condividi

Condividi

sabato 16 luglio 2011

Intervista esclusiva alla D'addario, "usata contro Silvio"

Mi hanno obbligata a parlare per ricattare Silvio Berlusconi". La rivelazione-boom è di Patrizia D'Addario, la donna che nell'estate del 2009 fece esplodere il sexy-gate pugliese. Una brutta storia, mai chiarita del tutto, che la D'Addario vuole riscrivere. Intervistata in esclusiva dall'inviata di Libero Cristiana Lodi, chiede in lacrime di poter andare in tv, in diretta, per spiegare la sua versione e chiedere in qualche modo scusa al premier.


Complotto contro Berlusconi - Al centro di tutto la notte trascorsa insieme con lui a Palazzo Grazioli, sul lettone di Putin, il  4 novembre 2008. Non nega la notte di sesso col presidente, Patrizia, ma vuole smascherare chi a suo dire l'avrebbe obbligata a compiere azioni che non avrebbe mai voluto compiere. E perfino a rivelare i dettagli  sulle due cene e "il" dopocena a Palazzo Grazioli, tutto col preciso scopo di cancellare Silvio Berlusconi dalla vita politica. Un disegno studiato a tavolino dai suoi nemici, stando al racconto di lei. "Sono stata usata dai nemici di Berlusconi, a mia insaputa ovviamente. Si sono serviti di me. Strumentalizzata e poi gettata via. Ma adesso è venuto il momento di parlare - ha detto alla Lodi -. Avevo quelle registrazioni sulle serate passate a Roma, e questo a Bari lo sapevano in tanti. Ma l'idea di rendere pubblici i miei due incontri con il primo ministro italiano e di consegnare i nastri  ai magistrati, non è stata mia. Non l'ho mai nemmeno pensato e non lo avrei fatto se non mi avessero messo paura. Tentai di ribellarmi, ma fu inutile. Mi convinsero buttandomi addosso il terrore.  Mi sentivo confusa, non capivo niente e impaurita seguivo consigli sbagliati". Di chi la colpa di tutto? "Fu il mio avvocato, Maria Pia Vigilante, a dire che dovevo consegnare quel materiale  per difendere la mia vita. Sosteneva  che dovevo farlo per proteggere mia madre e mia figlia".

La smentita del legale - In una nota, l'avvocato Vigilante smentisce le affermazioni della D'Addario: "come peraltro dichiarato da lei stessa in più occasioni, la scelta di rendere pubblica la vicenda fu sua ed io mi sono limitata ad assisterla, come era mio dovere professionale". "Pur dispiacendomi per la sua vita attraversata da brutti episodi - afferma il legale - è evidente che il comportamento della signora D'Addario mi obbliga, come le ho già comunicato telefonicamente, ad assumere ogni conseguenza sul piano del rapporto professionale, essendo venuto meno il rapporto fiduciario".

Le reazioni - Come prevedibile, l'intervista ha fatto il giro del web e provocato reazioni da parte di tutto il mondo politico. "Se quello che racconta Patrizia D'Addario è vero - commenta il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - è allora evidente che c'è stata una macchinazione intorno a Berlusconi. Quello che viene raccontato oggi suLibero è molto inquietante. D'altra parte D'Alema,che notoriamente gode di grandi capacità divinatorie parlò in anticipo di 'scossa'". Per il vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, invece, "nel caso in cui il racconto di oggi si rivelasse veritiero, ci chiediamo se il quadro allucinante che ne emerge non abbia nulla a che fare con l'attivismo epistolare di un ex pm barese, e con una stagione di corvi, veleni e dossier anonimi di cui forse ora il Csm potrà occuparsi sotto una luce diversa e con una visuale più completa". Tutti, secondo Quagliariello, dovrebbero prendere coscienza "di quanto sia pericolosa per la democrazia l'esistenza di un circuito mediatico-giudiziario che si spinge fino a tramare per far fuori il capo del governo". 



da Il Giornale

giovedì 14 luglio 2011

Vendola, il compagno che vorrebbe essere..... amico


Chi dice che non è importante, dal punto di vista politico, che i vendoliani si chiamino tra loro "compagni" o "amici", non conosce la politica. La politica è fatta di simboli e rituali, non solo di concetti e idee, e il linguaggio in cui si riconoscono le persone, i militanti, gli appartenenti ad un gruppo è indice di cosa quel gruppo intende fare del potere. Attraverso un rito come quello di chiamarsi "compagni", per i vendoliani ereditato dai vecchi comunisti, si costruiscono interi universi simbolici. Attenzione: io rifiuto la tesi molto verificazionista per cui nel 2011 non è più necessario chiamarsi "compagni". Non sono i fatti a dettare il linguaggio politico, e lui che costruisce la realtà che ha intorno, che contribuisce a dare una cornice dentro cui mettere quello che avviene intorno a noi. Il linguaggio è il migliore strumento per creare e diffondere l'ideologia, e si nutre di ritualità simbolica.
Per questo Vendola ha scandalizzato molti sinistri con la sua voglia di chiamarli "amici". Ma non aveva altra scelta: se il governatore pugliese vuole veramente costruire una forza nuova e innovativa a sinistra, non può prescindere dal rompere i rituali che il passato gli ha lasciato come zavorre sui coglioni. Perché ha capito che è troppo comodo dire in giro che non si è più comunisti, e poi mantenere lo stesso universo simbolico degli anni settanta: se rimane la simbologia, se rimane il rito, rimangono anche i comunisti, e l'opinione pubblica se ne accorge. Ne sa qualcosa il PD, pieno di comunisti ripuliti (perché lì rimangono anche le persone, mica solo i riti...) che ancora non riescono a fare i conti con la morte (ingloriosa) del PCI. Se quella di Vendola è innovazione, non può prescindere dal passare dal linguaggio e dai riti che questo porta con sé.
Certo, siamo ancora lontani da una presa di coscienza vera e propria: Vendola vuolecambiare terminologia perché molti di quelli che ha conosciuto hanno combinato delle porcherie, nonostante si chiamassero "compagni". Magari io avrei detto che molti hanno combinato delle porcherie proprio perché si chiamavano "compagni". Ma vabbeh, col tempo ci arriverà anche lui, i comunisti ci mettono sempre un po' a capirlo. Ops, pardon, gli "amici" ci mettono sempre un po'...

Padova, rom sotto il camerino di Elton John Lui si arrabbia e la polizia li sgombera

Padova - Arriva Elton John e i rom devono sgomberare. Almeno a Piazzola di Brenta (Padova) dove il cantante, arrivato per un concerto, si è ritrovato alcuni rom accampati proprio nei giardini sotto le finestre del suo camerino: quattro o cinque persone con un furgone e una bambina che girava nuda. Mentre, come racconta il quotidiano locale Il Mattino di Padova, autorità e cittadini si affannano a rendere impeccabile la visita del cantante inglese nella cittadina, i nomadi hanno steso i panni proprio sotto il suo naso, provocando l'ira dello staff di sir Elton che ha apostrofato gli organizzatori: "Togliete quei panni, please".
L'area era sorvegliata Eppure, ricorda il giornale, "in vista del concerto tutta l'area era sorvegliata e chiusa al traffico fin dal primissimo pomeriggio. Nessuno, tranne le persone autorizzate, poteva accedervi". Gli agenti della Polizia locale sono subito intervenuti per far sparire carovane e stracci e l'area è ritornata sgombra come prima. Elton John, in camicia rossa di raso e giacca nera con una coloratissima fantasia floreale, ha potuto suonare all'Hydrogen Live Love Festival, per la sua unica data nel nord Italia.

PARMA CONTRO LA CONTRAFFAZIONE: RAINIERI (LEGA), INCREMENTARE CONTROLLI DURANTE I SALDI

"Il mio personale ringraziamento e un sentito plauso agli uomini della Guardia di Finanza che, una volta ancora, sono riusciti a bloccare quello che possiamo definire un vero progetto criminoso". Cosi' Fabio Rainieri, parlamentare parmigiano della Lega Nord e capogruppo
del Carroccio nella speciale commissione parlamentare contro la Contraffazione, interviene a seguito dell'operazione della Gdf di Trieste che ha sequestrato tessuti per produrre articoli contraffatti nonche' centinaia di tarocchi in attesa di essere immessi sul mercato.
"Insieme a colleghi campani di Aversa e Casalnuovo  di Napoli, i finanzieri triestini - spiega Rainieri - hanno effettuato 10 perquisizioni sequestrando 1.800 metri di tessuto per produrre articoli  contraffatti e altre stoffe e pellame con il marchio Louis Vuitton,  nonche' 104 articoli con marchi falsi come Hogan e Prada".
Sequestrati inoltre dieci assegni per un valore  complessivo di 68mila euro, cinque telefoni cellulari e 12 sim card.  "Ringrazio personalmente gli uomini delle fiamme gialle e, per quanto
possibile, li invito a continuare i monitoraggi e, anzi, a incrementarli.
Proprio in questo periodo nel quale i commercianti danno vita ai 'saldi', per chi falsifica i prodotti e' più facile immetterli sul mercato giustificando il prezzo incredibilmente competitivo proprio come un ribasso legato ai 'saldi'. Cosi' - continua Rainieri - anche il compratore viene
tratto in inganno e, credendo di fare un affare, acquista un tarocco, potenzialmente pericoloso per la salute e comunque di qualita' imparagonabile al vero, convinto di avere tra le mani un originale".
"Questo mercato del falso e della truffa - conclude - e' una piaga che dobbiamo e vogliamo fermare al più presto nell'interesse non solo dei produttori ma anche dei consumatori".

Ufficio stampa on Rainieri

mercoledì 13 luglio 2011

La Conad che fa sconti ai berlusconiani? Un'altra bufala dei "compagni"

Ma quanto sono creativi i "compagni". Da quando esiste facebook, sfornano bufale a cadenza pressoché quotidiana. Link falsi, notizie non vere, persino mail taroccate durante i referendum.

Questa volta, però, bisogna ammetterlo, hanno superato loro stessi. Probabilmente prendendo spunto dai numerosi sconti offerti da commercianti e stabilimenti balneari vari a chi votava Sì ai referendum, hanno pensato bene di inventare di sana pianta e diffondere una fantomatica iniziativa della catena di ipermercati Conad volta ad "elargire sconti ai berlusconiani".

Ma perché? Si sentono in colpa per le iniziative di dubbia correttezza attuate durante i referendum? Hanno bisogno di "espiare", facendo credere all'Italia intera che anche i "nemici" utilizzano i medesimi sotterfugi?

Peccato che le bugie hanno le gambe corte, anche se si diffondono più facilmente delle smentite, perlomeno su internet.

Ecco cosa è successo: un falso profilo su facebook della Conad Montano di Pomigliano d’Arco, creato da qualche burlone, ha pubblicato il seguente annuncio:
Ricordo ke siamo sempre più vicini al Presidente del Consiglio in questo momento! E ke se venite alla cassa dicendo W Berlusconi o Forza Berlusconi avrete uno sconto del 10% Forza Forza Forza Italia! W il PdL”. 

Testuale. Con tanto di k. Una palese presa in giro, uno scherzo. Il problema è che la notizia si è diffusa come reale e ha suscitato la solita immancabile indignazione dei compagni e del popolo viola, che hanno fatto partire il loro consueto tam tam.
Articoli come questo http://letteraviola.it/2011/07/alla-conad-di-pomigliano-si-fa-lo-sconto-a-chi-e-berlusconiano-video-e-foto/ pubblicato sul sito "lettera viola", la principale fucina di bufale della sinistra, hanno cominciato a girare su facebook e sulla rete. Nessuno si è preoccupato di verificare l'attendibilità della fonte o la credibilità dell'annuncio (ribadiamolo, con le k!!).

Qualche anti-berlusconiano duro e puro più apprensivo degli altri ha addirittura pensato bene di telefonare all'esercizio commerciale in questione per manifestare apertamente il suo dissenso, da vero e proprio indignato.
La Conad di Pomigliano d'Arco, così, è stata costretta a diffondere un comunicato di smentita:

"Domattina la Montano One srl, società utilizzatrice del Marchio CONAD per il suo supermercato in Pomigliano d’Arco, depositerà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola una denuncia contro ignoti in relazione alla creazione di un falso profilo Facebook nel quale si promette uno sconto a chi annunci pubblicamente nel punto vendita il suo sostegno ad una determinata fazione politica.
La società Montano One ribadisce di non aver creato direttamente il profilo facebook, né di aver autorizzato alcuno in tal senso e rivendica con orgoglio una linea commerciale ispirata alla tutela, al rispetto e alla soddisfazione della Clientela, indipendentemente dall’appartenenza e dalle idee di ognuno.
Per questo sporgerà denuncia, confidando che l’A.G. individui l’autore di questa scellerata iniziativa, nei cui confronti saranno esperite tutte le possibili azioni risarcitorie.
Pomigliano d’Arco, 11 luglio 2011
MONTANO ONE SRL"

Una domanda lecita: la smentita sarà diffusa nello stesso modo della notizia falsa? Crediamo di no.

La storia è sempre la stessa: basta mettere in rete una bufala, anche per scherzo, e i compagni ci credono e la diffondono immediatamente. Povera Italia.




Riccardo Ghezzi

martedì 12 luglio 2011

De Benedetti e la sinistra, storia di un'alleanza che ha svenduto l'Italia

La Fininvest deve risarcire la Cir di De Benedetti per "danno economico da perdita di chance". «Appare più aderente alla realtà del caso determinare concettualmente il danno subito da Cir come danno da perdita di chance. Vale a dire, posto che nessuno sa come avrebbe deciso una Corte incorrotta, certamente è vero che la corruzione del giudice Metta privò la Cir della chance di ottenere da quella Corte una decisione favorevole» questa una parte della sentenza della Corte d'Appello di Milano. La Fininvest, in attesa della Cassazione, deve quindi pagare 560 milioni alla Cir di De Benedetti che ha fatto crac per 1.120.000 euro. Già questa è un'anomalia. Altra anomalia: in primo grado, il giudice Mesiano ha deciso da solo la penale che la Fininvest avrebbe dovuto corrispondere, 750 milioni di euro, senza avvalersi di consulenze tecniche. Al di là della sentenza penale, acclarata, sulla corruzione, ci sono molti interrogativi irrisolti per quanto riguarda l'aspetto civilistico della vicenda. Non stupisce: De Benedetti gode di tutti gli appoggi possibili.
Chi sia Carlo De Benedetti, è noto ai più. Colui che, entrato in Fiat, ha cercato di sfilarla agli Agnelli, i quali l'hanno sbattuto fuori senza complimenti. Acquistata la Olivetti, l'ha spolpata fino a portarla al fallimento. Entrato nel Banco Ambrosiano di Calvi ed accortosi di quanto stava accadendo, ha ricattato quest'ultimo facendosi liquidare con 60 miliardi: condannato in primo grado ad oltre sei anni, l'ha passata liscia per prescrizione. Che, come gli anti-berlusconiani sanno bene e ripetono ancora meglio, non è assoluzione. Si può dire che lo squalo del capitalismo italiano abbia portato a termine il suo miglior affare con l'acquisto della tessera n. 1 del Pd, investimento che gli potrebbe rendere 560 milioni grazie alla complicità di una Procura che sembra proprio simpatizzare per quella parte politica.
Gli "intrallazzi" tra De Benedetti e il centro-sinistra durano in realtà da anni. E spesso sono stati sinonimo di grandi e oscure manovre, soprattutto con Prodi presidente dell'Iri e poi premier.
La complicità tra Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando il primo è nominato presidente dell'Iri, il più grande ente economico statale, proprio nell'attico dell'Ingegnere, suo grande amico. Il tutto su indicazione di Ciriaco De Mita. Per 7 anni Romano Prodi guida l’Iri italiano, concedendo pure incarichi miliardari alla sua società di consulenza "Nomisma", con un evidente conflitto di interessi. Al termine dei 7 anni prodiani il patrimonio dell’Iri sarà dimezzato a causa della cessione di importanti gruppi quali Alfa Romeo e Fiat.
Nel 1985 Prodi, con un contrattino di appena 4 pagine (anzichè centinaia come si usa abitualmente) a trattativa privata, tenta di svendere il più grande gruppo alimentare dello Stato, la Sme, alla Buitoni di De Benedetti per soli 497 miliardi di vecchie lire. La Sme all'epoca ha nelle proprie casse più di 600 miliardi di denaro liquido, ed il suo valore globale è di ben 3.100 miliardi. Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, si oppone con fermezza alla svendita. Nel maggio dello stesso anno la Fininvest di Berlusconi, con la Barilla e la Ferrero, propone un'offerta superiore. Arrivano altre cordate e il regalo di Prodi a De Benedetti è scongiurato. L'Ingegnere però insiste: pretende in tribunale che l'intesa sia riconosciuta come un contratto impegnativo per l'Iri. Gli danno torto tre gradi di giudizio, fino alla Cassazione, ossia ben 15 magistrati all'unanimità. Nonostante questo, il pm Francesco Saverio Borrelli, diventato famoso per Mani Pulite, decide di incriminare penalmente Silvio Berlusconi e la Fininvest sulla base del sospetto che la decisione dei giudici sia stata influenzata da un versamento di tangenti, da parte della Fininvest, al magistrato Filippo Verde e all'ex capo dei Gip di Roma Renato Squillante. Un'inchiesta partita in seguito alle rivelazioni di Stefania Ariosto, esattamente come accaduto per il lodo Mondadori. Nel 2004 Berlusconi è assolto per non aver commesso il fatto. Il 30 novembre 2006 la Corte di Cassazione stabilisce infine che la Procura milanese non avrebbe mai dovuto iniziare le indagini, in quanto non competente, ed annulla le sentenze emesse dal Tribunale di Milano. Per la cronaca, negli anni '90 la Sme sarà ceduta a pezzi, per un totale di 2.500 miliardi.  Un po' più di 497.
Gli affari tra De Benedetti e Prodi continuano, e vanno finalmente a buon fine, quando quest'ultimo diventa presidente del Consiglio. Nel 1997 il governo Prodi svende Infostrada, di proprietà dello Stato, a De Benedetti per 700 miliardi di lire spalmabili in ben 14 anni. De Benedetti rivende Infostrada immediatamente, dopo aver pagato solo la prima rata, alla tedesca Mannesmann (società che era entrata nel capitale Olivetti, casualmente) per 15.388 miliardi: più di 20 volte il prezzo d'acquisto
Non basta: nel 2001, quando ancora c'è il governo di centro-sinistra in carica, l'Enel, azienda il cui azionista di riferimento è il ministero dell'economia e quindi lo Stato, riacquista Infostrada dalla Mannesmann, nel frattempo fusasi con la Vodafone, alla cifra di 16.500 miliardi di lire http://www.01net.it/articoli/0,1254,1_ART_10886,00.html. Con la "privatizzazione" di Infostrada, voluta da Prodi, lo Stato fa un "affarone": a conti fatti sborsa 15.800 miliardi di lire, di cui 15.388 finiscono nelle tasche di De Benedetti (bello guadagnare così!) e  500 in Germania nelle casse della Mannesmann. Ufficialmente, sia chiaro, in quanto in realtà, per quanto riguarda l'acquisizione di Infostrada da parte dell'Enel, si parla di cifre maggiori: 22.000 miliardi, come da preaccordo, versati alla Mannesmann. In questo caso il prelievo dalle casse statali sarebbe di circa 21.300 miliardi.  Il manager di Infostrada, Lorenzo Necci, prova ad opporsi in tutti i modi a questo ladrocinio ai danni delle casse pubbliche, ma è subito incriminato, incarcerato, esposto alla forche caudine dei giornali della sinistra, in gran parte di proprietà di De Benedetti stesso. E poi, ovviamente, assolto dopo una lunga ed interminabile persecuzione giudiziaria http://www.ilsussidiario.net/News/Cose-non-dette/2010/10/27/INCHIESTA-5-Conti-alla-mano-ecco-chi-ha-guadagnato-dalla-privatizzazione-di-Infostrada/3/122249/. Questo è quello che di solito succede a chi mette i bastoni tra le ruote a De Benedetti, come si può ben notare. A dire il vero, Lorenzo Necci fa una fine persino peggiore, ma di sicuro in modo del tutto casuale
 Una fine che però temeva
Ma non finisce qui. Nel 1997, sempre il governo Prodi svende le azioni Telecom al solito prezzo irrisorio, tanto che subito dopo il valore di mercato aumenta di sei volte. Lo Stato italiano incassa 26.000 miliardi di vecchie lire: la Telecom ne vale assai di piùhttp://www.tesoro.it/ufficio-stampa/comunicati/?idc=124. Presidente di Telecom in quel momento è Guido Rossi, avvocato di De Benedetti. In seguito all'operazione, gli azionisti di punta sono in grado di controllare il 6,6% del capitale ed il maggiore tra questi, Umberto Agnelli (0,6%), nomina un amministratore delegato, Gian Mario Rossignolo, che si rivela un disastro
Cacciato Rossignolo, con una congrua liquidazione, è chiamato Franco Bernabè. Nel 1998 al governo arriva Massimo D'Alema, nel frattempo l'amico di De Benedetti Roberto Colaninno, attraverso l'Olivetti, inizia la "scalata Telecom". Ancora una volta si verificano irregolarità finalizzate a mantenere il prezzo basso, ma la Consob, autorità che deve sorvegliare questi reati, all'epoca è presieduta da Luigi Spaventa, altro amico di De Benedetti. Per cui chiude entrambi gli occhi. Colaninno, tramite una serie di società fantasma, arriva a controllare Telecom con appena lo 0,3% delle azioni, tanto che persino il Financial Times definisce la scalata "una rapina in pieno giorno" http://www.rainews24.rai.it/it/news_print.php?newsid=8780. A fine 1999, i rapporti tra Colaninno e De Benedetti cominciano però a deteriorarsi. Colaninno, così, è massacrato da Repubblica, Espresso e dagli altri giornali del "padrone", oltre che dall'Ingegnere in persona con grande risalto sui media nazionali pure non di sua proprietà
Nel 2001,  De Benedetti decide di allearsi a Marco Tronchetti Provera, il quale strappa agevolmente il "dominio" di Telecom a Colaninno, acquistando la quota di controllo in Olivetti. Ma si accorge subito di essere stato raggirato: dalle casse mancano 25.000 miliardi. Telecom Italia è ormai una società con debiti fino al collo, l'unica possibilità di salvarsi è rivendere la baracca allo Stato. Niente paura, ad aprile 2006 torna al governo Romano Prodi, il quale fa il solito accordo sottobanco con Tronchetti Provera e il socio De Benedetti, ma stavolta qualcosa non va per il verso giusto. I due squali alleati, De Benedetti e Tronchetti Provera, litigano su chi deve avere la fetta più grossa, per cui, come al solito, Espresso e Repubblica iniziano ad infangare Tronchetti Provera per mesi. E come se non bastasse il gruppo Espresso lo querela pure
Prodi deve scegliere da che parte stare e opta ovviamente per il più rassicurante De Benedetti, non volendo fare la fine di tutti gli "sputtanati" da Repubblica ed Espresso.  A quel punto Tronchetti Provera per vendicarsi fa pubblicare il progetto segreto di Prodi sul riacquisto della Telecom (il "piano Rovati") suscitando un' aperta indignazione, ben presto però insabbiata e messa a tacere in Italia dai giornali di De Benedetti che rispondono prontamente dando ampio risalto allo "scandalo delle intercettazioni",  che come manna dal cielo (ma che strano!) scoppia proprio nel settembre 2006 (Telecom-Sismi, Giuliano Tavaroli, Marco Mancini, Emanuele  Cipriani e il suicidio di Adamo Bove). Prodi ha buon gioco nel difendersi inventando la storiella "Non ne sapevo nulla, la colpa è solo del mio collaboratore Rovati" (amico di Prodi da una vita, abitano persino nello stesso palazzo) riscontrando ampio credito da parte dell'accomodante stampa nazionale.http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/09_Settembre/14/rovati.shtml. La stampa estera, cara agli anti-berlusconiani soltanto quando critica Berlusconi, fa a pezzi l'Italia soprattutto perché si stupisce del fatto che non parta alcun procedimento giudiziario.  Ci sono semmai le dimissioni del capro espiatorio Angelo Rovatihttp://www.wallstreetitalia.com/article/407661/telecom-rovati-dopo-dimissioni-potro-spiegare-mie-ragioni.aspx che però una volta calmatesi le acque tornerà all'ovile, diventando nel 2007 nientemeno che uno dei 45 membri del Comitato nazionale di promozione del Partito Democratico.
Come è andata finire si sa: Tronchetti Provera, ormai inimicatosi governo e De Benedetti, si dimette
 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/09_Settembre/15/tronchetti.shtmled alla guida di Telecom torna Guido Rossi, fedele amico di De Benedetti, celebrato anche da interviste accomodanti su Repubblica tipo questa
 Inutile parlare pure di Telekom Serbia e dello scandalo Seat-Otto (la "Otto", società di Dario Cossutta, figlio del comunista Armando), si andrebbe fuori tema. Ci sarà tempo in articoli successivi sul blog.
Attenzione, un tentativo di alleanza Prodi-De Benedetti è stato abbozzato pure per Alitalia. A gennaio 2007 il governo Prodi avrebbe dovuto dare il via alla vendita della compagnia aerea. Tra i concorrenti, una cordata formata da De Benedetti (poteva mancare?) e la banca Goldman Sachs, protagonista cruciale di quasi tutte le privatizzazioni italiane (qualcuno ricorda la vicenda del panfilo Britannia?)
Prodi ha lavorato per anni alla Goldman Sachs, la quale lo ha sempre ricoperto d'oro per le sue preziosissime "consulenze". Alla Goldman hanno lavorato quasi tutti gli amici e i collaboratori di Prodi, ad esempio Mario Draghi (ex vicedirettore della Goldman, poi governatore della Banca d'Italia) e Mario Monti. Claudio Costamagna, presidente della Goldman Sachs fino a febbraio 2006, è colui che ha pagato buona parte della campagna elettorale di Prodi per le elezioni dello stesso anno. Ma se lo definiscono "prodiano" si arrabbia pure http://blog.panorama.it/italia/2007/06/21/costamagna-basta-con-questa-storia-di-essere-considerato-un-prodiano/. Sempre in Goldman Sachs, è stato direttore Massimo Tononi, poi diventato sottosegretario all'economia di Prodi. L'intero vertice Goldman Sachs, in pratica, in quel momento è al governo. Le cose però vanno per le lunghe, De Benedetti pian piano si ritira
 http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/economia/alitalia7/alitalia-m-c/alitalia-m-c.html e l'ennesima svendita con vendita successiva a prezzo superiore (alla Air France?) non riesce.
La storia sta continuando a Milano, dove Giuliano Pisapia ha recentemente vinto le ultime elezioni amministrative. Pisapia è stato avvocato di parte civile della Cir, il gruppo di Carlo De Benedetti, durante il processo Sme ed è tuttora avvocato della famiglia De Benedetti. Marco De Benedetti, figlio di Carlo, è invece amministratore delegato del gruppo Carlyle Italia, società di private equity che si occupa di acquistare aziende ed enti pubblici a prezzi di saldo per poi rivendere sul mercato a cifre notevolmente più alte. A Milano, il gruppo Carlyle ha già concluso proficui investimenti: due immobili commerciali in via Della Chiusa e due edifici al civico 184 di via Gallarate. Con Pisapia sindaco, la scusa della crisi e la conseguente "necessità di svendere patrimoni pubblici", chissà se Carlyle Italia farà altri affari nel capoluogo lombardo. Non si accettano scommesse.
Dunque, perché stupirsi se De Benedetti è ben visto dalla procura di Milano, che certo non disdegna la sinistra? 

Il TAV in Val di Susa: campo-addestramento per terroristi od opportunità di sviluppo?

<<Stiamo identificando 300 persone arrivate in Val di Susa da tutta Europa, 300 soggetti che nulla hanno a che fare con il movimento No Tav. Sono persone arrivate a Chiomonte per protestare “pacificamente” armati di bottiglie molotov, bombole di ammoniaca, sostanze tossiche che attraversano le protezioni, bombe carta potenziate con bombole a gas, ed ordigni esplosivi riempiti di bulloni…>> queste le parole del Capo della Digos di Torino Giuseppe Petronzi per descrivere l’assalto degli Schwartzer Block, i nipotini dei terroristi della Rot Armee Fraktion, l’equivalente tedesco delle Brigate Rosse, agli schieramenti antisommossa del 5 luglio a protezione del cantiere della ferrovia TAV. E poi <<…spranghe d’acciaio, chiodi a tre punte, batterie-bazooka, rudimentali lanciafiamme realizzati con estintori e taniche di benzina, grossi sassi avvolti in stracci bagnati con la benzina e trattenuti con giri di fil di ferro, roncole, tronchesi, tondini di ferro e fionde, mazzette da muratore da lanciare sulle forze dell’ordine….>>  Mentre da una parte sfilava pacificamente il corteo dei No Tav, la Val di Susa era teatro dell’ennesimo atto di guerriglia (o di guerra?) dei discendenti di quelli di cui una volta il PCI negava l’esistenza, che erano un’invenzione di Andreotti per vincere le elezioni, e che poi, di fronte all’evidenza dei fatti, definì i “compagni che sbagliano”. Chissà cos’altro dovranno fare oltre che attentare, sfasciare, tentare di farci scappare il morto per essere definiti e trattati, da quell’autorevole fronte di democratici che va da Casini a Diliberto, per quel che sono: terroristi.  Mentre la Digos sta esaminando i filmati dell’accaduto, sono in quattro quelli già arrestati: uno di Parma, uno di Venezia, uno di Modena ed uno di Maranello, tutte note località della Val di Susa. Pare che quello di Maranello sia arrivato in Ferrari, ma non ho ancora potuto verificare. Senza dire di quelli arrivati da mezza Europa, anche da Paesi nei quali stanno costruendo il TAV ed altre infrastrutture, contro le quali si guardano bene dal manifestare visto che là hanno la brutta abitudine di mettere i delinquenti in galera, anziché sotto i riflettori degli studi televisivi di Santoro e C. Comunque tutta gente con le finestre di casa sui binari della TAV…. Aveva voglia Pasolini di spiegare ai propri compagni d’ideologia che i poliziotti spesso appartengono al sottoproletariato e che si fanno picchiare ed ammazzare per quattro soldi e che sono le vere vittime di queste situazioni. Quando i terroristi sono scappati, hanno lasciato sul campo, oltre al loro arsenale, decine di maglie scure con  riprodotti  i simboli dei centri sociali di mezza Italia. Fuggendo sui monti, si sono lasciati dietro una scia di rifiuti, di caschi, di bombole, di arnesi esplosivi, di maschere antigas, trasformando i boschi in discariche e devastando le aree picnic della valle. Questi sono quelli cui gli abitanti della Val di Susa, se non si ribellano prendendo le distanze da loro, rischiano di affidare le sorti della loro protesta, i vessilliferi dell’opposizione al TAV, i protettori ed i guardiani del loro ambiente…


Il Progetto


Col bilancio approvato a fine giugno, la Comunità ha stilato la lista dei progetti strategici ritenuti prioritari per l’obbiettivo di dirottare su rotaia il 30% delle merci e dei passeggeri su percorsi superiori ai 300 km entro il 2030. Molte sono le motivazioni a sostegno di questo obbiettivo: la riduzione dei costi di trasporto, la riduzione dell’inquinamento, lo sfoltimento del traffico senza ricorrere ad ulteriori infrastrutture viarie, più tutta una serie di positive ricadute a cominciare dalla diminuita pericolosità di strade ed autostrade. Per arrivare a tanto, si prevede di realizzare una rete Pan Europea di trasporto di grande capacità, integrando opportunamente vie d’acqua e rete ferroviaria TAV. In questo quadro, sono già stati avviati i quattro progetti prioritari:  il canale tra Senna e Schelda che sfocia ad Anversa nel Mare del Nord, l’asse ferroviario tra Copenhagen ed Amburgo, il nuovo traforo del Brennero, e la Lione–Torino lato francese (questo ai black bloc sta bene, tutti zitti…), segmento dell’asse ferroviario tra Lisbona, Madrid, Torino, Milano, Budapest, Kiev in Ucraina. Di questi cantieri l’unico a non essere stato avviato è quello presidiato dagli ecologisti democratici col passamontagna. Gli stanziamenti non sono bruscolini: per costruire 11.000 km di raccordi alla rete, 3.660 km di vie d’acqua, nonché 32.800 km di ferrovie sono stati impegnati 395 miliardi di €, più del 60% dei quali da spendere entro i prossimi 2 anni. Una bella boccata di ossigeno sul fronte della ripresa degli investimenti produttivi in una Europa prostrata da una preoccupante crisi di crescita. Tra l’altro, mentre i poeti di casa nostra alla Guido Ceronetti filosofeggiano sulle fiabe montane e gli gnomi dei boschi che sarebbero i primi ad essere sfrattati, gli spagnoli, per non essere tagliati fuori dal progetto, si sono rimboccati le maniche, hanno rifatto il tracciato della ferrovia Barcellona-Parigi e dallo scorso dicembre, per tre volte alla settimana parte un treno lungo 750 m, solo in America io ne ho visti di più lunghi, carico di containers. L’Europa non aspetta, non può aspettare e se l’Italia, per decisione “ponderata” dei terroristi rossi, sarà fatta fuori dal progetto, ecco pronta la soluzione di emergenza: abbandonare al proprio destino i porti italiani, Torino e Milano, e far girare tutto intorno all’arco alpino. Che problema c’è? Il traforo del Frejus e la Lione –Torino è una soluzione che rispetta il nostro diritto di essere parte integrante dell’Europa, ma se non vogliamo…..Sul versante francese, i cugini della regione Rhone-Alpes sono increduli ed esterrefatti. Loro, che tanto hanno fatto per essere coinvolti dal progetto; loro per i quali Piemonte e Lombardia sono i principali partners commerciali, non riescono a capire mezza delle insulse farneticazioni con le quali da questa parte si contesta la realizzazione dell’opera. E si stupiscono che siano contrari proprio quelli che chiedono di limitare il traffico di TIR sul circuito delle Alpi. Che ci volete fare? Sessant’anni fa Jacques Prevert, uno che certo non passava per essere uno di destra, ironizzava sulle tante foreste distrutte per fabbricare la carta dei giornali che condannano le deforestazioni in atto nel mondo….


L’Ambiente


Tanti anni fa c’era una verdissima vallata, che al suo centro accoglieva le limpide acque di un ameno laghetto, tutta circondata da colli dalla vegetazione lussureggiante, con boschetti di pini, di querce e di lauri: il Colle Oppio, la Velia, l’Esquilino, il Palatino ed il Celio. Poi arrivò qualcuno, prosciugò il laghetto, fece smottare mezzo Velia, fece scavare nel terreno argilloso un enorme cratere, riempiendolo di massi, ciottoli e scaglie di pietra per ottenere una solida piattaforma capace di sostenere  quello che poi ci fu costruito sopra. Siamo a Roma, l’anno era il 72 d.C., il committente era l’imperatore Vespasiano della famiglia dei Flavi, il manufatto il Colosseo, gli stanziamenti erano il ricavato del saccheggio del Tempio di Gerusalemme perpetrato due anni prima. C’è qualcuno che trova quell’intervento urbanistico inopportuno, disdicevole ed offensivo per l’ambiente? Il Colosseo inquina meno del laghetto che c’era, pensate alla zanzara-tigre, alle ranocchie, al putridume cui sarebbero ridotte le sue acque stando al centro di una città di 4 milioni di abitanti. E se Roma invece dell’Anfiteatro Flavio, il più popolare monumento del mondo, avesse alle base del Celio un anonimo stagnetto pensate che la gente si scomoderebbe dai quattro angoli della terra per venire a visitare la città? Alzi la mano chi ritiene di dover abbattere il ponte di Brooklyn o quello di Manhattan, o chi crede che il Golden Gate, che per essere più “visivamente inquinante” è di uno sgargiante color aragosta, sia un obbrobrio intollerabile, un pugno in un occhio, o che, piuttosto, non rappresenti un mirabile esempio di armonioso inserimento di un’opera di fondamentale utilità nell’incontaminato ambiente circostante. E che dire del trenino della Val Gardena  che tutti trovavano romantico e che adesso che non c’è più in tanti rimpiangono e che avrebbe potuto essere di forte richiamo turistico? Come fanno nella pulitissima ed ecologissima Svizzera dove hanno addirittura esagerato. Loro hanno creato il Glacier Express, il trenino che vi conduce da St. Moritz a Zermatt, pubblicizzato come il  “rapido” più lento del mondo, per farvi godere, con prezzi da 50 a  100 €, 7 ore di indimenticabili visioni di una natura incontaminata, fatta di immacolati scorci alpini, torrenti impetuosi, panorami mozzafiato, strapiombi vertiginosi sino alla base del Cervino, la montagna più fotografata del mondo. E quale sarebbe il vostro impeto istintivo, quello di andare con la mazza a sfasciare tutto,  divellere il binario, abbattere ponti, viadotti e gallerie, o di andarci a fare un giretto per far crepare d’invidia gli amici mostrando loro i filmati della gita? Alzi la mano chi trova “deplorevole” a Rio de Janeiro il pittoresco bondinho  a cremagliera che  da Botafogo - incredibile, ma vero- si inerpica sino alla sommità del Corcovado attraverso la foresta tropicale della Tijuca, o la funivia, costruita dai bergamaschi, che dalla base tra i palazzi di Leme raggiunge la sommità del Pao de Azucar. E la smetto qui, ma potrei continuare per molto con chissà con quante altre cose, come i ponti sul Bosforo ad Istambul, quello sul Taro a Lisbona, il viadotto sul mare che vi consente di andare dritti dritti da Copenhagen a Stoccolma, e non mi pare che Danimarca e Svezia siano due paesi che sottovalutino i problemi legati alla tutela della salute e dell’ambiente. Nè che quando tutte queste cose sono state realizzate si siano mai organizzate spedizioni di Black bloc, No Global, o di  animaleschi inquilini dei centri sociali per impedirne la costruzione. Il treno è il mezzo di trasporto più ecologico che ci sia, ed ha costi paragonabili a quelli del trasporto su nave. La tecnologia di costruzione dei binari ha ormai eliminato il caratteristico, per alcuni fastidioso, tum, tum delle ruote quando passano sulle giunzioni. Quanto alle minacce per la salute mi vien da ridere. Intanto non è vero che le montagne interessate dal tunnel siano ricche di amianto ed uranio, magari….Poi un tunnel ha sempre due fori, e se è pericoloso per la Val di Susa, dovrebbe esserlo pure per la Rhone –Alpes. Invece su quel lato nessuno è preoccupato e certe notizie le definiscono strumentali e prive di fondamento. E se anche ci fossero dei piccoli giacimenti, una volta fatte volte e pareti di cemento, un ipotetico pericolo verrebbe eliminato alla radice. Ma poi di cosa parliamo? Se metti caso si scoprissero  enormi giacimenti di petrolio tra Novara e Vercelli che facciamo? Li lasciamo lì per non deteriorare le risaie? Coi soldi del petrolio le risaie te le fai pure sui monti della Calabria, come facevano nel montuoso Vietnam del Nord, od in Indonesia, con le coltivazioni a terrazza. O vogliamo fare dente per dente ed occhio per occhio e se la Val di Susa non fa passare il TAV noi la tagliamo dai rifornimenti di angurie, gelati e pasta all’uovo, gli oscuriamo la TV e non gli facciamo vedere Travaglio e Santoro, e li mandiamo in bicicletta perché le Bambine di S. Orsola si incavolano di brutto e bloccano le autocisterne che riforniscono di benzina le loro stazioni di servizio? Gente della Val di Susa: la vostra protesta è legittima e rispettabile. Ma cambiate “consulenti” e riflettete con la vostra testa. O pensate che noi tutti che vi abbiamo a cuore, che amiamo Bardonecchia ed il Sestriere, le vostre montagne che sentiamo anche nostre, che ci beiamo della vostra cultura potremmo mai farvi del male? Oppure che voi siate gli unici furbi e gli altri 400 milioni di europei entusiasti di questi progetti ed impazienti di vederli realizzati siano tutti dei cretini? Vi abbraccio e vi aspetto dalla parte della ragione.
  
di Caelsius

Nota sul Decreto Legge recante "misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria".




Caro amico,

sperando di farti cosa gradita, ti invio  in allegato la nota sul Decreto Legge recante "Misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria".
Massimo

lunedì 11 luglio 2011

Di Pietro, che batosta alla Camera: la sua proposta di legge affondata dal PD!

Incredibile performance alla Camera dell’ex commissario: presenta la proposta di legge IDV per sopprimere l’istituto delle Province, un provvedimento largamente condiviso in modo trasversale da tutto l’arco parlamentare, ma ciò nonostante incorre in un clamoroso infortunio e viene sonoramente battuto sul campo per l’astensione del PD!!, bastonato e respinto con gravi perdite. Il fatto è successo ieri 5 luglio 2011.
Ringalluzzito dall’esito delle amministrative e dei referendum, il ducetto di Montenero si deve essere incosciamente autoeletto capo dell’Opposizione al Governo. Figuratevi se gli eredi di Gramsci e Togliatti son disposti a mollare un grammo della loro demagogica e dispotica Leadership dei Guastatori Nazionali, per cui lo sprovveduto De Petrus Felix, ha dovuto smettere di ridere, che sembrava ormai vittima di una paresi facciale, ed ha dovuto assumere con Bersani la stessa faccia che usa quando parla di Berlusconi.

Il fatto: L’IDV presenta la proposta per eliminare le Province. Se ne parla da sempre, a lui questa sembra la volta buona, il momento è favorevole, lui sta sulla cresta dell’onda…e ne approfitta per prendersi la paternità della epocale riforma. Non l’avesse mai fatto! I PDini sono insorti come molle compresse, alcuni, altri come morsicati dalla tarantola. Decisione unanime: si vota contro, si vota no. Di Pietro sorpreso ed esterrefatto, “che ce stanno fanno? che ce stanno dicono essi? ma che ciazzecca chi la presenta…?” Quattro ore di conciliabolo, di incontri e di scontri, di suppliche e di minacce. Alla fine, Petruzzo nostro ottiene il massimo che il suo peso politico gli consente: l’astensione del PD. Si va al voto e le cifre sono per lui impietose : provvedimento respinto con 225 contrari (PdL e Lega), 83 a favore e ben 240 astenuti, tra i quali 43 del PdL. Fatevi i conti, il Governo sarebbe stato in minoranza sul provvedimento in oggetto.

L’esito del voto ha scatenato l’ira del lupacchiotto molisano al quale nessuno, credo, riuscirà mai a fargli capire perché tutto ciò sia successo. Il Capogruppo Pd Franceschini gli ha gelidamente fatto sapere che “la sua era una proposta per cancellare la parola province, senza nulla prevedere per il dopo…”. Il segretario Bersani ha rincarato la dose, tentando di fargli capire che il PD sta elaborando una propria proposta “che prevede i meccanismi per l’eliminazione e l’accorpamento delle province, perché non basta dire che si fa, ma bisogna anche indicare il come si fa, perché tra le competenze delle province ci sono cose importanti da gestire….” E non è bastato a mettere sull’avviso Di Pietro neanche l’esplicito “avvertimento” di Walter Veltroni, che dopo essere stato massacrato dai suoi e cacciato a calci per le “prove di dialogo” col Berlusca è rinsavito tornando ad abbeverare il suo purosangue cosacco nelle fontane di S. Pietro, il quale ha affermato senza mezzi termini che “sarebbe stato un grave errore politico votare insieme a PdL e Lega (contro il provvedimento, ndr), soprattutto su un tema come quello dei costi della politica (dove il PD vuol fare il primo della classe, ndr)” Insomma, gli ha fatto capire di ritirarlo, perché comunque non l’avrebbero votato e si sarebbero ritrovati dalla stessa parte della Maggioranza, una jattura assolutamente da evitare.
Ma lui niente, ha insistito ed ha solo ottenuto di poter scrivere la pagina  più nera della sua carriera politica. Poi non ha considerato una cosa. La Lega è un partito fortemente radicato sul territorio, come il PD del resto, e figuriamoci se può accettare di eliminare le province nel momento in cui Calderoli passa le nottate a mangiare anguria ed a scrivere la proposta di legge per dimezzare il numero dei parlamentari ed introdurre il Senato Federale.

Col cavolo che molla le province se non gli danno prima il Senato delle Regioni!!! Quindi Di Pietro, da quel dilettante della politica che non perde occasione di dimostrare di essere è incorso in una serie di errori di valutazione, si è messo tutti contro infliggendosi una punizione esemplare.
A me  il lupacchiotto molisano fa tenerezza per la sua stupidità politica, lui che vorrebbe rovesciare il mondo, per cui gli do un consiglio da amica : stia sempre zitto e non “tocchi” niente nella sala dei bottoni, così nessuno fa a caso a lui e nessuno lo caccia. Ma se si mette a fare Casini col terzo Polo….c’è il rischio che quando il Premier lascerà la politica, e manca pochissimo, lo prendano a calci e per vivere dovrà, almeno per una volta nella sua vita, mettersi a lavorare.


di Caelsius

6 luglio 2011: il web non è morto. Che strano!

Ma come sono bravi i segugi di De Benedetti! Vi ricordate il titolo di un articolo a firma Alessandro Longo apparso lo scorso 28 giugno sul sitoespresso.repubblica.it? No?
Eccolo qua:http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694

"6 luglio. Muore il web italiano". La fine di internet in Italia. Non solo, l'articolo parlava di "Una norma che non esiste in nessun Paese libero", " una forma di censura del web, in nome degli interessi di Mediaset e delle lobby dell'audiovisivo, con il beneplacito del centro destra". Nientemeno! una sorta di complotto Agcom-governo-p4-massoneria-Mediaset per oscurare il web. Un provvedimento liberticida, una "nuova legge bavaglio".

Pronte e immediate le dichiarazioni a lutto e i moti di protesta dei soliti creduloni/pecoroni. Ma in realtà, cosa comporta questa benedetta delibera dell'Agcom in vigore dal 6 luglio, ossia da oggi? Niente di rilevante. L'Agcom avrà solamente il potere di oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza passare da un processo vero, ma solo a fronte di una segnalazione da parte dei detentori di copyright. Il gestore del sito web in questione, ovviamente, potrà opporsi all'oscuramento del sito.

Nessun provvedimento liberticida, né tantomeno "politico". Nessun potere occulto di Mediaset o di lobby vicine al centro-destra per oscurare "pagine o siti di sinistra". Né tantomeno per "uccidere il web italiano", come riportato dal funereo titolo dell'Espresso.

Anche perché non ci vuole una grande memoria per ricordare come l'Agcom, non più di un mese fa, abbia multato la Rai per avere concesso troppo spazio al premier Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale. Da "eroi" e "garanti della democrazia", a "censori" e "servi dei poteri occulti berlusconiani", come è cambiata in fretta l'opinione sugli "sceriffi" dell'Agcom! Stranezze tutte sinistre.

Fatto sta che, con buona pace di chi ha promosso raccolte firme o veglie notturne per celebrare l'"ultima notte del web italiano", è arrivato il 6 luglio ed internet in Italia esiste ancora. Nessun sito è stato oscurato, men che meno blog o siti di sinistra.

Ora, qualcuno ammetterà di aver diffuso stupidaggini? Ma figuriamoci!!

domenica 10 luglio 2011

Decreto Legge recante "misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria".

Decreto Legge recante misure urgenti
per la stabilizzazione finanziaria, il controllo
e la riduzione della spesa pubblica e la promozione
dello sviluppo economico e la competitività del Paese

Roma, 6 luglio 2011
Indice
A. Stop agli automatismi dei tagli lineari
B. Costi della politica
C. Costi degli amministratori
B. e C. Costi della politica e degli amministratori
1. Tempi e modalità applicative
2. Applicazione alle Regioni
3. Stop ai benefit dopo la cessazione della carica
D. Auto blu
E. Pubblico impiego
1. I target di risparmio
2. Le misure potenziali
3. La selettività degli interventi
4. Riallineamento delle retribuzioni pubblico privato
5. Effetti sull’occupazione
6. Dividendo dell’efficienza
7. Lotta all’assenteismo
F. Immobili pubblici
G. Trasparenza per le società a partecipazione pubblica
H. La diffusione della PEC
2
A. Stop agli automatismi dei tagli lineari
IL PRINCIPIO ISPIRATORE DI QUESTA MANOVRA
È LA RESPONSABILIZZAZIONE
L’approccio adottato in questa manovra è quello della responsabilizzazione. Tale
principio viene attuato con tagli mirati e selettivi che i singoli ministri, per le parti
di propria competenza, definiscono e implementano con l’obiettivo di
raggiungere i target di risparmio a loro imputati
Viene altresì procedimentalizzato il controllo sui tagli selettivi
3
B. Costi della politica
CONVERGENZA CON L’EUROPA
Il trattamento economico per i componenti della Camera e del Senato non potrà
superare il costo medio dei parlamentari degli altri Paesi appartenenti all’area
euro
Il trattamento economico per i componenti di altre cariche elettive (Presidenti di
Regioni, Province e Comuni e relativi consiglieri) non potrà superare l’analogo
trattamento economico percepito dai titolari di cariche omologhe degli altri Paesi
appartenenti all’area euro
Si affida all’Istat il compito di fornire gli elementi informativi per attuare questa
disposizione
4
C. Costi degli amministratori
CONVERGENZA CON L’EUROPA E FINE DEI DOPPI INCARICHI
Il trattamento economico degli incarichi di vertice o dei componenti degli
Organismi, Enti o Istituzioni, individuati nell’Allegato A al testo della “Manovra”
(Corte Costituzionale, autorità indipendenti, organi di autogoverno della
magistratura, CNEL, ARAN, Consob, ecc.), nonché i Segretari generali, i Capi
Dipartimento, i Dirigenti di 1ª Fascia e incarichi equiparati nelle Amministrazioni
centrali dello Stato, al pari delle cariche elettive, non potrà superare la media del
trattamento economico percepito dai titolari di posizioni analoghe nei Paesi
dell’area euro
Si affida all’Istat il compito di fornire gli elementi informativi per attuare questa
disposizione
5
B. e C. Costi della politica e degli amministratori
1. Tempi e modalità applicative
La nuova disciplina si applica a partire dai rinnovi delle cariche politiche e degli incarichi
amministrativi
Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della “manovra” sarà istituita una Commissione ad hoc,
presieduta dal Presidente dell’ISTAT, che avrà il compito di raccogliere i dati e le
informazioni più rilevanti per individuare i parametri retributivi – entro il 1° luglio di ogni
anno derivanti dalla media dei trattamenti economici dei titolari di posizioni e incarichi
analoghi nei Paesi dell’area euro, da applicare in sede nazionale ai soggetti indicati nelle
slide precedenti
La Commissione avrà una durata di 4 anni e sarà rinnovata nel 2015
In sede di prima applicazione la Commissione raccoglierà le informazioni e individuerà il
nuovo trattamento economico, riferito all’anno 2010, entro il 31 dicembre 2011
Quindi, a partire dal 1° gennaio 2012, tali disposizioni saranno pienamente operative
6
B. e C. Costi della politica e degli amministratori
2. Applicazione alle Regioni
Le disposizioni generali in materia di riduzione dei costi della politica e
degli incarichi di vertice e per i componenti degli organismi anche
collegiali troveranno applicazione anche alle Regioni ordinarie o a statuto
speciale, nei limiti e nel rispetto dell’autonomia riconosciuta dalla
Costituzione
In particolare, le Regioni a statuto ordinario provvederanno ad
armonizzare i propri ordinamenti entro 60 giorni dall’entrata in vigore
della manovra, mentre quelle a statuto speciale adegueranno la propria
legislazione secondo le norme dei rispettivi statuti
7
B. e C. Costi della politica e degli amministratori
3. Stop ai benefit dopo la cessazione della carica
Tutti i titolari di incarico o carica pubblica, di natura elettiva o per nomina,
compresi quelli degli organi costituzionali, nonché i componenti delle
Giunte e dei Consigli regionali, all’atto della cessazione dell’ufficio, non
potranno più utilizzare immobili, anche ad uso abitativo, né disporre di
mezzi di trasporto, di comunicazione o di informazione appartenenti ad
organismi pubblici. La norma non si applica agli ex Presidenti della
Repubblica
Per quanto riguarda la Camera, il Senato e la Corte costituzionale,
nell’ambito dell’autonomia che gli è riconosciuta costituzionalmente,
questi assumeranno le iniziative più opportune per limitare nel tempo i
benefits riconosciuti ai Presidenti dopo la cessazione della loro carica
8
B. e C. Costi della politica e degli amministratori
3. Stop ai benefit dopo la cessazione della carica
Le disposizioni in materia di sicurezza nazionale o di protezione personale
per la specificità e la natura dell’incarico sono salvaguardate
Tali norme costituiscono principio di coordinamento della finanza
pubblica cui le Regioni si adegueranno con le modalità riconosciute dalla
Costituzione
9
D. Auto blu
NON MAKE MA BUY TRASPARENZA E RESPONSABILIZZAZIONE
Su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione
sono disposte, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, le
modalità e i limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne
numero e costo
Le auto ad oggi in servizio possono essere utilizzate solo fino alla loro
dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite
La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1.600 cc
Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato, ai Presidenti del
Senato, della Camera e della Corte costituzionale, al Presidente del
Consiglio e le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica
sicurezza
10
E. Pubblico impiego
1. I target di risparmio
CONVERGENZA CON IL SETTORE PRIVATO
La manovra finanziaria per il settore del pubblico impiego prevede
risparmi in termini di indebitamento netto non inferiori a:
– 30 milioni di euro per l'anno 2013
– 740 milioni di euro per l'anno 2014
– 340 milioni per l'anno 2015
– 370 milioni dal 2016
Le misure di riduzione della spesa sono attivate mediante decreto su
proposta dei ministri per la pubblica amministrazione e l'innovazione e
dell'economia e delle finanze
11
E. Pubblico impiego
2. Le misure potenziali
Queste misure di riduzione della spesa potranno riguardare:
2.a. La proroga delle limitazioni alle assunzioni nelle amministrazioni
dello stato, nelle agenzie fiscali e negli enti pubblici non economici.
Sono esclusi dal blocco i Corpi di Polizia e i Vigili del fuoco. In
pratica per il 2014 le assunzioni possibili rimangono limitate al 20
per cento delle cessazioni invece di passare al 50 per cento come
previsto dalla normativa vigente
2.b. La proroga fino al 31 dicembre 2014 del blocco delle retribuzioni
2.c. La fissazione delle modalità di calcolo relative all'erogazione
dell'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 20152017
12
E. Pubblico impiego
2. Le misure potenziali
2.d. La semplificazione, il rafforzamento e l'obbligatorietà delle procedure
di mobilità del personale delle pubbliche amministrazioni
2.e. Ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e riqualificazione
della spesa (auto blu, lotta all'assenteismo, estesa anche al personale
del comparto sicurezzadifesa non impegnato in attività operative o
missioni)
13
E. Pubblico impiego
3. La selettività degli interventi
Nell'ambito degli interventi sul blocco parziale del turn over sono possibili
anche interventi selettivi che tengano conto dell'esigenza di valorizzare e
incentivare l'efficienza di determinati settori
Ciò vale anche per il blocco delle retribuzioni, in questo caso la norma
prevede una consultazione con le confederazioni sindacali maggiormente
rappresentative del pubblico impiego
Si sottolineano la flessibilità dell'intervento e la possibilità di compensare
una misura con un'altra
14
E. Pubblico impiego
4. Riallineamento delle retribuzioni pubblico privato
Retribuzioni di fatto nella PA e nel privato
Indici, base 2000=100
La figura confronta l’andamento delle
retribuzioni procapite di fatto del settore
pubblico con quelle del privato e con
135 l’andamento dell’inflazione (numero indice
140
145 Amm. Pubbliche
Settore privato
Inflazione
l andamento dell inflazione prezzi al consumo fino al 2010 e previsione
IPCA per gli anni successivi)
Per il settore pubblico, i valori dal 2011
120
t ti t ti f i t t
125
130
sono stati tenuti fermi, coerentemente con
gli effetti del DL 78/2010 e del decreto
legge appena approvato
110 Per il settore privato si è simulata
115
Valori simulati
l’applicazione del nuovo accordo di
regolazione salariale, basato sull’IPCA
netto energia ed applicato a retribuzioni
convenzionali
100
105
’00 ’01 ’02 ’03 ’04 ’05 ’06 ’07 ’08 ’09 ’10 ’11 ’12 ’13 ’14
Fonte: Elaborazioni Aran su dati Istat, contabilità nazionale
Il grafico mostra la piena convergenza tra le due curve, con valori praticamente coincidenti al 2014. Le misure adottate
potranno avere l’effetto di riassorbire completamente il differenziale di crescita che ha visto, nel periodo 20002010,
15
incrementi retributivi nel settore pubblico più sostenuti di quelli di cui ha beneficiato il settore privato
E. Pubblico impiego
5. Effetti sull’occupazione
Negli anni 2008 e 2009 il personale si è già ridotto di circa 74.000 occupati
(scendendo a 3.493.481 unità da 3.572.317 del 2007, comprensivi anche dei
dipendenti con contratti flessibili)
Ci attendiamo che gli interventi già presi in materia di blocco parziale e selettivo
del turnover, contratti di lavoro flessibile, collocamento a riposo potrebbero
portare, nel 2014, il numero di dipendenti del settore pubblico sotto i 3,3
milioni di unità
Nel periodo 20082014, le misure complessivamente adottate porteranno
quindi a una riduzione stimabile in oltre 300 mila unità ( 8%)
16
E. Pubblico impiego
6. Dividendo dell’efficienza
Il dividendo dell’efficienza, già previsto dalla normativa vigente e dall'accordo
firmato tra Governo e Sindacati il 4 febbraio u.s., viene rideterminato e
procedimentalizzato dalla manovra
Le amministrazioni possono adottare entro il 31 marzo di ogni anno piani
triennali di razionalizzazione e riqualificazione della spesa
I piani potranno riguardare il riordino e la ristrutturazione amministrativa, la
semplificazione e la digitalizzazione, la riduzione dei costi della politica e di
funzionamento, ivi compresi gli appalti di servizio, gli affidamenti alle partecipate
e il ricorso alle consulenze attraverso persone giuridiche
I piani dovranno indicare la spesa sostenuta a legislazione vigente per ciascuna
delle voci di spesa interessate e i correlati obiettivi in termini fisici e finanziari
17
E. Pubblico impiego
6. Dividendo dell’efficienza
In relazione ai suddetti piani, le eventuali economie aggiuntive
effettivamente realizzate rispetto a quelle già previste dalla normativa
vigente e di quelle previste dalla manovra per il miglioramento dei saldi di
finanza pubblica possono essere utilizzate annualmente, nell’importo
massimo del 50%, per la contrattazione integrativa, di cui il 50% destinato
alla erogazione dei premi previsti dall’art. 19 del D.Lgs. 27 ottobre 2009, n.
150
La restante quota è versata annualmente dagli enti e dalle
amministrazioni dotate di autonomia finanziaria ad apposito capitolo
dell’entrata del bilancio dello Stato
La norma prevede delle garanzie per la verifica dell'effettivo risparmio
18
E. Pubblico impiego
6. Dividendo dell’efficienza
Le risorse aggiuntive possono essere utilizzate solo se dalle
amministrazioni interessate è accertato a consuntivo, con riferimento a
ciascun esercizio, il raggiungimento degli obiettivi fissati per ciascuna
delle singole voci di spesa previste nei piani
I risparmi sono certificati, ai sensi della normativa vigente, dai competenti
organi di controllo
Per la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri la verifica viene
effettuata dal Ministero dell'economia e delle finanze Dipartimento della
Ragioneria generale dello Stato per il tramite, rispettivamente, dell’ufficio
bilancio e ragioneria e degli uffici centrali di bilancio e dalla Presidenza del
Consiglio – Dipartimento della funzione pubblica
19
E. Pubblico impiego
7. Lotta all’assenteismo
Le pubbliche amministrazioni dispongono il controllo sulle assenze per
malattia dei dipendenti, valutando la condotta complessiva del
dipendente e gli oneri connessi all’effettuazione della visita, tenendo
conto dell’esigenza di contrastare e prevenire l’assenteismo
Il controllo è, in ogni caso, richiesto sin dal primo giorno quando l’assenza
si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative
20
E. Pubblico impiego
7. Lotta all’assenteismo
Le fasce orarie di reperibilità entro le quali devono essere effettuate le
visite di controllo e il regime delle esenzioni dalla reperibilità sono stabiliti
con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione
Qualora il dipendente debba allontanarsi dall’indirizzo comunicato
durante le fasce di reperibilità per effettuare visite mediche, prestazioni o
accertamenti specialistici o per altri giustificati motivi, che devono essere,
a richiesta, documentati, è tenuto a darne preventiva comunicazione
all’amministrazione
21
E. Pubblico impiego
7. Lotta all’assenteismo
Nel caso in cui l’assenza per malattia abbia luogo per l’espletamento di visite,
terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici l’assenza è giustificata
mediante la presentazione di attestazione rilasciata dal medico o dalla struttura,
anche privata, che ha svolto la visita o la prestazione
Il decreto estende anche al personale del comparto sicurezza e difesa non
impegnato in attività operative o missioni la normativa delle fasce di reperibilità
La manovra aggiunge un ulteriore tassello alla lotta all'assenteismo,
responsabilizzando di più le amministrazioni e in particolare la dirigenza
concentrando le visite di controllo sui casi più esposti all'abuso e rendendole
obbligatorie nei giorni che precedono o seguono i giorni festivi
22
F. Immobili pubblici
PRIVATIZZARE E VALORIZZARE
IL PATRIMONIO RESIDENZIALE PUBBLICO
Attraverso il rilancio della collaborazione istituzionale tra il Governo e le
Regioni si promuovono la razionalizzazione della gestione del patrimonio
residenziale pubblico e la sua dismissione
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro per i rapporti
con le regioni promuovono in Conferenza unificata la conclusione di
accordi con le Regioni e gli enti locali volti a semplificare le procedure di
alienazione degli immobili di proprietà degli IACP e la dismissione e la
razionalizzazione del patrimonio di questi ultimi anche attraverso la
promozione di fondi immobiliari
23
G. Trasparenza per le società
a partecipazione pubblica
PIÙ TRASPARENZA
È previsto che, entro tre mesi dall’ entrata in vigore del decreto, tutti gli
enti e gli organismi pubblici inseriscano sul proprio sito istituzionale,
curandone altresì il periodico aggiornamento:
– un elenco delle società di cui detengono, direttamente o indirettamente,
quote di partecipazione anche minoritaria, indicandone l’entità
– una rappresentazione grafica che evidenzi i collegamenti tra l’ente o
l’organismo e le società, ovvero tra le società controllate, indicando se
nell’ultimo triennio dalla pubblicazione le singole società abbiano
raggiunto il pareggio di bilancio
24
H. La diffusione della PEC
Sono previsti meccanismi di tipo economico tesi a favorire il possesso e
l’utilizzo dell’indirizzo di posta elettronica certificata da parte degli
avvocati
La mancata indicazione, da parte dei difensori, del proprio indirizzo
PEC è sanzionata con una maggiorazione del 50% del contributo
unificato da corrispondere
In materia di contenzioso previdenziale e di giustizia tributaria, per
assicurare l’efficienza e la celerità dei relativi processi, viene previsto
che le comunicazioni possano essere effettuate anche mediante
l’utilizzo della PEC
25
Presidenza del Consiglio dei ministri
Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione
Corso Vittorio Emanuele, 116
00186 Roma
http://www.innovazionepa.gov.it