Luigi De Magistris, il “nuovo che avanza” di Napoli, non è l’unico sindaco a non sentire la crisi (vedere articolo pubblicato oggi su Qelsi). Torna nel mirino di Qelsi un altro primo cittadino campano, Vincenzo De Luca, eletto a Salerno alle recenti elezioni di maggio con una riconferma plebiscitaria, 74,42%.Sarà perché è già il suo quarto mandato, ma il buon De Luca sembra essersi montato un po’ troppo la testa. Dopo aver fatto infuriare i Comitati Acqua Bene Comune, come potete leggere inquesto articolo di Qelsi pubblicato lo scorso 20 ottobre, il sindaco in quota Pd ha deciso che la sua Salerno debba avere un nuovo logo per la promozione di eventi, prodotti e immagini della città a livello internazionale. Un vero e proprio simbolo istituzionale per cui De Luca non ha voluto badare a spese: 200.000 euro tra ridefinizione del logo istituzionale e nuovo «lettering» per la toponomastica, tutto a spese dei contribuenti in tempi di crisi e di tagli.Un costo elevato, motivato dal fatto che il sindaco di Salerno ha voluto avvalersi della collaborazione e consulenza di un “guru del design”, l’italo-newyorkese Massimo Vignelli, ideatore del logo.Il problema però non sono solo i tanti soldi spesi per un’operazione ambiziosa, un po’ fanatica e di interesse collettivo assai dubbio e relativo. Peggio: quei soldi forse sono stati buttati via, perché quel logo non piace a nessuno.Non piace ai salernitani, che hanno preso d’assalto internet per criticarlo. E non è gradito neppure dagli esperti di design, dagli altri “guru” per intenderci.Le perplessità sono più che legittime. C’è chi dice che il nuovo logo sia stato copiato da quello del Napoli, fomentando oltretutto la rivalità calcistica tra le due tifoserie (certo per un salernitano non è bello che la sua città abbia un logo simile a quello partenopeo), chi addirittura lo associa al simbolo del Sapri Calcio. E in entrambi i casi i paragoni non sono per niente arditi.Chi vuole infierire e confronta il nuovo logo di Salerno con quello di Roma. Qui, purtroppo per Salerno, non c’è partita.Vi proponiamo un confronto anche noi:
In questa prima foto, a sinistra è raffigurato il nuovo logo “ambizioso” di Salerno, a destra quello di Napoli.
Qui, a sinistra Salerno e a destra il Sapri Calcio. Una somiglianza presa di mira persino dalla satira: “Trova le differenze”.
Infine, il nuovo logo di Roma capitale, voluto da Alemanno. Non c’è paragone. Ed è pure costato solo 40.000 euro, a differenza dei 200.000 di Salerno.
Vale la pena riportare alcune considerazioni di un esperto in materia intervistato dal Corsera, che ha preferito mantenere l’anonimato:
Se doveva richiamare elementi paesaggistici, la storia e lo sviluppo urbanistico della città, il logo disegnato da Vignelli non risponde nell’immediato ai criteri stabiliti. Non ci sono riferimenti storici alla città. È stato utilizzato il colore ufficiale della città, che è il giallo, con il blu di sfondo, ma si è dimenticato il rosso. Si potrebbe obiettare che il giallo è una cromia del rosso, però non è lo stesso.
Il font utilizzato, che contiene le cosiddette “grazie”, fuori dal gergo tecnico le decorazioni alle due estremità della lettera, ha una connotazione che rimanda al passato e cozza con la prospettiva turistica di un invito declinato al futuro. Il logo guarda al futuro solo nell’uso del colore blu, cui in grafica si attribuisce il valore di “moderno” e richiama il mare. Ma inserire il blocco grafico in un cerchio, mi rimanda immediatamente a quel logo… quello del NApoli. Le somiglianze stanno nell’utilizzo delle grazie nel “font”, “S” o “N”, la scelta di identificare il marchio con una sola lettera, la forma geometrica circolare e la scelta del blu predominante che non caratterizza Salerno se non per il mare. E la tecnica del “gradient”, la sfumatura” del colore
E su Roma:
Un esempio di logo riuscito è Roma. La giunta Alemanno nel 2010 bandì un concorso per la scelta del nuovo logo e il progetto vincitore non ha punti deboli, è impeccabile. Mette in risalto innanzitutto i colori istituzionali, giallo e rosso, poi una colonna simbolo di storia e presenza monumentale, con la lupa capitolina posizionata in alto come segno dominante. Non solo, anche il tipo di scrittura impiega un carattere disegnato ex novo a mano con la scritta “Roma” ben integrata nel blocco grafico dove la “M” rappresenta anche le gambe della colonna
Insomma, caro sindaco Vincenzo De Luca: 200.000 euro per un logo della città, in tempi di crisi, sono già di per sé uno spreco. Ma spesi per un logo brutto e persino copiato, sono proprio una fregatura.
L’unico contento sarà il buon Massimo Vignelli, oltre al sindaco stesso che ha definito “Un capolavoro” il nuovo simbolo.
De gustibus…
fonte blog: questaèlasinistraitaliana