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venerdì 20 maggio 2011

Libertà di parola e di comunicazione: in Italia c’è ! di Marco Chierici -



guardando l'ultima puntata di Anno Zero sulla televisione di Stato, ho provato vergognaquando il conduttore Santoro Michele, rivolgendosi a Mr. Al Gore (Premio Nobel, premio Oscar, ex vice presidente degli USA) ha detto che in Italia abbiamo noti problemi con la libertà di comunicazione. Santoro e i suoi compagni di merende insistono nel sostenere questa tesi assolutamente falsa e ipocrita. Si cerca di far passare, perfino con personaggi del calibro di Gore, un messaggio preoccupante, cioè che nel nostro Paese vi sia una sorta di dittatura mediatica. Professionisti della carta stampata e della tv, non dovrebbero mostrare unadisonestà intellettuale così evidente e piagnucolona. Non è vero nulla. Qualsiasi comico, qualsiasi giornalista, qualsiasi cittadino (compreso il sottoscritto che ha all'attivo centinaia e centinaia di opinioni pubblicate ovunque senza filtri, su giornali, sul web e su libri), qualsiasi italiano, dicevo, ha l'assoluta libertà di dire e scrivere ciò che vuole.Abbiamo i grillini che mandano quotidianamente affanculo chiunque; abbiamo il Santoro, Lilli Gruber, Zucconi in collegamento dall'America, la Dandini, i comici di Zelig e di Striscia (sottolineo di Mediaset), Fazio e la Littizzettola Berlinguer, Ballarò con Floris e Crozza, Luca Telese e la Costamagna, Ilaria D'Amico, la Bignardi, Gad Lerner, Moretti...vi basta? Aggiungete i vari Camilleri, Celentano, Venditti, Vecchioni, i cantanti e gli attori che fanno i comunisti con i loro milioni in banca. Con quale becco di ferro possono dire che in Italia c'è una censura?
E' semplicemente ridicolo, penoso, pietoso, inutile, grottesco, stupido e meschino.

Marco Chierici


giovedì 19 maggio 2011

Parlano di Berlusconi, ma sono sinistra e Fini ad essere ko - di Andrea Di Bella

Cosa pensavate, che Berlusconi vincesse al primo turno in tutte le città e le province dove il centrodestra ha presentato il proprio candidato? Che Milano fosse assegnata d’ufficio al Cavaliere a seggi ancora chiusi, o che Bologna andasse sul serio al centrodestra? Pensavate che il Caso Ruby, Patrizia D’Addario e l’assalto delle toghe non avrebbero indebolito il premier e il Popolo della Libertà? La maggioranza, con la coalizione di governo, ha già fatto un grande miracolo sopravvivendo con grande dignità a tutte le tornate elettorali di medio termine dal 2008 ad oggi, Regionali in ultimo. Un presidente del Consiglio sopravvissuto anche all’attentato istituzionale delle opposizioni, coalizzate insieme ai fuoriusciti dal Pdl tentando un ribaltone in piena regola lo scorso 14 dicembre. Berlusconi ha vinto anche allora, ma il primo impatto elettorale in ordine di tempo - e sono queste amministrative - non poteva andare diversamente.

La sinistra, ovviamente, esulta per quelle che definisce già delle “vittorie”, anche se Milano e Napoli andranno al ballottaggio riservando sorprese oltre ogni considerevole dubbio. Minimizzando, com’era ovvio che fosse, il completo disastro campano del Pd e l’appecorinamento totale di Pierluigi Bersani a Nichi Vendola, con la cessione della sindacatura del centrosinistra a Giuliano Pisapia nella Milano berlusconiana per effetto di quelle maledette primarie che tanto il Pd ha osannato come bandiera democratica, e che adesso risultano perfino fastidiose tanto da ipotizzare la loro abolizione in tempi brevi. Ed è adesso che la partita si fa interessante, perché i numeri non hanno tema di smentita. I numeri infatti, confermano a Milano un Pd a quota 28,65% (il Pdl è al 28,76%), un risultato sensazionale oltre ogni dubbio. Se non fosse che il partito di Vendola si ferma ad un discreto 4,71%, segno del fatto che Pisapia potrebbe non avere uno strabiliante seguito quando i milanesi saranno chiamati nuovamente alle urne tra quindici giorni; e che il pieno appoggio della coalizione e del Pd, in un ballottaggio dove contano gli uomini e meno i partiti, potrebbe impoverirsi. I democratici potrebbero non spingere tanto forte da fare il miracolo rosso nell’azzurra capitale del berlusconismo; che tale rimarrà anche vincesse il comunista Pisapia sulla signora Moratti, quale che sia il risultato. Un risultato, quello milanese, che dovrebbe far riflettere soprattutto i detrattori della signora sindaco: chi ha votato il terzopolista Palmeri, si asterrà o tornerà a votare per la casa madre, quindi il centrodestra? Una notte di Milano rossa, farà risvegliare i milanesi tanto da realizzare il sorpasso azzurro?

A Napoli il discorso è diverso. Mentre a Milano la partita è completamente aperta - diversamente da quel che lasciano intendere i talk show Rai che sperano parecchi comuni vadano alla sinistra – il capoluogo campano è tutto un divenire di novità. Altro sgambetto a sinistra, innanzitutto, quello di De Magistris al Pd. Quanti tra chi leggono avrebbero scommesso un solo euro su un ballottaggio strappato al centrodestra non da un democratico, ma dal socio di Tonino Di Pietro? Quanti avrebbero dato all’ex magistrato (De Magistris) il 27,37? E quanti si aspettavano che il centrosinistra si sarebbe fermato al 19,62? Sorpresa, invece, da Beppe Grillo e dal suo Movimento 5 Stelle. Un risultato sorprendente oltre ogni aspettativa, e che dovrebbe impaurire non certo il centrodestra ma Idv e Pd, forze politiche che insieme a parte di elettori finora astenuti caratterizzano l’elettorato di questa nuova compagine reazionaria quale è quella del comico-politico.

Gianfranco Fini poi, ne esce sconfitto su tutti i fronti. In nessuna delle città dove ha corso in coalizione con il cosiddetto finto Terzo Polo è riuscito a strappare un minimo 4% fermandosi ad un misero 3,31% a Napoli, città di Italo Bocchino, per scendere giù fino allo 0,34% di Catanzaro o allo 0,84 di Reggio Calabria. Un Terzo Polo sconquassato e diviso già da questa tornata amministrativa, dove l’Udc ha corso anche con il centrodestra in alcune città, il Fli con il centrosinistra in altre e l’Api addirittura in coalizione con il centrosinistra.

Più che un disastro per il centrodestra, che ha comunque commesso degli errori imperdonabili – quelli di Berlusconi in testa – la sinistra lavi i suoi panni, guardi in casa sua e rifaccia i calcoli. Stiamo attenti, la vittoria si canta solo alla fine dei tempi supplementari. E adesso, per alcune delle grandi città ancora in gioco, come Milano e Napoli, siamo solo alla fine del primo tempo.

"Difendiamo lo stato sociale e diciamo basta al multiculturalismo"

All'interno della nostra inchiesta sulle "nuove destre" in Europa, e sulla scia della Lettura annuale 2011 della fondazione Magna Carta tenuta da Geert Wilders, abbiamo intervistato il giovane leader dei "Democratici Svedesi", Jimmie Åkesson. A capo di un partito in crescita e dalla forte impronta nazionalista (i critici lo bollano come "estrema destra"), Åkesson ci spiega come stanno cambiando le destre nel nordeuropa, puntando essenzialmente su due parole d'ordine: la fine del multiculturalismo e una difesa incondizionata dello stato sociale dalla 'minaccia' degli immigrati. 
Alle elezioni del settembre scorso, i Democratici Svedesi hanno ottenuto 20 seggi in Parlamento. È stato un risultato storico. Il difficile forse comincia adesso. Quali sono i vostri obiettivi a breve termine?
Sì, in un certo senso è incominciata la parte più difficile e gli ultimi sette mesi potrebbe essere definiti stimolanti ed educativi. Il nostro obiettivo a breve termine in Parlamento è portare avanti il delicato equilibrio tra il cercare di avere la più grande influenza politica possibile e agire in modo responsabile per evitare di mettere in difficoltà il governo di minoranza attualmente in carica.
Politicamente oggi i Democratici Svedesi rappresentano un’alternativa tra il blocco di sinistra e l’Alleanza per la Svezia. In futuro potreste pensare ad allearvi con le destre o le posizioni divergenti soprattutto in fatto di immigrazione rischiano di impedirvi di trovare un punto d’equilibrio?
È molto difficile dire qualcosa su quello che accadrà in futuro poiché dipende quasi esclusivamente dagli altri partiti. I Democratici Svedesi sono sempre stati aperti ad alleanze con tutte le altre formazioni, anche se una collaborazione è più probabile con l’Alleanza per la Svezia piuttosto che con i partiti di sinistra, a causa dell’atteggiamento di chiusura che hanno nei nostri confronti.
La campagna elettorale dei Democratici Svedesi è stata incentrata sulla lotta all’immigrazione e al multiculturalismo. Lei pensa che gli immigrati rappresentino una minaccia per la società svedese? E perché?
Gli immigrati sono individui e noi non consideriamo gli individui una minaccia. La nostra critica è rivolta al multiculturalismo e alla politica dell’immigrazione di massa che hanno gli altri partiti. Pensiamo che lo stato sociale costruito durante gran parte del secolo scorso è qualcosa di cui essere fieri e su cui si deve puntare anche per il futuro. Noi crediamo che una società di questo tipo, basata su valori comuni e su un sentimento di solidarietà al suo interno, non possa essere creata, né difesa, senza una certa dose di identità collettiva e culturale tra i cittadini.
Se le cose non cambiano, come crede che sarà la Svezia tra 20 anni?
Se non fermiamo l’immigrazione di massa, credo che la Svezia sarà ovviamente molto diversa tra 20 anni. Per fare un esempio non credo che saremo in grado di avere una sanità pubblica o scuole dalla qualità accettabile.
E come vorreste la Svezia tra 20 anni?
Se dipendesse da noi, la Svezia in 20 anni sarebbe di nuovo una società di cui essere fieri. Una nazione dove nessuno è lasciato indietro e alla quale ognuno è orgoglioso di contribuire. Una società di individui liberi costruita su una solida base di valori occidentali e svedesi.
Dopo il vostro successo elettorale, molta gente è scesa in piazza per dichiarare che la Svezia non è xenofoba. Cosa risponde a coloro che ritengono il suo un partito xenofobo?
Quando la gente si trova a corto di argomenti tende a ricorrere agli insulti, purtroppo. Mi dispiace davvero per coloro che non riescono ad accettare che altre persone possano avere diversi punti di vista.
I democratici svedesi criticano anche la presenza della Svezia nell’Unione europea. Cosa c’è che non va a Bruxelles e che vantaggi avrebbe la Svezia nello sganciarsi dalla comunità?
Noi crediamo in stati europei liberi e indipendenti, perciò siamo contrari all’aspetto federalista dell’Unione europea che allontana il potere dai cittadini. Vogliamo che la Svezia si ritiri dall’Unione e stringa rapporti bilaterali sul libero mercato e su altri temi all’interno dell’Europa, proprio come fanno oggi Norvegia e Svizzera.
Democratici svedesi a Stoccolma. Veri Finlandesi a Helsinki. Partito popolare Danese a Copenhagen. Partito del Progresso a Oslo: come interpreta questa crescita dei partiti di destra? Che sta succedendo in Scandinavia e più in generale in Europa?
Credo che la tendenza politica a cui assistiamo nel Nord Europa sia il naturale sviluppo del grande fallimento del multiculturalismo. Il resto d’Europa ha già sperimentato questo percorso 5, 10 o 15 anni fa. Le nostre prese di posizione contro l’immigrazione di massa e contro il multiculturalismo possono essere ritenute controverse nel Nord Europa, ma sono molto più accettate nell’Europa centrale e meridionale.

CONTRAFFAZIONE: RAINIERI (LEGA), PIAGA SOCIALE CHE VOGLIAMO ESTIRPARE

“Ancora una volta agli uomini delle forze dell’ordine e, in modo speciale  alla Guardia di Finanza, schierata in prima linea contro la pirateria e la contraffazione industriale, va il mio più sentito ringraziamento”.
Così Fabio Rainieri, parlamentare parmigiano della Lega Nord e capogruppo del Carroccio nella commissione contro la Contraffazione della Camera dei deputati interviene a seguito del sequestro delle Fiamme Gialle che hanno sgominato una vera e propria struttura industriale clandestina, con due fabbriche dotate di sofisticati e costosi macchinari per la produzione delle suole con marchio contraffatto e due opifici per il confezionamento delle scarpe. Oltre quaranta i responsabili, a vario livello coinvolti nell'intera filiera del falso, che sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per i reati di contraffazione e ricettazione.
“ Quella del falso – sottolinea Rainieri – è una piaga sociale che vogliamo estirpare. Un malcostume che vede una doppia vittima: l’ignaro compratore che è convinto di acquistare un prodotto di qualità (forse a prezzo scontato) e che invece porta a casa vere e proprie ‘sole’, e gli imprenditori, costretti a combattere imitazioni che nulla hanno a che vedere con il prodotto originale. Senza contare – ha aggiunto -,  il danno di immagine. Prodotti scadenti come quelli contraffatti spesso si rompono velocemente e presentano difetti facendo credere ai consumatori che il marchio non valga la spesa. Ma non è così. Per questo, come Commissione, continuiamo a lavorare convinti che insieme alle forze dell’ordine e a tutti gli anelli della filiera riusciremo a mettere la parola fine a questo commercio che spesso, a causa del mancato rispetto delle normative sulla sicurezza, rischia di essere dannoso non solo per  chi vi lavora, ma anche per chi compra prodotti che non rispettano le più elementari norme di sicurezza”.

 Ufficio stampa on Rainieri

'Spero solo che questo disastro, umanamente prevedibile, consigli gli esponenti di quella fascia di contestatori seguaci di Fini a ravvedersi'

Da  questo flop un po’ amaro del centrodestra c’è lo spazio enormemente appagante che riguarda il ricordo della faccia di Italo Bocchino che sghignazza dietro a quel buzzurro, sempre col cappello in testa, di Pennacchi che, sparando - da perfetto uomo di cultura - parolacce, battute, cretinerie varie, ha fatto sbellicare quegli 800 cittadini che gli hanno dato il voto che, come penso, possono averlo fatto solo per essere dissacranti contro le autorità, come si fece a suo tempo, votando Cicciolina…
Solo Bocchino, spedito a Latina in tutta fretta, poteva  accettare di affidare un’impostazione politico-culturale farsesca al posto del proprio leader, degno “camerata-compagno” Fini (che non si poteva  esporre, in quanto Super Partes) affidando programmi seri per la gestione di una città a quella macchietta da venditore di piazza di cianfrusaglie, come Pennacchi che proponeva una sorte di contaminatio Fascio Comunista con lo slogan: “Pennacchi per Latina” sponsorizzato nientepopòdimeno che da chi vede lontano: da “Futuro e Libertà” che ha preso 500 voti come partito, pari a quasi l'1%! Se mi fossi presentato io, tra parenti ed amici, ne avrei fatto sicuramente il doppio!
Diciamo anche che, tutto sommato, quel poveraccio di Bocchino mi ha fatto pena, in quanto, preso per i fondelli da tutti e, soprattutto, dal suo capo che, quando c’è  da fare una classica figura di merda, manda avanti lui… Nel Duo De Rege mi ricorda il comico che veniva apostrofato: Vieni avanti cretino!
Spero solo che questo disastro, umanamente prevedibile, consigli gli esponenti di quella fascia di contestatori seguaci di Fini a ravvedersi, tornando sulla terra delle cose reali e terrene. 


Roberto Pepe - Italia chiama Italia

martedì 17 maggio 2011

Berlusconi avrà anche perso..ma di certo Bersani non ha vinto...

Inutile nascondersi dietro ad un dito. Questa volta non è andata. È vero, ci sono ancora i ballottaggi, e nella sperata ipotesi di vittoria a Milano e Napoli la situazione si riporterebbe in equilibrio....ma i risultati non saranno comunque quelli sperati. Ci sono stati troppi errori in campagna elettorale, in una situazione già difficile a livello nazionale, le gaffe dei candidati del Pdl hanno contribuito al disastro. 
Ora davvero dobbiamo sperare nei ballottaggi...non voglio pensare ad una milano in mano ad una sinistra estrema che ridurrebbe la nostra capitale del nord in rovina. Non voglio pensare ad un De Magistris sindaco di Napoli, anche perchè chi pensava che alla Iervolino non poteva succedere nessuno di peggiore, si dovrà ricredere.

E di Bersani che dire? Farfuglia frasi del tipo "Berlusconi ha perso, noi vinto". Ma noi chi? A parte Torino e Bologna, roccaforti della sinistra, andate in maniera scontata al Pd, a Milano e Napoli, le vere sorprese, i candidati che hanno avuto successo sono il primo di Sel e il secondo dell'Idv. Certo salire sul carro dei vincitori è la cosa più semplice, soprattutto per chi ha l'acqua alla gola ed è in astinenza di vittorie da troppo tempo.

Dobbiamo rimboccarci le maniche e dopo i ballottaggi, qualunque siano i risultati, ripartire con il Governo dei fatti e lavorare duro in questi due anni di legislatura che restano, cercando di rimediare agli errori fatti riconquistando la fiducia degli elettori...ricordando comunque a tutti che le amministrative non sono le politiche

                                                                    ....e che comunque....




"Io sono ancora qua....eh già...."

domenica 15 maggio 2011

Di Pietro Docet :"Totò l'immobiliarista"

Quando il tribuno di Montenero di Bisaccia lasciò la magistratura per entrare nel rutilante circo politico aveva due soli miseri immobili, oggi grazie a un dubbio miracolo del tutto simile a quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci di biblica memoria  gli immobili quelli accertati sono diventati dieci.

A tal proposito....

(Al congresso farsa appena conclusosi dell'Italia dei valori, l’ala grillina propone d’istituire una "anagrafe patrimoniale" per controllare gli eletti, ma guarda caso  l’idea viene bocciata dopo l’intervento del Tribuno.) Vediamo quanto mattone è caduto nelle mani pulite dell'arrembante immobiliarista Di Pietro!


Nella fase pre-politica: come sappiamo Di Pietro possiede la Masseria di Montenero di Bisaccia ereditata dalla famiglia e la villa a Curno...ma da lì a poco per l'ex PM comincia uno shopping immobiliare di tutto rispetto.
L’ex Pm ha smesso l'amata toga per indossare il classico completo grigio del politico.
Nel 1999 è europarlamentare, e per la bisogna compra un appartamento a Bruxelles, valore 200 milionidi lire circa.
 Nel 2002 acquista un elegante e prestigioso quarto piano in via Merulana, a Roma: otto vani per un totale di 180 metri quadrati, dal valore di circa 650mila euro (in parte con un mutuo acceso alla Bnl).
 Nel 2003, a Montenero, Tonino regala al figlio Cristiano un attico di 173 metri quadrati, sei vani e mezzo poi ampliati a otto grazie al condono edilizio del 2003, valore 300mila euro circa.
 Nello stesso periodo l’ex Pm diventato Re Mida compra un quarto piano di 190 metri quadrati  in un palazzo Liberty nel centro a Bergamo" prezzo non pervenuto, ma ipotizzando una stima possiamo azzardare un valore di almeno 500mila euro...un dono importante per i figli Anna e Toto junior.
 Per non essere da meno dell'illustre marito lo stesso giorno la moglie compra un appartamento, due cantine e garage sempre a Bergamo dal costo intorno agli 800mila euro.
 L'anno successivo nel 2004 Di Pietro (tramite la sua società Antocri) acquista un’altro immobile, questa volta a Milano. Un appartamento di 190 metri quadrati, dal costo di 614mila euro.
 Nel 2005 acquista un altro immobile a Roma  per più di 1 milione di euro, un appartamento in via Principe Eugenio, come sede capitolina del partito.
 Nel 2006, Tonino o toro scatenato compra all’asta, in condizioni rocambolesche, un altro appartamento a Bergamo, in via Locatelli, al  prezzo pare molto scontato di 210mila euro, grazie alle cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare Inail. 
 Nel 2007, inizia i lavori di ristrutturazione della masseria di Montenero di Bisaccia"non vi è una cifra ufficiale a riguardo" tuttavia tali operazioni devono essere costate care viste le dimensioni della proprietà: 33 frazionamenti pari a 16 ettari.
Sempre nel 2007 papà Antonio regala un altro appartamento ai figli, si tratta di un immobile sito a Milano in piazza Dergano"del quale aimè non sappiamo anche qui il costo.
Ancora nel 2007 compra una nuova masseria, proprio dirimpetto al vecchio terreno. Spesa di 70-80milaeuro, a cui va aggiunto il lavoro di ristrutturazione già avviato e costato finora una cifra - così dicono dal paese pari a 120mila euro

Insomma da quando è entrato in politica il nostro vostro loro ex magister ha acquistato in questi anni la bellezza di 5 milioni di euro di immobili "stiamo parlando dei soli beni rintracciati."   
Di Pietro a riguardo ha spiegato che non c’è nessun mistero.
Sarà..tuttavia..i dubbi restano, e sono anche tanti..chissà  che effetto avrebbe fatto questa sfilza di immobili(nell’anagrafe patrimoniale) che il nostro oligarca Tonino checc'azzecca ha scippato aigrillini dell’Idv.

Lega Nord: L'Italia dei templari del sacro prato di Pontida

Celati dalla fitta nebbia, scudi alzati e lance in resta  le orde dei barbari del nord si sono riversati infine sulle colline e le pianure italiche fin quasi al lambire del mare..travolgendo tutti e tutto.
Il popolo della Padania tanto irriso e bistrattato dalla sinistra radical schic ma anche da certa destra dai giornali e dai media..quel movimento del carroccio ancora ieri considerato da molti, gretto ingorante razzista xenofobo e secessionista..con un attacco massiccio e congiunto ha annesso ormai tutto il nord prospero e gettato solide fondamenta per la costruzione di nuovi indesiamenti avamposti e torri di guardia nelle regioni tradizionalmente considerate rosse.  La vera sorpresa di questa tornata elettorale è la Lega.
 I templari del sacro prato di Pontida  alla fine sono riusciti a sfondare al centro e la  marcia alla conquista di Caput mundi cuore nevralgico del potere e centro politico è solo questione di tempo.
Non ci sono più alibi per il governo del centrodestra. Con buona pace delle frange conservatrici del PDL e dei falsi riformisti del PD  dopo decenni di centralismo è giunta l'ora del federalismo e delle riforme.
Paradossalmente e contrariamente da quanto pronosticato dalla maggiorparte dei fini analisti e pseudo Nostradamus italioti..l'appalto per i lavori che trasformaranno/cambieranno una volta per tutte" NdR. e sarebbe anche ora" il volto antico e stantio di questa nostra Italia è stato affidato dagli elettori proprio a quell''unica forza politica che è stata capace di ascoltare la pancia del paese di rispondere concretamente ai problemi dei cittadini di accogliere le loro istanze...cosa che non hanno fatto tutti gli altri PD in testa troppo impegnati a rimirarsi allo specchio e a far rullare i tamburi di guerra.
Personalmente pur non condividendo in toto le politiche della Lega..perlomeno le idee di alcuni suoi esponenti più estremisti quali i separatisti, (NdR. l'Italia del futuro infatti per me deve essere una sola...ma meglio governata dalle classi dirigenti delle varie regioni.) Sono tuttavia altresi convinto che gli unici in grado di attuare queste benedette riforme da troppo tempo rimandate da tutti siano proprio i Cota gli Zaia, i Maroni.
Insomma. Osservando il  quadro d'insieme consegnatoci da queste elezioni regionali non si può fare a meno di notare..uno che il partito democratico ne esce con le ossa rotte e deve necessariamente riformarsi e questa volta per davvero se vuole arrivare vivo e vegeto alle elezioni del 2013, due il PDL deve dare strada alla Lega..o saranno davvero guai seri soprattutto per la leadership della coalizione, e tre che le riforme da quella fiscale a quella della giustizia devono essere varate in tempi brevi con o senza il consenso dell'opposizione e di quelle frange oltaransiste e conservatrici che gravitano all'interno della PDL.
Ci sono ancora tre anni prima della fine di questa legislatura. ..e allora buon lavoro Lega.

Si sveglia e trova il ladro in camera da letto: Esperienza terribile !!

Non è una novità, ma la frequenza con cui sta succedendo comincia a diventare allarmante. Parliamo dei ladri che piombano
nelle case altrui di notte, mentre la gente dorme.
(...) Questa è gente che ha fretta, o la va o la spacca: che ti arriva a frugare nei pantaloni ripiegati sulla poltrona, che ti soffia l'orologio
che avevi appoggiato sul comodino prima di consegnarti nelle braccia di Morfeo. Saranno anche disperati, ma questo nuovo metodo mette i brividi molto più dei raid classici, dove la sorpresa arriva appena apri la porta di casa.
Ne sa qualcosa il pensionato di Alberi che la notte scorsa si è trovato in camera da letto un intruso che - mentre lui dormiva - si aggirava tra stanze e corridoi e poi è approdato in camera da letto. (...)  «Ho pensato fosse la figlia della collaboratrice domestica». E il ladro ha avuto il tempo di fuggire.