Sono cento milioni i cristiani perseguitati Ma per l’Ue vige la consegna del silenzio.
È necessario denunciare con chiarezza le continue aggressioni e la sistematica violazione dei diritti umani: emergenze trascurate dai grandi media e dalla diplomazia.
Anche se la grande stampa non ne parla e la presidenza del Parlamento europeo tace o si limita a sfiorare il problema con una prudenza diplomatica, che sconfina nella codardia e nell’ipocrisia, le cosiddette “primavere arabe” e i sommovimenti in atto in Egitto e in Siria stanno stravolgendo la storia millenaria delle minoranze cristiane di quei Paesi.
In Egitto sono stati avviati cambiamenti costituzionali che potrebbero cancellare la, peraltro assai limitata, libertà di culto di cui godono quasi dieci milioni di cristiani copti. Da Strasburgo silenzio assoluto sul problema, salvo le solite vaghe dichiarazioni di intenti. Da quelle parti le uniche minoranze perseguitate e da tutelare sembrano essere quelle “gay”, con Martin Schulz e i suoi colleghi della presidenza troppo impegnati negli affari interni italiani per trovare tempo per i copti. In Siria la situazione è ormai spaventosamente drammatica, da quando i “ribelli”, con il sostegno degli Stati Uniti e della Commissione europea, premio Nobel per la Pace 2012, hanno iniziato l’importazione della democrazia occidentale. I cristiani, che qui sono più che minoranza, sono oggetto di continui attacchi diretti da parte delle milizie finanziate dall’Occidente.
In Siria vivono da secoli diverse chiese, sia ortodosse che cattolico-orientali. Già nella primavera del 2012 la voce del Patriarcato greco-cattolico si è levata, inascoltata, a protestare contro le violenze contro i cristiani perpetrate da bande di fanatici islamici. Ormai non si contano più le chiese e i monasteri violati o distrutti, né il numero delle vittime dirette della violenza islamica. Molti villaggi cristiani si sono ormai svuotati e la plurisecolare presenza cristiana rischia l’estinzione.
Il regime di Assad aveva tanti difetti, ma, almeno, era laico, e la Siria è stata per decenni un modello di convivenza tra religioni diverse. Ora, tutto fa pensare che, una volta rovesciato l’attuale regime con l’appoggio determinante di Stati Uniti e Ue, si spalanchi anche qui la strada per l’introduzione della sharìa (la legge islamica) e l’avvio di una pesante pulizia etnico-religiosa. Peraltro quel che sta succedendo in Egitto e in Siria non è un caso isolato. All’inizio dello scorso mese di novembre la cancelliera Angela Merkel, intervenendo al sinodo della Chiesa evangelica tedesca, la sua, ha avuto almeno il coraggio, di cui mancano altri premier, di affermare che il Cristianesimo «è la religione più perseguitata del mondo». Anche papa Benedetto XVI è intervenuto più volte, in difesa delle comunità cristiane del Medio Oriente, parlando di «grave persecuzione».
Non si tratta di mere supposizioni, dal momento che queste affermazioni trovano conferma nei dati raccolti da prestigiose istituzioni internazionali, come la International Society for Human Rights (Società Internazionale per i Diritti Umani), secondo cui l’80% delle persone perseguitate a motivo della loro fede in tutto il mondo sono cristiane. Un’altra organizzazione, Open Doors, calcola in 100 milioni il numero di cristiani, di varie confessioni, che nel 2011 sono state oggetto di discriminazione aperta o vera e propria persecuzione da parte dei loro governi. Sempre secondo Open Doors su 50 Paesi dove sono in atto forme di persecuzione contro i Cristiani 38 sono islamici. Ci sono Paesi, dove le Chiese cristiane sono una realtà consolidata e culturalmente significativa sin dal primo secolo dopo Cristo, come l’Iraq, l’Egitto e la Siria, da cui il Cristianesimo rischia oggi di scomparire del tutto.
In Siria vivono da secoli diverse chiese, sia ortodosse che cattolico-orientali. Già nella primavera del 2012 la voce del Patriarcato greco-cattolico si è levata, inascoltata, a protestare contro le violenze contro i cristiani perpetrate da bande di fanatici islamici. Ormai non si contano più le chiese e i monasteri violati o distrutti, né il numero delle vittime dirette della violenza islamica. Molti villaggi cristiani si sono ormai svuotati e la plurisecolare presenza cristiana rischia l’estinzione.
Il regime di Assad aveva tanti difetti, ma, almeno, era laico, e la Siria è stata per decenni un modello di convivenza tra religioni diverse. Ora, tutto fa pensare che, una volta rovesciato l’attuale regime con l’appoggio determinante di Stati Uniti e Ue, si spalanchi anche qui la strada per l’introduzione della sharìa (la legge islamica) e l’avvio di una pesante pulizia etnico-religiosa. Peraltro quel che sta succedendo in Egitto e in Siria non è un caso isolato. All’inizio dello scorso mese di novembre la cancelliera Angela Merkel, intervenendo al sinodo della Chiesa evangelica tedesca, la sua, ha avuto almeno il coraggio, di cui mancano altri premier, di affermare che il Cristianesimo «è la religione più perseguitata del mondo». Anche papa Benedetto XVI è intervenuto più volte, in difesa delle comunità cristiane del Medio Oriente, parlando di «grave persecuzione».
Non si tratta di mere supposizioni, dal momento che queste affermazioni trovano conferma nei dati raccolti da prestigiose istituzioni internazionali, come la International Society for Human Rights (Società Internazionale per i Diritti Umani), secondo cui l’80% delle persone perseguitate a motivo della loro fede in tutto il mondo sono cristiane. Un’altra organizzazione, Open Doors, calcola in 100 milioni il numero di cristiani, di varie confessioni, che nel 2011 sono state oggetto di discriminazione aperta o vera e propria persecuzione da parte dei loro governi. Sempre secondo Open Doors su 50 Paesi dove sono in atto forme di persecuzione contro i Cristiani 38 sono islamici. Ci sono Paesi, dove le Chiese cristiane sono una realtà consolidata e culturalmente significativa sin dal primo secolo dopo Cristo, come l’Iraq, l’Egitto e la Siria, da cui il Cristianesimo rischia oggi di scomparire del tutto.
In Iraq dieci anni di “democrazia occidentale” hanno quasi cancellato la minoranza cristiana, spinta all’emigrazione da massacri e attentati continui. In Iran i cristiani sono solo l’1% della popolazione e, almeno per ora, non si registrano grossi problemi per le comunità di più antica tradizione (Armeni e Assiri). Le cose cambiano, e non in meglio, per le nuove comunità evangeliche e pentecostali, accusate di proselitismo e attività missionaria. Da quelle parti, la legge, in linea con la sharìa, prevede la pena di morte per il reato di apostasia, l’abbandono della fede islamica per altre fedi.
Anche in Paesi non islamici, come la Cina o la Corea del Nord, la situazione dei cristiani resta drammatica. In Cina, dove il regime riconosce la cosiddetta Chiesa patriottica, ci sono circa 80 milioni di Cristiani costretti a vivere in clandestinità e, se scoperti, oggetto di vessazioni di ogni genere.
Può sembrare paradossale, ma il cuore del problema è tutto in Occidente e, più precisamente, nelle scelte di apparente neutralità compiute dalla dirigenza Ue. Non si tratta solo di una certa linea di politica estera, ma della sistematica emarginazione e demonizzazione della storia e dell’anima cristiana dell’Europa in funzione del nuovo ordine mondiale caro al Club Bilderberg e ai circoli della finanza massonica.
Gli esempi si sprecano: dall’albero di Natale vietato a Bruxelles, perché disturberebbe i non cristiani, alla proibizione dell’aureola sulle figure dei santi Cirillo e Metodio sulla moneta da un euro della Repubblica Slovacca (che riconosce in loro l’inizio della propria storia). In Italia è ancora viva la polemica sul Crocifisso nei luoghi pubblici e molto altro c’è da attendersi nei prossimi mesi.
Mentre l’Ue scivola sempre più apertamente verso la dittatura del politicamente corretto, anche con la complicità di insigni politici cattolici italiani, il problema sta diventando sempre più quella di un’informazione corretta e alternativa, capace di superare il muro di omertà e silenzio imposto dai grandi media europei. Si tratta di dire con chiarezza quel che succede nel mondo e di denunciare i silenzi colpevoli o la sottile e complice prudenza diplomatica dell’Ue. Ci stanno provando in molti e, tra questi, merita di essere segnalato, come “ultimo nato”, il sito internet che fa capo al prof. Roberto De Mattei: http://www.nocristianofobia.org, che ha il merito di denunciare apertamente le demenziali scelte dell’Unione europea.
Difatti, a comporre il quadro a tinte fosche sin qui delineato non c’è solo la persecuzione aperta dei cristiani nel Vicino Oriente, ma anche il laicismo radicale che domina ormai gran parte delle istituzioni occidentali. La “cristianofobia” è questa diffusa intolleranza in nome di un’apparente neutralità religiosa, che si tramuta in una continua ostilità ai simboli e ai valori della tradizione cristiana. E, poiché per difendersi bisogna conoscere, ben venga questo nuovo sito e tutti quelli che sapranno aiutarci a tenere gli occhi aperti.
Anche in Paesi non islamici, come la Cina o la Corea del Nord, la situazione dei cristiani resta drammatica. In Cina, dove il regime riconosce la cosiddetta Chiesa patriottica, ci sono circa 80 milioni di Cristiani costretti a vivere in clandestinità e, se scoperti, oggetto di vessazioni di ogni genere.
Può sembrare paradossale, ma il cuore del problema è tutto in Occidente e, più precisamente, nelle scelte di apparente neutralità compiute dalla dirigenza Ue. Non si tratta solo di una certa linea di politica estera, ma della sistematica emarginazione e demonizzazione della storia e dell’anima cristiana dell’Europa in funzione del nuovo ordine mondiale caro al Club Bilderberg e ai circoli della finanza massonica.
Gli esempi si sprecano: dall’albero di Natale vietato a Bruxelles, perché disturberebbe i non cristiani, alla proibizione dell’aureola sulle figure dei santi Cirillo e Metodio sulla moneta da un euro della Repubblica Slovacca (che riconosce in loro l’inizio della propria storia). In Italia è ancora viva la polemica sul Crocifisso nei luoghi pubblici e molto altro c’è da attendersi nei prossimi mesi.
Mentre l’Ue scivola sempre più apertamente verso la dittatura del politicamente corretto, anche con la complicità di insigni politici cattolici italiani, il problema sta diventando sempre più quella di un’informazione corretta e alternativa, capace di superare il muro di omertà e silenzio imposto dai grandi media europei. Si tratta di dire con chiarezza quel che succede nel mondo e di denunciare i silenzi colpevoli o la sottile e complice prudenza diplomatica dell’Ue. Ci stanno provando in molti e, tra questi, merita di essere segnalato, come “ultimo nato”, il sito internet che fa capo al prof. Roberto De Mattei: http://www.nocristianofobia.org, che ha il merito di denunciare apertamente le demenziali scelte dell’Unione europea.
Difatti, a comporre il quadro a tinte fosche sin qui delineato non c’è solo la persecuzione aperta dei cristiani nel Vicino Oriente, ma anche il laicismo radicale che domina ormai gran parte delle istituzioni occidentali. La “cristianofobia” è questa diffusa intolleranza in nome di un’apparente neutralità religiosa, che si tramuta in una continua ostilità ai simboli e ai valori della tradizione cristiana. E, poiché per difendersi bisogna conoscere, ben venga questo nuovo sito e tutti quelli che sapranno aiutarci a tenere gli occhi aperti.
Giuseppe Reguzzoni