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sabato 12 marzo 2011

Questo é il futuro che stiamo costruendo per i nostri figli?

Si chiama Abdel Hamid Shaari, 63 anni, tra i fondatori dell’Istituto Islamico di Viale Jenner, centro di preghiera tra i più discussi e con più inquisiti per terrorismo al suo interno. 
Sarà lui il candidato sindaco della lista islamica “Milano Nuova” alle comunali 2011, con il beneplacito e il plauso del candidato della sinistra, Giuliano Pisapia:"La lista è utile alla costruzione di una Milano più accogliente e più democratica, sicuramente meno discriminatoria. Proporre una lista interetnica significa voler partecipare attivamente alla vita cittadina senza discriminazioni, ma creando invece più coesione sociale e politica".
Vediamo come questo signore può rendere più "accogliente e democratica" la città di Milano. Ecco un breve sunto del suo "curriculum": Pur non essendo stato mai indagato, Shaari è stato spesso lambito da episodi poco limpidi. Di origine libica giunge in Italia nel '67, quando si iscrive al Politecnico di Milano, poi si laurea in ingegneria. Risale agli anni dell'università anche la riscoperta dell'Islam.
Nel '89 insieme a Ahmed Nassreddin e Sa'ad Abu Zeid fonda l'ormai celebre Istituto culturale islamico di viale Jenner. Celebre in senso negativo, ovviamente, visto le indagini per terrorismo che lo hanno interessato.
Un imam di tale istituto, solo pochi anni dopo, viene ucciso in uno scontro a fuoco al confine della Bosnia, secondo Digos e Nocs  alcuni membri dell'istituto di viale Jenner collaborano con la resistenza arabo-bosniaca, e anzi l'istituto è una delle più importanti basi di Gama' a al-Islamiyya, un gruppo politico con tendenze terroristiche: e il 26 giugno '95 scatta per questo l'Operazione Sfinge, con 72 indagati (dopo cinque anni tutti assolti).
 Nel 2005, dopo le dichiarazioni di un “pentito” della rete di Al Qaeda, i carabinieri arrestano 12 persone: la moschea è di nuovo indicata come la base del gruppo, che pianificava attentati contro questura, comando dei carabinieri, aeroporto di Linate e ambasciata tunisina. Ispiratore (con un vero e proprio “lavaggio di cervello” sui fedeli) e coordinatore del gruppo è l'imam della moschea, Abu Imad. Ad aprile 2010, Imad viene condannato a 3 anni e 8 mesi per associazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo in cassazione, ma viene allontanato dalla moschea, di cui è guida spirituale, solo lo scorso febbraio. Ed è, ancora, un fedelissimo del centro di viale Jenner Mohammed Game, il kamikaze libico che si fece esplodere davanti la caserma Santa Barbara nel 2009. 
 Un “infiltrato” nel centro islamico racconta che "già nel 2001, a ridosso dell'11 settembre, nel centro islamico venivano vendute videocassette dal contenuto “forte”. C'era un'intervista a Bin Laden di Al Jazeera, così come libri; c'erano le registrazioni di esecuzioni operate dai terroristi ceceni. 
C'era anche la registrazione, soprattutto, di un incontro tenuto nello stesso centro. Il titolo era “Terrorizzare è dovere religioso, assassinare è tradizione". Il contenuto di quest'ultimo video è inequivocabile: "Si parlava di Islam come religione della forza, del dovere del musulmano di essere terrorista, dei “nostri ignoranti imam, non appena si sentono accusare che l'Islam si era diffuso con la spada, si affrettano a negarlo per affermare che la nostra è una religione di pace”.
E questo è quanto, aggiungo un'intervista molto illuminante rilasciata da un rappresentante della comunità musulmana di Roubaix (Francia) Mohamed Salaui, al giornalista franco-algerino Philippe Aziz che l'ha inserita nel suo recente libro "Le Paradoxe de Roubaix". Roubaix è una citta per oltre il 60% mussulmana.
Questo é il futuro che stiamo costruendo per i nostri figli?

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