Il futuro ha due bellissime figlie: lo sdegno e il coraggio... Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
sabato 18 febbraio 2012
mercoledì 15 febbraio 2012
La situazione precipita nonostante Monti.
Libertà economica, l'Italia in caduta libera: 92a al mondo
L'Index of Economic Freedom registra uno slittamento di cinque posti
Nel 2012 l’Italia vede ulteriormente scendere la sua libertà economica. Secondo la classifica annuale Heritage Foundation-Wall Street Journal, di cui l’Istituto Bruno Leoni è partner, il nostro Paese si ferma al 58,8 per cento, 1,5 punti percentuali in meno dell’anno scorso, conquistando la 92ma posizione (cinque in meno rispetto al 2011). L’Italia è classificata penultima nella graduatoria dei Paesi europei: peggio di noi solo la Grecia. Si tratta del terzo anno consecutivo nel quale si registra una riduzione della libertà economica italiana. Questa volta, a incidere negativamente sono soprattutto l’aumentare della corruzione percepita e l’incapacità, nonostante le diverse manovre, di mantenere sotto controllo le finanze pubbliche, incidendo sullo stock del debito. Più in generale, i punti strutturalmente deboli per la libertà economica nel nostro Paese stanno nella spesa pubblica (valutata ad appena il 19,4 per cento, 9,2 punti in meno dell’anno scorso) e la libertà del lavoro (43 per cento), oltre alla più ampia incertezza del quadro normativo e all’insostenibile pressione fiscale.
Commenta il Presidente dell’Istituto Bruno Leoni, Nicola Rossi: “La stampa riporta, pressoché quotidianamente, nuove ipotesi allo studio per stimolare la crescita italiana ormai scomparsa da oltre un ventennio ma – com’è noto – non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere: la strada per ritrovare la crescita è scritta infatti con chiarezza e da anni nella graduatoria dell’Index of Economic Freedom. In particolare, il governo italiano – che si propone di fare «un decreto al mese» per rilanciare la crescita – forse potrebbe fermarsi a riflettere: tutto lascia pensare che non sia quella la strada giusta”.
Il calo italiano si colloca in un contesto globale che, pure, sconta una crisi della libertà economica, frutto della reazione keynesiana di molti Paesi (specie nel mondo sviluppato) alla recessione. È proprio l’aumento della spesa pubblica, infatti, ad aver determinato l’interruzione di una tendenza verso la maggiore libertà economica nel mondo che si era manifestata quasi ininterrottamente da quando la redazione dell’Indice è iniziata, 18 anni fa, fino al 2008.
“A dispetto delle letture neokeynesiane, resta robusta l’evidenza della correlazione tra la libertà economica e la crescita, da un lato, e la riduzione della povertà, dall’altro. A questo proposito, è significativo che la classifica della libertà economica di quest’anno veda il ritorno del Cile e l’ingresso delle Mauritius fra i 10 Paesi più liberi al mondo”, nota il Direttore Generale dell’IBL Alberto Mingardi.
La classifica è ancora una volta guidata da Hong Kong, Singapore e Australia, mentre gli Stati Uniti occupano la decima posizione. All’interno dell’Unione Europea, il Paese più libero è l’Irlanda (76,9 per cento, nona posizione), mentre il meno libero è la Grecia (55,4 per cento, 119ª posizione). L’Italia è penultima tra gli Stati membri dell’UE.
L’Indice della libertà economica è costruito attraverso dieci indicatori sintetici che, sulla base dei dati forniti dalle maggiori organizzazioni internazionali, consentono di “schematizzare” la libertà economica, attraverso una serie di variabili che misurano l’invadenza dello Stato (come la pressione fiscale e la spesa pubblica), la qualità della regolamentazione e la certezza del diritto, l’autonomia degli attori economici nel condurre le loro attività (per esempio il mercato del lavoro o gli adempimenti necessari ad avviare o condurre attività produttive), la qualità del sistema giudiziario, la corruzione, eccetera.
L’Indice della libertà economica è scaricabile integralmente sul sito www.heritage.org/index. La scheda relativa all’Italia è disponibile, in italiano, anche sul sito dell’Istituto Bruno Leoni www.brunoleoni.it.
Commenta il Presidente dell’Istituto Bruno Leoni, Nicola Rossi: “La stampa riporta, pressoché quotidianamente, nuove ipotesi allo studio per stimolare la crescita italiana ormai scomparsa da oltre un ventennio ma – com’è noto – non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere: la strada per ritrovare la crescita è scritta infatti con chiarezza e da anni nella graduatoria dell’Index of Economic Freedom. In particolare, il governo italiano – che si propone di fare «un decreto al mese» per rilanciare la crescita – forse potrebbe fermarsi a riflettere: tutto lascia pensare che non sia quella la strada giusta”.
Il calo italiano si colloca in un contesto globale che, pure, sconta una crisi della libertà economica, frutto della reazione keynesiana di molti Paesi (specie nel mondo sviluppato) alla recessione. È proprio l’aumento della spesa pubblica, infatti, ad aver determinato l’interruzione di una tendenza verso la maggiore libertà economica nel mondo che si era manifestata quasi ininterrottamente da quando la redazione dell’Indice è iniziata, 18 anni fa, fino al 2008.
“A dispetto delle letture neokeynesiane, resta robusta l’evidenza della correlazione tra la libertà economica e la crescita, da un lato, e la riduzione della povertà, dall’altro. A questo proposito, è significativo che la classifica della libertà economica di quest’anno veda il ritorno del Cile e l’ingresso delle Mauritius fra i 10 Paesi più liberi al mondo”, nota il Direttore Generale dell’IBL Alberto Mingardi.
La classifica è ancora una volta guidata da Hong Kong, Singapore e Australia, mentre gli Stati Uniti occupano la decima posizione. All’interno dell’Unione Europea, il Paese più libero è l’Irlanda (76,9 per cento, nona posizione), mentre il meno libero è la Grecia (55,4 per cento, 119ª posizione). L’Italia è penultima tra gli Stati membri dell’UE.
L’Indice della libertà economica è costruito attraverso dieci indicatori sintetici che, sulla base dei dati forniti dalle maggiori organizzazioni internazionali, consentono di “schematizzare” la libertà economica, attraverso una serie di variabili che misurano l’invadenza dello Stato (come la pressione fiscale e la spesa pubblica), la qualità della regolamentazione e la certezza del diritto, l’autonomia degli attori economici nel condurre le loro attività (per esempio il mercato del lavoro o gli adempimenti necessari ad avviare o condurre attività produttive), la qualità del sistema giudiziario, la corruzione, eccetera.
L’Indice della libertà economica è scaricabile integralmente sul sito www.heritage.org/index. La scheda relativa all’Italia è disponibile, in italiano, anche sul sito dell’Istituto Bruno Leoni www.brunoleoni.it.
di Claudio Soliani
lunedì 13 febbraio 2012
In risposta alle esternazioni del Sig. Mauro Libè.
Parma, 12/02/12
Non sappiamo con certezza se il Sig. Mauro Libè abbia delle
compartecipazioni in aziende agricole o allevamenti di mucche da latte, ma
dalle sue ripetute esternazioni contro le quote latte ci dobbiamo chiedere
perché sia così spaventato e preoccupato dalle indagini che la sezione dei
Carabinieri del ministero dell’Agricoltura ha compiuto in tutta Italia. Viene
lecito fare alcune considerazioni; è possibile:
- che abbia interessi in una di quelle stalle che erano site in Piazza Navona, notoriamente conosciuta come area agricolo-commercial-turistica?
- che sia socio in qualche cooperativa che importa latte dall’estero, consapevole che non si conoscono le reali caratteristiche organolettiche di quei prodotti?
- che sia stato eletto con i voti di quegli allevatori che continuano a produrre il latte in nero?
- che faccia parte di quella schiera di politici che sta tentando il lecito e l’illecito per “rifarsi una verginità”, dato che, nel suo nuovo ruolo all’interno della Commissione Affari Costituzionali, “vuole contribuire a creare un sistema di pubblica amministrazione in grado di prendere decisioni in nome del bene comune e non nell’interesse di qualche gruppo di pressione”?
- che forse le mucche gli servano più da macello (chiara l’allusione?) che per produrre latte?
Sulla base di queste considerazioni ci rendiamo conto delle
motivazioni per cui l’Udc appoggia un governo spacciato per salva Italia, ma
che sta ammazzando gli italiani e il contributo dato al fallimento del Comune
di Parma. Perché, voi che vi proponete come paladini di giustizia (svuotando le
carceri), di moralità (si ricorda vero del suo collega Cosimo Mele) ed equità
(spremendo le tasche del ceto medio, dei pensionati e dei lavoratori soprattutto
del Nord) , che accusate sistematicamente gli altri anche dei vostri fallimenti
(Varazzani), che parlate di consulenze e contratti finiti su binari morti e di
opacità che meritano piena luce, nei quattro anni di compiacente partecipazione
all’amministrazione di Parma non avete mosso un dito per rivelare e correggere
tali situazioni di cui eravate perfettamente a conoscenza e silenziosi
comprimari? Perché avete tanta paura della verità? Probabilmente ha ragione il
saggista e poeta Karl Kraus: Chi mai vorrà cacciar via un errore che lui stesso
ha messo al mondo, per sostituirlo con una verità adottata?
On. Fabio Rainieri Deputato della Lega Nord Padania
Segretario Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati
Membro della Commissione Anticontraffazioni del Parlamento
Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma città della Lega Nord Padania
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