 (legge 24 dicembre 2007, numero 244), del governo di centro-sinistra. Ma c'è di più: i due commi in questione, precisamente il 413 e il 414 dell'articolo 2, sono stati addirittura giudicati anti-costituzionali dalla Consulta, che il 26 febbraio 2010 ha dichiarato “illegittimo” il principio per cui si può stabilire un limite al personale di sostegno. Una sentenza cui il ministro Gelmini, ormai in carica, ha dovuto adeguarsi, aumentando per l'appunto i docenti. Andando a leggere alcuni stralci della sentenza, si scoprono cose interessanti: secondo la Corte Costituzionale, i tagli decisi dal governo Prodi non rispettavano la Costituzione, in quanto ponendo un tetto al numero di insegnanti di sostegno si provoca "l’impossibilità per il disabile grave di conseguire il livello di istruzione prevista”. Inoltre tali tagli sarebbero “in contrasto con i valori di solidarietà collettiva nei confronti dei disabili gravi”, ne impediscono “l’effettiva partecipazione alla vita sociale, economica e politica” e introducono “un illogico e irrazionale regime discriminatorio che non tiene conto del diverso grado di disabilità di tali persone, incidendo così sui loro diritti”. E' stato il governo Prodi ad annullare la norma, contenuta nella legge a difesa dei disabili, che assegnava un docente di sostegno per ogni disabile con gravi patologie, oltre che proseguire il taglio dei docenti di sostegno già iniziato in precedenza. Questo è bene ricordarlo, perché c'è ancora chi dice che la sentenza della Consulta è stata una sentenza contro "la finanziaria 2008 di Tremonti". No, la legge 24 dicembre 2007 (finanziaria 2008) è del governo Prodi.
Ecco cosa dicono i due commi dell'articolo 2:
413. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 605, lettera b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il numero dei posti degli insegnanti di sostegno, a decorrere dall'anno scolastico 2008/2009, non può superare complessivamente il 25 per cento del numero delle sezioni e delle classi previste nell'organico di diritto dell'anno scolastico 2006/2007. Il Ministro della pubblica istruzione, con decreto adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, definisce modalità e criteri per il conseguimento dell'obiettivo di cui al precedente periodo. Tali criteri e modalità devono essere definiti con riferimento alle effettive esigenze rilevate, assicurando lo sviluppo dei processi di integrazione degli alunni diversamente abili anche attraverso opportune compensazioni tra province diverse ed in modo da non superare un rapporto medio nazionale di un insegnante ogni due alunni diversamente abili.
414. La dotazione organica di diritto relativa ai docenti di sostegno è progressivamente rideterminata, nel triennio 2008-2010, fino al raggiungimento, nell'anno scolastico 2010/2011, di una consistenza organica pari al 70 per cento del numero dei posti di sostegno complessivamente attivati nell'anno scolastico 2006/2007, fermo restando il regime autorizzatorio in materia di assunzioni previsto dall'articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Conseguentemente, anche al fine di evitare la formazione di nuovo personale precario, all'articolo 40, comma 1, settimo periodo, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono soppresse le parole da: «nonché la possibilità» fino a: «particolarmente gravi,», fermo restando il rispetto dei princìpi sull'integrazione degli alunni diversamente abili fissati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104. Sono abrogate tutte le disposizioni vigenti non compatibili con le disposizioni previste dal comma 413 e dal presente comma. E questi sono i testi delle leggi, tanto perchè a qualcuno non venga voglia di dire che scriviamo caz........!!
Qui il testo della finanziaria 2008 http://www.parlamento.it/parlam/leggi/07244l.htm
Qui la sentenza della Corte Costituzionale del 2010 http://www.handylex.org/stato/s220210.shtml

lunedì 28 marzo 2011

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Papalia, magistrato (schierato) che sbaglia e fa carriera.

“La Corte Costituzionale dichiara che non spettava all’autorità giudiziaria ed in particolare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona di far eseguire, il 18 settembre 1996, la perquisizione del locale nella disponibilità del parlamentare Roberto Maroni”. Questa è la sintesi, nonché lo stralcio finale, della sentenza della Corte Costituzionale numero 58 dell’anno 2004, che in pratica chiarisce come il pubblico ministero Guido Papalia, alla ricerca di materiale più o meno significativo o compromettente sulla “Guardia Nazionale Padana”, abbia commesso un reato ordinando la perquisizione dei locali di via Bellerio. La famosa perquisizione in cui leggenda narra che Roberto Maroni abbia morso un polpaccio ad un poliziotto.
La Corte Costituzionale, riconoscendo che una delle stanze da perquisire fosse da considerarsi ufficio dell’onorevole Maroni, ha stabilito che l’autorità giudiziaria avrebbe dovuto agire soltanto in seguito all’autorizzazione della Camera.
E’ importante ricordarlo, perché lo stesso Maroni è stato condannato in tutti e tre i gradi di giudizio, e quindi in via definitiva, per resistenza a pubblico ufficiale. Stessa sorte toccata tra gli altri a Bossi, assolto in Appello, e Davide Caparini e Roberto Calderoli, “salvati” dalla prescrizione. Ma se è vero che la Corte di Cassazione che ha condannato Maroni ha stabilito con una certa chiarezza che l’atteggiamento dei pubblici ufficiali non fosse né provocatorio né “oggettivamente ingiusto”, stigmatizzando quindi la reazione dei parlamentari e militanti leghisti presenti, è altrettanto vero che la Corte Costituzionale ha chiarito come l’ordine del pm Papalia non sarebbe dovuto neppure partire. Una perquisizione eseguita con la forza è configurabile come reato di violazione di domicilio e violenza privata, ma nel caso in questione si potrebbe addirittura ipotizzare l’attentato alla Costituzione.

Come ha pagato il pm Papalia? Con la nomina a capo della Procura Generale di Brescia nel 2008. Un premio. Era già capo della Procura Generale di Verona, ma per continuare la sua “onorata” carriera al vertice ha dovuto cambiare città dopo otto anni, in virtù del decreto Mastella che obbliga i responsabili degli uffici giudiziari a lasciare l’incarico dopo un tale lasso di tempo.
Mentre si discute sulla legittimità di parlamentari condannati in via definitiva, in troppi tacciono sui magistrati che sbagliano ma non pagano mai, o meglio fanno carriera. Guido Papalia, considerato da certi ambienti di sinistra come uno “dei più retti e giusti magistrati”, si è più volte in realtà dimostrato uno dei magistrati più politicamente schierati (a sinistra): lo dimostrano le inchieste-persecuzioni su Franco Freda e sul Fronte Nazionale, l’attacco alla campagna anti-nomadi della Lega, l’inchiesta nei confronti dei militanti di Forza Nuova in seguito ad un’irruzione in diretta durante un dibattito televisivo in cui era presente Adel Smith.

fonte "questa è la sinistra Italiana"

domenica 27 marzo 2011

Cos'è l'antifascismo ?

Gentile Direttore, vorrei far giungere il mio pensiero (e non credo solo il mio !) ai signori dei vari e così detti  “comitati antifascista” che continuano a pensare di essere i paladini della libertà di questo Paese. Mentre il fascismo fu al potere, l'antifascismo fu una lotta per la libertà politica. Quando il fascismo divenne uno strumento del nazismo, la resistenza al fascismo prese la qualità spirituale della resistenza al nazismo. Dopo la fine del fascismo, l'antifascismo fu una discriminazione politica contro gli italiani che si riconoscevano nell'eredità del fascismo (Msi) trattati come minoranza antidemocratica nonostante la loro consolidata adesione alla democrazia ed all'Occidente. L'antifascismo fu la menzogna comunista per vincolare a sé i democratici cristiani.
L'anticomunismo, che è una verità sempre necessaria, divenne per la cultura italiana una sciocchezza, l'antifascismo una nobiltà legittimante. Questo è il trionfo della menzogna comunista che rimane ancora fortissima.
Non siete stanchi di vedere sempre quella gente che non fa altro che criticare e discriminare le idee degli altri sbandierando ideologie fallite in tutto il mondo.  Basta andare all'Università per vedere gruppi di collettivi che inneggiano continuamente alla cultura dell'Anti. Odiare, sanno solo odiare ergendosi a paladini e inneggiando a personaggi antidemocratici e rivoluzionari di cui probabilmente non conoscono neanche la storia. .
Sono passati 70 anni dalla fine della guerra e del fascismo, la maggior parte dei nostri nonni a malapena lo ricordano e molti anche in senso positivo ma ancora oggi c'è chi grida: "siamo tutti antifascisti". Non esiste evoluzione mentale per questa gente?
L'antifascismo è una degenerazione mentale, fatta di gente che sa solo criticare gli altri e proporre niente o al massimo utopie ! Non voglio assolutamente spronare all'odio nei confronti della sinistra e all'amore verso il fascismo, ma onestamente una persona che alla domanda "che idee politiche
hai ?" mi risponde "sono antifascista", lo considero un idiota.
Per chi ama la democrazia e la libertà, ha nel suo animo un sentimento che si chiama libertà di tutti e per tutti e ricerca continua di tutte quelle libertà di cui ha bisogno l'uomo nella sua continua crescita.

Raffaele Varricchio
www.ilpensieroverde.com