condividi

Condividi

giovedì 5 settembre 2013

COMUNICATO STAMPA - LA LEGA E LA CITTADINANZA CIVICA

La Lega Nord ha sempre ritenuto e ritiene tuttora che il concetto di cittadinanza condensi al proprio interno i valori fondanti di una società. La cittadinanza è sinonimo di appartenenza ad una comunità, intesa nell’ eccezione più alta di impegno e partecipazione. Cittadino è colui che sentendosi parte di una comunità ne condivide i valori e li mette in pratica quotidianamente nel corso delle proprie attività. Stiamo parlando di onestà, laboriosità, senso civico e amore per la propria città, per il proprio territorio, valori che hanno reso grande questo paese o almeno una parte di esso. Purtroppo da tempo questi valori si sono affievoliti negli stessi cittadini italiani per cui ad una forte crisi economica si associa una altrettanto drammatica crisi etico-morale. Per la Lega Nord la cittadinanza è il più alto riconoscimento che si possa attribuire ad un cittadino straniero, a fronte di un percorso di condivisione di diritti e doveri. Tale riconoscimento va oltre e prescinde dai diritti concessi ai cittadini stranieri regolari. Assistenza sanitaria, diritto allo studio, ecc. sono già garantiti ai residenti sul territorio italiano; la cittadinanza italiana è la “ciliegina sulla torta” che completa un processo di integrazione con il nostro paese e con gli altri cittadini. La cittadinanza si conquista giorno per giorno, non si può attribuire, sebbene simbolicamente, con un pezzo di carta.
E’ sotto gli occhi di tutti (tranne di chi non ha l’onestà intellettuale per ammetterlo) che in questo paese nella maggioranza purtroppo dei casi il processo di integrazione non arriva mai a compimento e forse nemmeno inizia. L’attribuzione cieca di diritti senza una pari richiesta di doveri non ha favorito l’integrazione anzi la ha impedita. Negli stati europei come Svizzera e Germania il rispetto delle leggi e dei valori della comunità è la condizione minima per la permanenza sul territorio. A chi non intende integrarsi si fa “gentilmente capire” che quello non il paese adatto per loro. Nessuno si è mai sognato di definire razzista o intollerante il comportamento di questi paesi. Il rispetto delle regole è da sempre alla base della convivenza civile.
La Lega Nord da sempre condanna l’ipocrisia di chi non vuole vedere i problemi, voltando lo sguardo da un’altra parte; l’immigrazione regolare, se controllata e rapportata alla capacità di assorbimento di una nazione può dare un contributo positivo alla crescita economica e sociale. Tuttavia è innegabile come in questo paese si sia messa la testa sotto la sabbia ignorando le problematiche causate da un immigrazione selvaggia. Questa nazione da tempo è diventata terra troppo accogliente per chi, non avendo alcuna intenzione di integrarsi, vive costantemente al di fuori delle regole, mettendo in atto comportamenti che impattano direttamente sulle vite dei cittadini onesti. Furti, spaccio, rapine, prostituzione, guida senza patente e assicurazione certamente non nascono con l’immigrazione ma è innegabile che la mancata integrazione di una pluralità di cittadini stranieri abbia ampliato enormemente le dimensioni del problema.
Ammettere che l’immigrazione, in particolar modo quella non gestita, non sia solo una risorsa ma anche fonte di problemi, non costituisce prova di razzismo o intolleranza.
I parmigiani non sono a priori né razzisti né intolleranti. L’intolleranza può nascere progressivamente nei cittadini proprio in quanto costretti ad assistere, impotenti, alla progressiva “conquista” della propria città da parte di un sempre maggior numero di persone che vivono al di sopra delle regole, in una condizione di totale impunità.
Pertanto, anziché proseguire con inutili operazioni di facciata, consigliamo al sindaco e alla giunta comunale di aprire una seria discussione su legalità e integrazione. Continuando a fare gli struzzi non si migliora la condizione di chi vuole integrarsi e si peggiora la vita dei cittadini di Parma.

Andrea Zorandi, Segretario sezione Lega Nord Parma città
Maurizio Campari, Commissario provinciale Lega Nord Parma
Fabio Rainieri, Segretario Nazionale Lega Nord Emilia

martedì 3 settembre 2013

La disoccupazione a luglio si ferma al 12%,

Invariata rispetto a giugno (-0,033 punti percentuali), anche se resta in aumento su base annua, con un rialzo di 1,3 punti. Lo rileva l’Istat (dati provvisori). Con luglio la disoccupazione tocca la soglia del 12% per la quarta volta consecutiva.
Il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre è pari al 12%, in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno prima. Lo comunica l’Istat (dati grezzi). Per gli uomini l’indicatore passa dal 9,8% all’attuale 11,5% e per le donne dall’11,4% al 12,8%.
Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 39,5% a luglio secondo i dati provvisori dell’Istat. Aumenta di 0,4% punti rispetto al mese precedente e di 4,3 punti sul 2012. Nel secondo trimestre tra i 15-24enni il tasso sale al 37,3% (+3,4 punti), con un picco del 51% per le giovani donne del Mezzogiorno.
Crolla il numero degli occupati. soprattutto al Sud. Nel secondo trimestre, rileva l’Istat gli occupati in Italia sono diminuiti di 585.000 unità rispetto a un anno prima (-2,5%) ma il calo si concentra nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -335.000 unità).
Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie famigliari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico).
Per ciascun nucleo sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall’indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva su ogni livello retributivo.
In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell’8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest’ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall’Istat nell’ultima rilevazione su base nazionale. In buona sostanza si è ipotizzato che a fronte dell’aumento dei prezzi di beni e servizi a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l’analisi della Cgia non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.
Il numero di disoccupati continua ad aumentare e nel secondo trimestre 2013 raggiunge quota 3,075 milioni, 370 mila in più rispetto all’anno prima (+13,7%). Lo comunica l’Istat. L’incremento è diffuso su tutto il territorio e interessa in oltre metà dei casi persone con più di 35 anni. il 55,7% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più.
Si accentua molto nel secondo trimestre il calo del lavoro atipico già registrato nei primi tre mesi dell’anno. La crisi brucia, secondo i dati Istat, 209 mila posti di lavoro «precari» nel secondo trimestre (-7,2%), tra lavoratori a termine e collaboratori. I lavoratori atipici sono 2,7 milioni di persone.

fonte Gazzetta di Parma