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sabato 6 agosto 2011

L'Italia civile che non vuole il burqa e il niqab come esempi di multiculturalismo


A sentire la sinistra che critica la proposta di legge – passata al vaglio della commissione costituzionale – che vieta (come in altri paesi europei) il burqa e/o il niqab, pare che stiamo facendo un torto al multiculturalismo: questo mantra progressista che più cerco di capirlo e più capisco quanto sia una grande cazzata. Perché è chiara la domanda che mi pongo (e che dovreste porvi): che significa multiculturalismo? In nome del multiculturalismo noi possiamo non solo rinunciare ai nostri valori e i nostri princìpi di libertà, ma pure accogliere (e legittimare) nella nostra cultura un evidente simbolo di sottomissione della donna all’uomo? Perché è questo il burqa/niqab: un simbolo di umiliazione della donna, il simbolo stesso della sua sottomissione e del suo essere oggetto per il piacere e per la realizzazione dell’uomo.
Se è pur vero che la donna nuda o mezzo spogliata è esempio di un concetto possessivo e materialistico del corpo femminile, altrettanto lo è quell’indumento che, nascondendosi dietro giustificazioni «religiose» o «culturali», riduce la donna a un subordinato, a una schiava di un usanza che la considera se non come un essere inferiore, un essere comunque asservito a uno scopo che non sempre coincide con la legittima realizzazione personale (e che anzi, spesso, mira a frustrarla). Ed è indubbio che questo contrasti in modo pressoché evidente con i princìpi della nostra Costituzione, secondo la quale niente e nessuno può e deve creare discriminazione fra i sessi. Donna e uomo sono sullo stesso piano e sullo stesso piano devono restare. La religione, la fede, e qualsiasi altra credenza o usanza sociale possono contribuire ad arricchire i princìpi di libertà e uguaglianza, ma mai dovranno impoverirli o contraddirli.
Ecco perché in un paese civile non si può e si deve far passare la difesa di uno strumento di umiliazione e sottomissione, basato sulla discriminazione sessuale, come difesa della libertà degli individui, e come tutela del loro diritto a seguire le proprie usanze e la propria cultura. È chiaro che deve esistere un limite ontologico e oggettivo a qualsiasi importazione culturale/sociale che contrasti con i nostri princìpi supremi e con il concetto stesso di libertà. Perché per essere davvero realizzata la libertà necessita di una limitazione. Sembra un paradosso, ma non lo è. Il concetto di libertà se portato alle estreme conseguenze, comporta la compressione di se stessa. La libertà assoluta legittima chiunque a porre limiti alla libertà altrui, in quanto la libertà così intesa è priva di limiti e garantisce solo la prevalenza della legge del più forte… o del più libero. Da qui l’esigenza chiara ed evidente della limitazione della libertà; una limitazione che deve trovare i propri argini nei valori fondanti che rendono una società libera, e nei princìpi e i meccanismi che garantiscono la parità degli individui dinanzi alla legge e dinanzi a loro stessi. Il burqa e il niqab – così come ogni altro esempio di sottomissione di un individuo dinanzi alla legge o ai suoi simili – minano la libertà delle persone, rendendone alcune (le donne) inferiori, per il sol fatto che una concezione di fede o di usanza le considera tali. E questo non può essere accettato. La libertà comporta che niente e nessuno possa barattare la dignità degli esseri umani con un atto di fede o con una regola sociale che affonda le proprie radici in un concetto tribale e medievale della società.
L’Italia con questa proposta di legge – che mi auguro diventi legge a tutti gli effetti – fa un enorme passo avanti verso un concetto di libertà che non è certo quella teorizzata dagli pseudo-liberali (oggi a sinistra), che confondono la libertà con il diritto (e l’arroganza) dell’individuo di fare quel che più gli pare in nome della libertà, senza alcun tipo di limitazione. La vera libertà è quella che pone dei limiti all’egoismo umano, e questi limiti trovano la loro ratio nei princìpi supremi della dignità umana, la quale non può scendere a compromessi con nessuna norma religiosa o sociale che in nome della fede o dell’usanza tende a cancellarla, comprimerla o frustrarla.

Fonte Blog: questa è la sinistra Italiana

Lo sfogo del comico Maurizio Milani sul Giornale.it "Quanta ipocrisia in Rai3!"


A volte anche la storia di un articolo può essere rivelatrice del personaggio di cui si parla. Una settimana fa ci siamo messi alla ricerca di Maurizio Milani perché in redazione era sorta, all’improvviso, la domanda: «Ma che fine ha fatto? Quando è stata l’ultima volta che si è visto in tivù?». Tuttavia di Milani nessuna traccia. Cellulari spenti. Telefono fisso che squilla a vuoto. Indirizzi mail, il comico non ne possiede. Solo la mattina del settimo giorno l’abbiamo trovato.
Milani, finalmente.
«Mi spiace, ero in ritiro sul Trebbia, tra i pioppi, nelle golene. Purtroppo i livelli di acqua del fiume sono scesi, oggi è quasi un torrente, ma quando entra nel Po a Piacenza ha ancora una portata tale da renderlo navigabile fino a Cremona. In linea d’aria tra le due città c’è una quarantina di chilometri, ma sull’argine diventano molti di più. Li ho fatti in mountain bike. Ogni tanto vedevo passare la Caronte, motonave piacentina, o la Stradivari, cremonese».
Invece di stare in tivù per la gioia dei fan. Ultima apparizione, maggio 2009. Che è accaduto?«Ho fatto sei edizioni su otto di Che tempo che fa, poi ho abbandonato. Non avevo rivendicazioni di carattere economico, ma di spazio sì. A cinquant’anni, per principio, non posso fare il figurante. Mi mettevano nell’anteprima del programma, il che poteva anche andare, ma il tempo a disposizione ogni volta era risicato».
Non proprio un prime time.«Qualche puntata riusciva a passare dall’otto di share al nove. Prendevo un milione di spettatori e ne consegnavo un milione e cento alla pubblicità. Ma è chiaro che era con la fine dei Tg delle 20.30 che arrivava il grosso del pubblico. Ad ogni modo, lo sanno tutti, Che tempo che fa sta in piedi per la Littizzetto, che lo prende al 10 per cento di share e lo porta al 30. Poi loro fanno la media e dicono 20, ma la realtà è questa».
Avevi più spazio a inizio carriera.«A 27 anni a Fuori Orario, con Enrico Ghezzi e Linda Brunetta, avevo quarti d’ora interi. Quando c’era Guglielmi, all’epoca di Su la testa! di Paolo Rossi, Rai 3 era un’altra cosa. Ringrazio Ferrara che mi ha dato, tempo fa, una puntata completa di Otto e mezzo».
E così a Che tempo che fa hai fatto come Balotelli con Mourinho nella finale con il Barcellona. Hai fatto volare la maglia.
«Grazie del paragone. Ero giù di morale. Se sbagli, è giusto fare un po’ di panchina, ma se sei uno da gol, non farti giocare è sbagliato».
La ragione di questa marginalizzazione?«Non la so. Potrebbe essere una mia disorganicità con l’ambiente della comicità italiana. Ma per come sono messe le cose oggi, si tratterebbe comunque di una ragione politica. Quasi tutti i comici italiani sono di sinistra e la cosa che più gli preme è metterti il cappello il prima possibile, sapere che sei dei loro. Tanto valeva iscrivermi al PC trent’anni fa, adesso lavorerei di più. Qualcuno non è stato contento quando ho iniziato a scrivere sul Foglio».
Che Rai 3 sia storicamente di sinistra è risaputo.«Strano però che siano tutti miliardari. Passano il tempo in trasmissione a lanciare appelli a favore dell’ambiente, dell’uguaglianza e quant’altro, ma poi arrivano in studio con una 5000 di cilindrata - quando io ci arrivavo in metropolitana - e hanno la piscina privata con l’acqua riscaldata. Se gli dici che dovrebbero loro per primi modificare lo stile di vita in base alle loro idee, ti rispondono no, che poi si ferma l’economia. Mentono sapendo di mentire. E qualche volta ti censurano i particolari, perché non sopportano la minima discordanza con le loro idee».
Che tipo di censure?«Una volta, per Che tempo che fa, avevo scritto uno dei miei pezzi surreali, tipo io che invito Giovanna Melandri al McDonald’s per un caffè e lei sviene. In redazione mi chiedono: al posto della Melandri puoi mettere la Prestigiacomo? Eravamo a questi punti. Il problema è che poi, da Santoro alla Dandini, fanno tutti le vittime. Le vittime di chissà quale presunta dittatura berlusconiana. Ma a questo proposito te ne racconto un’altra».
Raccontiamola.«Agli inizi, quando lavoravo a Zelig, il cabaret era gestito da tutti quei comici che venivano da un certo ambiente milanese, la Statale e via così. Cameriere non in regola, Siae frequentemente non pagata: la prassi era questa. Da quando è arrivata Mediaset, contratti regolari per tutti e più legalità. In pratica, il contrario della vulgata alla Vito Mancuso che sfruculiava tempo fa le illegalità di Mondadori».

Insomma, vogliamo sapere: quando tornerà in scena Milani?«Le presentazioni dei miei libri spesso si trasformano in spettacoli che vengono ripresi dalle tivù locali, un bel bacino. Se invece intendi in scena come Grillo o Celentano, no, non sono così intelligente. Loro tengono in pugno il pubblico sostenendo che il pinguino reale va scomparendo perché fa troppo caldo. Io, invece, sono l’uomo qualunque. Se non fossi l’uomo qualunque, farei come Bersani: una bella class action contro tutti coloro che non la pensano come me....
E sono molti».

ntervista di Tommy Cappellini pubblicata sul Giornale.it il 5 agosto 2011
fonte Blog: questa è la sinistra Italiana

venerdì 5 agosto 2011

hahahaha! Toglietevi la curiosità di leggere cosa pensa la sinistra della stessa sinistra !!!!!

Grandi preparativi a Lampedusa per la visita di Bersani. Dopo il fattucchiere di Arcore, arriva lo smemorato di Reggio Emilia. La battaglia per il potere scende sull’isola siciliana che da mesi sta vivendo la sua odissea di sopravvivenza a seguito dell’ondata di sbarchi nordafricani. Prima i tunisini della cosiddetta primavera della sponda opposta del Mediterraneo; poi il flusso subsahariano dovuto al vergognoso attacco alla Libia con il patrocinio dell’Onu e di Napolitano; adesso tutti corrono al capezzale dell’isola invasa dagli immigrati smistati velocemente in varie regioni, comprese quelle padane anche se in misura minore. Il Paese soffoca di disperati che cercano di farsi passare tutti per rifugiati e perseguitati politici e così i centri di accoglienza si riempiono come pure le città, visto che sono tanti coloro che sfuggono alle maglie dei controlli. Una canzone di parecchi anni fa di Manfredi diceva: “Basta ‘a salute e un par de scarpe nove e poi girà tutto er monno…”. Ma non è più così perché l’umanità si evolve per raggiungere un livello di vita di qualità, con beni primari irrinunciabili quali casa e lavoro. Adesso vogliono farci tornare indietro a condividere con gli immigrati quella miseria e quelle condizioni di vita tanto “pe’ cantà”. No, non ci stiamo proprio. Il mondo sarà pure a colori ma la schiavitù resta solo schiavitù, buia e senza diritti. Certo Bersani come lo stesso Berlusconi e tutta la ciurma del Parlamento, nonché l’inquilino del Colle non hanno di queste preoccupazioni perché appartengono a quella categoria degli eletti che tra stipendi niente male, rimborsi elettorali ed appannaggi faraonici non fanno fatica ad arrivare… a fine anno, per giunta in auto blu. Poi c’è quel 20-30% di arricchiti e di cortigiani di centrodestra e di centrosinistra che se la spassa senza tanti patemi, guardandosi bene però dal fare le vacanze a Lampedusa; mentre il 70% naviga in brutte acque, rischiando sempre più il naufragio assieme agli immigrati. Ma veniamo alla visita di vera e propria speculazione politica che Bersani si appresta a fare sull’isola. Il segretario del Pd arriverà in mattinata, accompagnato dal segretario regionale del partito Lupo. E come pensa di convincere i lampedusani a cambiare cavallo? Dirà che i profughi e i clandestini sono una risorsa per l’isola e per il Paese? O se ne uscirà con una frase papalina che tutti siamo figli di dio? O pensa di ammaliarli con la promessa dell’acquisto di una villetta magari vicino a quella di Silvio? Berlusconi sarà pure il male assoluto però l’operato del suo governo in questa circostanza non può non essere apprezzato. Arrivano 2000 profughi e nel giro di 48 ore vengono smistati nelle varie regioni. Questa situazione va avanti da mesi con sbarchi quasi quotidiani che con le navi e i traghetti messi a disposizione trovano nel giro di poche ore una soluzione. E quindi Bersani o altri politici che ci vanno a fare? A dire che loro farebbero meglio di Silvio? Naturalmente questa situazione non ci piace affatto, perché è determinata da una grave ingerenza delle forze occidentali, compreso il nostro Paese, che hanno deciso di mettere il naso in una disputa tribale totalmente illegittima. E le responsabilità di questa scelta scellerata sono anche di Bersani e della sua corte compreso il compagno del Quirinale Napolitano che messo l’elmetto ha suonato la carica. E’ vergognoso che i politici si presentino sull’isola per meri fini speculativi. L’economia dei lampedusani si regge esclusivamente sul turismo e gli sbarchi di profughi e di clandestini non fanno altro che affossarla. E’ bello parlare di mondo a colori ma poi tutto si riduce al colore della moneta.        
Magari sul molo Bersani troverà pure il cantautore Baglioni di casa sull’isola però la canzone bisogna saperla raccontare. L’umanità verso i meno fortunati è una cosa ma la realtà dell’economia è un’altra. Gli immigrati senza soldi in tasca non interessano a nessuno, nemmeno al popolo lampedusano. La pantomima sul razzismo lasciamola sotto l’ombrellone di Bersani e di tutti gli altri idioti che parlano di mondo a colori ma poi pensano al profitto.



fonte: La Rinascita (quotidiano di sinistra nazionale) 4 Agosto 2011

Le Borse finiscono in rosso con WS Rumors: Usa verso downgrade S&P

Ancora una seduta negativa per le Borse europee che, dopo una giornata in altalena, hanno svoltato definitivamente in rossosulla scia di Wall Street. Maglia nera Francoforte (-2,78%). Pesante anche Londra (-2,71%). Ribassi contenutiParigi (-1,26%) che detiene il record di 10 sedute consecutive in negativoPiazza Affari (-0,62%). E' durato poco, così, l'effetto positivo innescato dal calo del tasso di disoccupazione Usa che, a luglio, è sceso a sorpresa al 9,1%. Un dato migliore alle attese degli analisti che l'avevano previsto stabile al 9,2%. L'economia statunitense, dunque, continua a dare messaggi contrastanti circa la forza della propria crescita.

Verso le 16 è iniziato a circolare sui mercati un rumor circa unimminente downgrade dell'agenzia S&P's del rating degli Stati Uniti. Voce che ha fatto svoltare in negativo gli indici Usa. A Milano, bene Telecom.









OBAMA HA FALLITO? YES HE CAN !

OBAMA HA FALLITO? YES HE CAN

L’euforia nel nostro Paese di un Democratico (il nostro Pd per intenderci)  per l’arrivo alla Casa Bianca di Obama è ancora ben viva. Mentre scrivo, la conclusione della saga sul tetto dell’indebitamento Usa non è ancora del tutto definita, anche se una soluzione di compromesso sembra raggiunta. Di fatto, il compromesso negoziato mette assieme il piano di tagli creando una commissione per definire entro novembre i tagli da mettere in atto . Se il compromesso non arrivava a compimento il Tesoro Americano doveva sospendere i propri pagamenti dando luogo a una crisi della finanza pubblica americana senza precedenti, trasmettendo onde telluriche che metterebbero in ulteriore pericolo la già barcollante ripresa economica mondiale e mettendo in luce una stupefacente mancanza di responsabilità e di leadership dell’auto-proclamata superpotenza mondiale.
Non riesco per sincera incompetenza a scendere nei dettagli delle differenti proposte presentate da repubblicani e democratici per permettere un aumento limitato del tetto d’indebitamento massimo accumulato dal settore pubblico ma al di là della soluzione che verrà trovata per superare l’impasse, essa non sarà comunque un toccasana per nessuno.
l’Occidente ha vissuto per decenni, dalla seconda guerra mondiale in poi, al di là delle proprie reali possibilità. L’America “liberale” e l’Europa “socialista” hanno accumulato indebitamenti enormi pensando di poterli alimentare grazie a tassi di crescita sempre verso l’alto (negli anni 80, gli economisti USA definivano 5% il tasso di crescita “naturale”) .
Illusione questa amplificata al momento della caduta del muro di Berlino.
Nel caso dell’Europa, il debito non è dovuto ad eccessivi tassi di consumo privato, ma alla generosità dei sistemi pubblici di welfare: anche se essi non sono uniformi e sono stati in parte rivisti, troppi europei si sono abituati a considerare un diritto lavorare sempre meno senza intaccare i propri standard di vita mediante l’appoggio di benefici pubblici, diretti o indiretti. Purtroppo, quell’epoca è finita, perché la concorrenza mondiale non lo permette più. Ci piaccia o no. Le classi medie sono quelle più colpite dalla crisi sia in Europa che in America, e per la prima volta dalla rivoluzione industriale, le aspettative delle prossime generazioni sono peggiori di quelle dei loro genitori.
Al di là dell’isteria americana e delle esagerazioni sulla crisi dell’Euro, il livello d’indebitamento non è il vero problema, che risiede invece nell’incapacità del ceto politico soprattutto di quello che guarda a sinistra che non ha mai avuto capacità gestionali (vedi esempi di Spagna e Grecia) e delle nostre società di capire il mondo nel quale stiamo vivendo. Contiamoli sulle dita di una mano: Spagna, Grecia, Slovenia, Malta e Cipro. Le politiche 2011 nell’Unione europea segnano un'ecatombe di governi; e sono tutti governi di centro sinistra. 
Tanto che, ormai, nell’Ue, le formazioni al potere non di centro-destra, e talora con pesanti accenti xenofobi e anti-Islam, sono una specie in via d'estinzione. E là dove sopravvivono, poi, come in Spagna e in Grecia, anche loro sull’orlo di un baratro, se si votasse oggi  rischierebbero di scomparire.  
In Italia da 10 anni la parola d’ordine della sinistra è abbattere Berlusconi, questo dimostra per l’ennesima volta, casomai ci fosse il bisogno, la miopia politica di sinistra che aveva fatto suo quello che era diventato un “CULT” dei modi di dire “,

YES HE CAN.








Raffaele


Usa, default per il Minnesota Cade una"stella" dell'american dream


Oltre 24mila dipendenti pubblici a casa, parchi pubblici chiusi e stop alla realizzazione di infrastrutture


 MILANO - The end. Shut down. Il Minnesota è fallito. Mentre l'Unione Europa s'interroga su come salvare la Grecia. Default controllato. Aiuti di Stato. La Bce che compra titoli tossici per finanziare le disastrate finanze elleniche, dall'altra sponda dell'Atlantico l'insolvenza di uno stato è già realtà. Ed è singolare che accada laddove - ipotizzano gli sherpa della Ue -sia partito l'attacco speculativo (a colpi di short selling) nei confronti delle traballanti economie Piigs.

LA CRONACA - Mentre Obama tratta senza sosta per evitare il default agli Stati Uniti il Minnesota è fallito. «Shut down» compare su i cartelli affissi in tutti gli uffici pubblici dello Stato. I 24mila dipendenti statali che da giorni bivaccano davanti alla sede del governo federale hanno un biglietto di sola andata per le loro case. Chiusi i parchi pubblici, bloccati i lavori di strade e altre infrastrutture. In cassa non ci sono soldi e il governatore, il democratico Mark Dayton, non ha potuto far altro che prendere atto della realtà. Certo, le immagine degli scatoloni dei dipendenti Lehman Brothers che abbandonavano il posto di lavoro, scomparso nell'arco di uno schiocco di dita, sono ben lungi dal replicarsi sotto un altro parallelo. Ma il Minnesota si sta rivelando l'esperimento prodromico del rischio che stanno correndo gli Stati Uniti. La gestione dei repubblicani, che guidano lo Stato da un ventennio, fatta di tagli alle tasse per i ricchi e tagli al welfare, è stata troppo dispendiosa, e quindi ha impoverito le finanze statali. Anche l'elezione del democratico Dayton, lo scorso anno, non ha sortito l'effetto sperato: la maggioranza che aveva nel parlamentino di Minneapolis non era sufficiente a far passare le leggi senza la collaborazione dell'opposizione. I repubblicani hanno preferito fare ostruzionismo e boicottare ogni proposito di risanamento. E ora Pawlenty, ex governatore repubblicano del Minnesota (tra i maggiori responsabili del fallimento) punta alla Casa Bianca nel 2012. Per riuscire a fare a Washington quello che non è stato capace di fare a Minneapolis?

fonte: Corriere della sera


Le sinistriadi


Il Superenalotto di Di Pietro
Oggi le Parti Sociali al completo dopo aver incontrato il Governo hanno incontrato anche le Opposizioni. Al termine di questo secondo incontro i Leaders dell’opposizione sono stati intervistati per una verifica del loro umore ed avere indicazioni circa i temi trattati. Così mentre cenavo col  TG in sottofondo, ho, mio malgrado, dovuto sorbirmi l’intervista a Di Pietro, che purtroppo il telecomando era troppo lontano dalla mia postazione e non mi andava di far scomodare i miei per farmelo passare. Ma è stata una fortuna che l’abbia ascoltata, perché il deputato molisano ha detto una cosa che ha gonfiato il mio cuore di gioia e di speranza. E non solo il mio, ritengo, ma anche quello di tutti gli italiani. Il portatore sano dell’IdV ha infatti confermato davanti a milioni di italiani di aver predisposto un corposo pacchetto di proposte, e per smentirmi sul fatto di cui l’ho sempre accusato, cioè di fare l’elenco della spesa senza dire mai dove prende i soldi, per massacrarmi davanti a tutti e distruggere la mia carriera politica prima ancora che possa cominciare, ha annunciato trionfante: “E ci sono trovati pure i soldi,- ha detto riferendosi evidentemente alla sottoscritta- vede tu (cioè io) stavolta che mi ci scrivi sopra? che in tre anni ho scovato 60 miliardi di lire…” Quanto? Scusi, mia madre s’è alzata, non ho capito bene…”Si, si” ha insistito l’arrugginito ex commissario di ferro, “60 miliardi di lire in tre anni, la contromanovra che ci ho buttato sul tavolo a tutti. Io, di Pietro…”. Ed è esattamente qui a questa conferma che m’è scoppiata dentro una grande felicità. Sessanta miliardi di lire sono poco più di 30 milioni di €. E’ questa la cifra con la quale, dalla sua camera sterilizzata di Malattie Infettive per la cura dell’IdV contratto nel carcere di S. Vittore, Di Pietro sanerà il Paese. Ma allora che ci vuole? Sono sicura che tutti gli italiani saranno d’accordo a rinunciare per una settimana al jackpot del superenalotto, per mettere la cifra a disposizione del condottiero molisano, consentendogli di risanare il Paese. E’ stato mio padre che, mentre zompettavo giuliva come la Vispa Teresa tutt’attorno alla cucina battendo le manine  e zoccolando rumorosamente sul pavimento di cotto senese, a ricondurmi alla realtà: “Ma che sta a ddì sto ‘mbriaco, e lire….E te smettila de zompettà, che c’è da piagne co questo, altro che..” Ora l’accaduto mi fa sorgere una serie di dubbi e di angosciose domande. Li metto in fila. Primo: a Natale che gli regaliamo un calendario osè della Rosy Bindi od un orologio con Calendario Perpetuo? Hai visto mai che si accorga che stiamo nel 2011. Secondo: da chi glielo facciamo dire che adesso ci sono gli euro e non più le lire? Ci vuole qualcuno che abbia tatto e sensibilità…chissà se no come la può prendere, poverino. Terzo: la manovra c’è già, l’ha fatta il Governo e costa meno di 60 mdi €, e meno pure di 50. Forse ci fermiamo a 45 mdi €. Per dirglielo, quello che gli spiega gli euro secondo me non basta: per quest’altra cosa ci vogliono infermieri possenti e sedativi da cavallo. Quarto: ma se la manovra ci costa 45, perché lui ci vuol spillare altri 15 mdi di €? Che gli abbiamo fatto? Quinto. No…, questo non lo dico, è meglio di no, se no mi arrestano…
La Ruota del Carro.
Poi, a seguire, hanno intervistato il sig.r Bersani.  Scusatemi, ma lo devo dire: a me Bersani è simpatico, che ci posso fare? Sono quasi sempre in disaccordo con lui su tutto, e son cose importanti, mica bazzecole, ma l’analcolico con lui ce lo prenderei volentieri, e se ci fosse l’occasione mi piacerebbe pure scambiarci due chiacchiere. Sarà per quel bel suo faccione da “emilianquasilombardo”, per i suoi modi còmpiti, la sua calma serafica, non lo so, ma a me infonde fiducia e sicurezza. Provate: chiudete gli occhi, sussurrate il suo nome,  lasciatevi andare e rilassatevi: Bersani…..Bersani…..ti dà serenità, tranquillità, un nome rassicurante…Ber Sani ….Ber Sani e Belli, …suona come un augurio, una apologia dell’ottimismo.  E’ bello liscio Bersani, non tutto butterato dall’IdV come Di Pietro. Ber Sani…: ma non vi pare lo slogan di una bevanda al ginseng, di quelle che si comprano in farmacia e che tolgono le rughe, ammazzano i radicali liberi - apposta Marco ed Emma non si vedono più in giro- e tonificano l’apparato intestinale? Allora, di chi parlavo? Ah, si, Bersani, dicevo, intervistato alla fine dell’incontro con le PS (attenti: Parti Sociali, non la Pubblica Sicurezza. Tedesco e Penati non c’erano) non ha parlato, ma ha fatto ascoltare la registrazione che si porta dietro sul cellulare, sempre la stessa in attesa di aggiornarla con quella della stagione autunno-inverno che gli sta redigendo Renzi e che presenteranno con un apposito defilé a Palazzo Pitti: “Non è questione…di misure. Occorre dare al Paese un segnale forte. Un segno di discontinuità politica. Non è questione di essere a favore o contro: se fossimo certi che con la nostra ruota quel carro potesse andare noi gliela la daremmo….” Ecco, vede sig.r Bersani (lo chiamo sig.r perché mi è simpatico. A dargli dell’On. oggi come oggi c’è il rischio che venga preso come un insulto…) siamo arrivati al punto ed il suo problema è proprio questo: la sua ruota non serve, e nessuno la vuole. Ha voglia lei di offrircela, se la tenga pure. Dai, su, se ne faccia una ragione e si consoli  pensando che sarò ben felice di accettare di prendere un aperitivo con lei. Analcolico, che a me piace ber sano…Buone cose, a presto.


Fini e Rutelli.

Che ne so? Boh, provate su RAI 3, a chi l’ha visti.

Sulla Strada di Damasco
La storia di Saulo penso che ve la ricordiate tutti. Nato a Tarso, pagano, mentre da Antiochia, l’attuale città turca di Antalya, galoppava verso Damasco in Siria, fu folgorato dalla luce del Signore, al che si convertì divenendo cristiano ed apostolo di Gesù.  Ora non so se al bello della politica italiana sia successo qualcosa del genere. Sta di fatto che io ho inteso con le mie orecchie il Paul Newman di Montecitorio affermare, non più di 2 o 3 giorni fa, che secondo lui “il Premier si sarebbe dovuto dimettere per consentire la formazione di un Governo di unità nazionale col PD, i centristi, la Lega e, bontà sua, col PdL”. Ora, io con l’adone dell’UdC - che non è “lo dici” in molisano, ma la sigla dell’Unione di Centro copiata ai tedeschi di Bavaria dal prof. Buttiglione- dicevo che col Pierferdinando io ho affinità ideologiche e culturali forti ed importanti valori in comune visto che entrambi siamo passati per la stessa scuola, la tanto vituperata C&L, anche se a molti anni di distanza. Quindi, con gli altri forse, ma di sicuro non con me può fare lo gnorri facendo finta di niente e dicendo bugie. Nell’intervista di fine incontro col Governo ha dichiarato senza remore: “ Ma quale crisi, il Governo deve restare in carica per fare subito le cose urgenti che vanno fatte per salvare il Paese”. Parole sante che condivido al 100 %. Saulo, per sottolineare la sua conversione, arrivò a cambiarsi il nome ed a farsi martirizzare a Roma, alle Tre Fontane, pur di non tradire la sua fede.  All’ex delfino di Forlani non chiediamo tanto, anche se un piccolo remake, non tanto del nome che pure sembra quello di un principe borbonico, quanto del cognome, che in un momento  così già pieno di confusione sarebbe auspicabile poter modificare dandogli una limatina, che so, Carini, Camini. Ma su questo non insistiamo, però sappia che da adesso in poi ci aspettiamo, pretendiamo, che sia coerente con quello che ha detto oggi e che si comporti di conseguenza. A questo  ci staremo attenti e non passeremmo sopra ad un suo tradimento. Detto questo, bentornato da noi. 


Di: Caelsius  fonte Blog "questa è la sinistra Italiana"

Buco sanità, Vendola aumenta le tasse Cento milioni rastrellati dal caro-Irpef


Vendola aumenta le tasse regionali e dice che è stato il governo

La manovra necessaria per coprire il deficit di bilancio. Rincaro dello 0,5%. Per i redditi più bassi è dello 0,3%. 

sindacati infuriati

Furbacchione di un Vendola! Che cosa si sarà inventato per giustificare i rincari e gli aumenti della benzina e dei ticket in Puglia? Non dirà mica che è colpa del governo! 
Invece sì, ha proprio fatto così. Sentendo in pericolo la sua popolarità e subodorando l'insoddisfazione dilagante dei pugliesi per una manovra regionale "lacrime e sangue" che non ha convinto e che ha avuto notevole risalto negli organi di informazione locali, il governatore della Puglia ha pensato alla contromossa. 
Ha fatto tappezzare l'intera regione di manifesti, neanche fossero pale eoliche, recitanti lo slogan "La destra tradisce il Sud" o, udite udite, "Tremonti affama la Puglia".
Proprio così. Al governo della regione c'è la sinistra e Vendola stesso è presidente? Non importa. Le tasse in Puglia le ha aumentate la destra.
Come avrà fatto? Semplice, è stato Tremonti. Lapalissiano.
Seguendo alla lettera il famoso adagio "La migliore difesa è l'attacco", il furbo Vendola, impossibilitato a difendersi, ha deciso di passare all'attacco. Attraverso i manifesti, per l'appunto. La Puglia è diventata talmente importante, da quando c'è Vendola, che il governo ha deciso di "affamarla" e "tradirla", per usare i termini citati sui manifesti.
Inutile dire che tagli, aumenti e rincari sono stati decisi dalla Giunta regionale, in una finanziaria che lo stesso Vendola ha definito "lascrime e sangue"
 
I pugliesi crederanno alle menzogne di Vendola e dei partiti che lo sostengono anche questa volta?


"Diventano più salate le tasse in Puglia. Da oggi, e a valere su tutto il periodo di imposta 2011, aumenta l’addizionale regionale sull’Irpef. La manovra fiscale serve a colmare la parte non coperta del disavanzo sanitario maturato nel 2010. Stamattina Nichi Vendola, in qualità di commissario ad acta e come comunicato ieri a Cgil Cisl e Uil, firmerà un apposito decreto perché sia pubblicato tempestivamente in Gazzetta ufficiale (entro il 31 maggio, a pena di altre severe sanzioni). Il provvedimento, grazie all’insistenza dei sindacati, sarà modulato e non farà gravare l’inasprimento fiscale su tutte le fasce di reddito. In particolare: l’aumento sarà dello 0,30% per i redditi fino a 28mila euro; sarà dello 0,50% sui redditi superiori. Considerata la base ordinaria dello 0,90 prevista dalle norme statali, in definitiva l’addizionale Irpef risulterà dell’1,20% per i redditi fino a 28mila e dell’1,40 per quelli superiori. Qualche esempio concreto. Chi ha un reddito da 15mila euro annui passa da un’addizionale di 135 a 180 euro. A 28mila euro si passa da 252 a 336. A 50mila euro da 450 a 644 euro annui.
I sindacati avrebbero voluto che le fasce di reddito più basse fossero integralmente esentate dall’aumento dell’addizionale. Non è stato possibile, come è stato spiegato da Vendola, dagli assessori Michele Pelillo (Bilancio), Tommaso Fiore (Salute) e Nicola Fratoianni (Programma) e dal dirigente Mario Aulenta. Aumentare l’Irpef solo sulle fasce più alte (per esempio superiori a 28mila euro) non avrebbe consentito di colmare la parte non coperta del disavanzo sanitario. Si tratta di una cifra pari a 93,6 milioni, cui si aggiungono 8,4 milioni a scopo prudenziale, per un totale di 102 milioni (il disavanzo complessivo è di 335,5 milioni). Tuttavia, il fatto di aver «modulato» l’inasprimento accoglie in parte i suggerimenti di parte sindacale. Finora, le Regioni che come la Puglia sono in Piano di rientro, sono state costrette ad aumentare l’Irpef in maniera indiscriminata e al massimo (ossia lo 0,50%, ma in qualche caso lo 0,65 per le situazioni più gravi).
La Puglia, dopo una trattativa intensa con il governo sull’applicazione delle norme, ha ottenuto una sorta di deroga e l’applicazione della modulazione per fasce. Inoltre, e questa è una novità rispetto al recente passato, l’addizionale regionale si pagherà in relazione agli scaglioni. Ossia: 1,20% per il reddito o la quota di reddito fino a 28mila e 1,40 solo per la parte eccedente quel tetto. Quando aumentò per il 2008 e 2009, il meccanismo fu differente: furono considerati esenti i contribuenti sotto i 28mila euro e quelli con guadagni superiori pagarono l’addizionale su tutto il reddito. Ultima annotazione: i lavoratori autonomi (o coloro che percepiscono redditi di impresa soggetti a Irpef) dovranno tener conto della nuova addizionale già in queste settimane, per gli acconti di imposta 2011. Per i dipendenti non ci sono problemi: il prelievo avverrà direttamente in busta paga, a partire dal primo gennaio 2012, visto che l’addizionale si paga con un anno di ritardo. La legge di assestamento correggerà il bilancio e le relative entrate.
 La stangata targata Nichi Vendola, ovvero quella legata all'aumento dell'addizionale Irpef, fa infuriare i sindacati. A partire dalla Cgil che è stufa di vedere umiliati i redditi dei lavoratori dipendenti. «Esprimiamo dissenso - afferma Giovanni Forte, segretario generale della Cgil Puglia - rispetto a un’operazione che assume i caratteri dell’iniquità, pur apprezzando lo sforzo di differenziare l’aumento per venire incontro alle fasce della popolazione più a basso reddito». La tassazione aggiuntiva serve, secondo la Regione, per coprire la parte di buco del settore sanitario, non previsto. Si tratta di un valore pari a 100 milioni. «Se è vero che per il 90% il gettito Irpef è alimentato da lavoratori dipendenti e pensionati - prosegue Forte - è allora solo una parte della popolazione ad essere chiamata a sostenere problemi di bilancio, le cui origini sono riferite ad una sin troppo evidente carenza previsionale. Si tratta di recuperare cento milioni di euro che non hanno una finalizzazione in termini di miglioramento di un servizio o di una prestazione e che non è giusto siano sostenuti anche dai cittadini a reddito basso».
LA CISL - Negativo anche il parere della Cisl. «Non possiamo lasciar passare, senza esprimere un forte dissenso, l’imposizione dell’addizionale Irpef dello 0,5% su pressoché la totalità dei cittadini pugliesi - attacca Giulio Colecchia, numero uno della Cisl regionale - come se non fosse noto a tutti che per alcuni la crisi ha davvero accentuato le condizioni di povertà. Siamo consapevoli dei "conti che non tornano" deficit sul quale più volte e da più anni, abbiamo chiesto interventi strutturali, e che oggi si allarga a macchia d’olio nonostante un piano di risanamento di lacrime e sangue».
LA UIL - «Sono sempre i soliti noti a pagare le scelte disastrose compiute nel settore della sanità - risponde infuriato Aldo Pugliese, numero uno regionale della Uil - e dopo i rincari dei carburanti e dei ticket ora c'a anche l'addizionale Irpef. Mi chiedo perché Vendola non prende i soldi necessari sottraendo l'investimento pubblico nel San Raffaele di Taranto? Perché noi dobbiamo pagare 60 milioni a don Verze?». Pugliese, inoltre, chiarisce che «la Regione ha a disposizione 31 milioni del bilancio autonomo e possono rastrellare altre risorse dal taglio delle spese improduttive».
Articoli tratti da:
Di Riccardo Ghezzi da questa è la sinistra Italiana
Francesco Strippoli da il Corriere del mezzogiorno


giovedì 4 agosto 2011

LA POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO BERLUSCONI

"Quella della Merkel è una politica economica seria, altro che la nostra!".
L'affermazione dell'on. Boccia (PD) al tg3 di mezzanotte del 30 giugno, in riferimento al recente decreto dell'esecutivo, è di quelle che non ammettono repliche.

La manovra economica del governo tedesco (che ammonta a 80 miliardi di euro) in ordine alla stabilizzazione dei conti e al contrasto della crisi, sembra sorprendentemente diventata la nuova stella polare del partito guidato da Bersani (evidentemente immemore dei tanti attacchi portati fino a ieri alla cancelliera democristiana), ed incentrato più che mai a polemizzare con il governo Berlusconi.

Ma davvero la politica economica fin qui realizzata dall'esecutivo italiano deve essere criticata ad alzo zero, se paragonata a quella della Germania e degli altri Paesi occidentali? 
L'opinione di chi scrive è radicalmente diversa da quella dell'opposizione italiana.

I motivi sono presto detti: se è vero che l'economia tedesca mostra i migliori segnali di ripresa tra tutte quelle del mondo occidentale (in particolare per l'aumento del P.I.L., dovuto essenzialmente al traino delle esportazioni), è altrettanto vero che i sacrifici imposti dalla Merkel sono stati pesantissimi, a partire dalla riduzione programmata del 25% agli stipendi del pubblico impiego, all'aumento dell'imposta indiretta al 25%, all'eliminazione della cassa integrazione.

Tagli incisivi ma laceranti, come si vede, che hanno determinato un crescente malcontento nella popolazione tedesca, che ormai da due anni infligge sconfitte impietose all'esecutivo della cancelliera.
Davvero il partito di Bersani vuole seguire questo esempio di "lacrime e sangue" per ripianare i conti e far crescere l'economia?
Davvero i "democratici" non si ricordano di aver propagandato, all'inizio della crisi, una ricetta esattamente opposta, e cioè quella keynesianadell'incremento della spesa pubblica, imputando al governo italiano di non allargare i cordoni della borsa?

Certo il nostro Paese non cresce come la Germania (il problema, però, non riguarda solo la situazione attuale, essendo vecchio di almeno vent'anni), ma la politica economica del governo Berlusconi, in questi tre anni di crisi mondiale, ha saputo brillantemente fronteggiare l'emergenza dei conti pubblici, da un lato senza l'impiego di iniezioni di spesa pubblica (come consigliato dall'opposizione), dall'altro estendendo la rete di protezione sociale, evitando tagli da "macelleria sociale".

Rispettando i vincoli di bilancio (il rapporto deficit-pil è stimato uno dei migliori al mondo, al 4% nel 2011, e addirittura prevedibilmente azzerato nel 2014; l'inflazione al 2.7%, in linea con la media europea), la linea prudente impressa dal ministro Tremonti è riuscita nell'impresa di ampliare la cassa integrazione, non solo mantenendo i benefici a favore dei lavoratori dell'industria ,ma estendendoli anche a quelli del commercio e dei servizi.

Sì è inoltre lavorato con successo (d'intesa con i sindacati più responsabili, vale a dire Cisl, Uil, Ugl) per far rimanere in Italia il più grande gruppo automobilistico, che investirà miliardi per le nuove produzioni (pur in cambio di norme più rigide nell'organizzazione del lavoro); si è salvata dal fallimento la compagnia aerea nazionale.

Queste misure hanno contribuito ad abbassare il tasso di disoccupazione, che ora si attesta all'8,1%, a fronte di una media dei Paesi euro al 9.9% (con punte del 21.5% in Spagna).
I provvedimenti del governo Berlusconi, in sostanza, sono riusciti a conciliare il rispetto dei conti pubblici e il mantenimento della pace sociale, laddove molti altri Paesi non sono riusciti nell'intento, sbilanciandosi ora in un senso, ora nell'altro.

I meriti dell'esecutivo italiano non si fermano qui: è stata abolita l'Ici sulla prima casa, si è tenuta a bada la dinamica pensionisticaprotetto il risparmioridotto l'assenteismo pubblicocostruito a tempo di record le case per 18 mila aquilaniabbattuto i vincoli ideologici che bloccavano grandi opere pubbliche.

Si è realizzata la migliore riforma della scuola e dell'università dal dopoguerra
Certo si può fare di più e di meglio, a partire dal taglio dei costi della politica, che sconta emolumenti elevati e 4 livelli di governo (Stato, Regioni, Province, Comuni): troppi per qualsiasi Paese.
Ma la strada percorsa fin qui non mi pare affatto disprezzabile.

Vincenzo Merlo ITALIA-POLITICA.IT

mercoledì 3 agosto 2011

L’elegante discorso di Di Pietro ieri alla Camera


Pregiudicato illusionista, successore di Nerone, amico della cricca, compratore di consenso di alleati e oppositori, maestro della massoneria, piduista, precursore della corruzione e della collusione, inventore di una nuova forma di corruzione, stupratore della democrazia, alla testa della piovra politica, dovrebbe arrestarsi da solo, fa politica per sfuggire ai misfatti che ha commesso, manipola l’informazione in maniera mafiosa, ha pagato tangenti a politici e magistrati.
Ecco un piccolo riassunto dell’intervento elegante, pacato, rispettoso, civile e democratico  del trebbiatore Di Pietro ieri alla Camera.

 ……………………INTANTO SBAGLIO O IL FIGLIO DI DI PIETRO E’ STATO INDAGATO E LUI E’ ANDATO DAI GIUDICI PER SISTEMARE TUTTO? DOMANDA: QUANTO PRENDE IN POLITICA IL FIGLIO DEL SIG. DI PIETRO AL MESE?  15/20000.00 MILA EURO AL MESE. 
A seguire qualche interessante articolo dell'immacolato Di Pietro !!!!!! Che schifo !!!


http://ilpensieroverde.blogspot.com/2011/07/toto-dipietro-limmobiliarista-2parte.html

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/arresti-napoli-3/figlio-di-pietro-indagato/figlio-di-pietro-indagato.html

http://www.ilgiornale.it/interni/di_pietro_si_mosse_figlio_guai/23-12-2008/articolo-id=316437-page=0-comments=1

Fusione fredda/ Nasa: Dennis Bushnell ammette che l’E-Cat di Andrea Rossi funziona


Dennis Bushnell scienziato capo della Nasa, ammette che l’invenzione di Andrea Rossi effettivamente funziona, ma corregge il termine fino ad ora utilizzato per designare ilprocesso di funzionamento, non sarebbe fusione fredda, ma una reazione nucleare a bassaenergia (LERN), le cui basi teoriche furono gettate più di 20 anni fa da due scienziati americani Widom e Larson. La reazione probabilmente, è una reazione di decadimento beta a bassa energia – sostiene lo scienziato. Lo stesso Dennis Bushnell oltre ad essere scienziato capo al “NASA Langley Research Center” in Hampton, Virginia, è esso stesso un inventore ed autore ed e’ stato consulente per numerosi progetti militari, alcuni di questi includono il DOD, l’USA Air Force, il DARPA, e l’NRC. Le reazioni a bassa energia o LERN sono molto promettenti come energie alternative, infatti sono in cima alla lista di tecnologie emergenti assieme a pannelli solari super-efficienti, sorgenti geo-termiche, turbine eoliche ad alta quota e supercondensatori. ”La più interessante fra tutte è proprio questa” – dichiara – durante una intervista tenutasi qualche giorno fa via “Ev WorldPodCast”. Bushnell dichiara che la tecnologia LERN potrebbe risolvere potenzialmente tutti i problemi attuali legati alla produzione e distribuzione dienergia, di smaltimento e di inquinamento.”Probabilmente se venisse utilizzato suscala mondiale, non ci sarebbero bisogno di altre fonti alternative, perché la nostra società potrebbe benissimo alimentarsi solamente tramite questo tipo di reattori”. Una dichiarazione di questo tipo fatta da una persona dotata di tale credibilità è una ventata di aria nuova in un settore che ogni giorno deve sopperire al fabbisogno di una società tecnologica in continua crescita, richiedendo quantitativi di energie sempre più elevati. Probabilmente le dichiarazioni di Bushnell, spingeranno molti altri ricercatori ad avventurarsi nel nuovo campo di ricerca che si sta aprendo, portando a nuovi sviluppi e rendendo i costi sempre più accessibili anche per i piccoli compratori.
Durante l’intervista, Bushnell ha specificatamente menzionato l’ E-Cat di Andrea Rossi ed e’ sembrato elettrizzato al solo parlarne, giorni fa ha ricevuto i dati riguardanti la produzione di energia sotto forma di calore generata dal piccolo reattore di 50 centimetri cubici ed e’ rimasto sbalordito. “Credo che siamo sul punto di capire cosa stia succedendo dentro il reattore” – ha dichiarato – ”penso che le cose adesso accadranno molto rapidamente è una tecnologia che cambierà le carte in tavola, risolvendo i problemi geo-economici, geo-politici e di riscaldamento globale”. Nonostante le sue affermazioni positive sul LERN, egli stesso ammette che le reazioni di fusione a bassa temperatura non possano essere realizzabili facilmente se non addirittura siano del tutto impossibili. ”Gli esperimenti effettuati negli ultimi 20 anni, producono energia basandosi sul processo “Widom-Larsen”, non c’e’ nessuna fusione a freddo, probabilmente è un decadimento beta (emissioni di elettroni). La fusione è il processo per cui 2 atomi collidono, o si fondono assieme formando un nuovo elemento, il problema è che ci vuole molta energia per superare la barriera di Coloumb (repulsione elettrostatica fra 2 particelle cariche). La stella la centro del nostro sistema chiamata sole,produce energia sfruttando milioni di gradi di calore, con abbastanza calore, gli atomi si scontrano fra di loro e si fondono rilasciando enormi quantità di energia. Questo è il processo che si chiama fusione calda o a caldo.
La fusione fredda , invece, è un processo in cui gli atomi si fondono a temperature molto più basse, invece di milioni di gradi, ne basterebbero qualche centinaio. In qualche modo, nel reattore di Andrea Rossi, la barriera di Coulomb è per così dire abbassata e “perforata”, ci sono molte teorie a riguardo sul perché la barriera di Coulomb si indebolisca e possa avviare il processo di fusione. Queste teorie hanno un filo conduttore comune , molte di queste suppongono che un protone di idrogeno possa essere reso elettrostaticamente neutro da un elettrone. In altre teorie gli atomi di idrogeno sono compressi a tal punto da non essere più atomi e diventare “neutroni virtuali”. In altre parole, questi tipi “speciali” di atomi non risentirebbero della barriera elettrostatica, in questo modo possono fondersi più facilmente e generare calore, quello che avviene è una vera e propria trasmutazione metallica a bassa energia. Il motivo per cui alcuni scienziati come Bushnell e i simpatizzanti della teoria di Widom-Larsen vorrebbero abolire il termine “fusione fredda” è per evitare scomode eredità dovute al ricordo dell’ esperimento parzialmente riuscito e poco riproducibile di Fleschman e Pond risalente a più di 20 anni fa, chiamare questo nuovo fenomeno con un altro nome, potrebbe eliminare lo stigma che la fusione fredda si porta dietro da troppo tempo. Un nome alternativo proposto sarebbe “Trappola per neutroni “ o “reattore Lern”. “La gente potrebbe arrabbiarsi se sapesse che la fusione fredda poteva essere impiegata allora, meglio darle un altro nome”, sostiene Bushnell. La fusione fredda diventa realtà alla fine, quando fino a poco tempo fa era considerata fantascienza da B Movie. Pochi giorni fà Herald Patterson (un contribuente di PesWiki) ha posto una serie di domande sul blog dello stesso Andrea Rossi “Andrea Rossi’s Journal of Nuclear Physics”, alcune di queste vengono riportate di seguito.
HP: Caro Signor Rossi, grazie per avermi concesso il suo tempo ed aver confutato 2 leggende metropolitane che stanno circolando su Internet da un pò di tempo, ce ne sono altre alle quali vorrei che Lei desse una risposta definitiva.
AR:Grazie per le sue domande ho risposto qui di seguito
HP: Oltre al catalizzatore, idrogeno sotto pressione, e lo speciale trattamento del nickel, il calore generato dalla resistenza, ci sono altri elementi che catalizzano la reazione? C’è una sorgente di radiazione hf (segnale ad alta frequenza) ?
AR: Flash Gordon! Sul serio, cosa accade nel reattore è influenzato solo da quello che c’è dentro, al di fuori non c’è niente
HP: Nessuna emissione gamma è stata rilevata?
AR: Non so chi le ha detto questo ma ne abbiamo rilevate
HP: Il nickel non è trasmutato in rame?
AR: L’analisi delle polveri invece dice che ci sono tracce di trasmutazione
HP:Qualcuno pensa che Lei non supporti più l’idea della fusione e che invece Lei usi il termine LERN per questo motivo.
AR: Sbagliato, Lei si riferisce a Bushnell, io continuo a credere che sia fusione fredda
HP: Altri pensano che il reattore funzioni tramite la teoria “Widom Larsen”.
AR: Il decadimento beta non ha nessuna attinenza con il mio processo, la teoria Widom Larsen non spiega il fenomeno che avviene dentro il reattore
Grazie per il suo tempo e per avere risposto alle nostre domande, aspetto con ansia Ottobre!
AR: Anche io amico mio!
L’intervista è stata tenuta da Herald Patterson