“La Corte Costituzionale dichiara che non spettava all’autorità giudiziaria ed in particolare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona di far eseguire, il 18 settembre 1996, la perquisizione del locale nella disponibilità del parlamentare Roberto Maroni”. Questa è la sintesi, nonché lo stralcio finale, della sentenza della Corte Costituzionale numero 58 dell’anno 2004, che in pratica chiarisce come il pubblico ministero Guido Papalia, alla ricerca di materiale più o meno significativo o compromettente sulla “Guardia Nazionale Padana”, abbia commesso un reato ordinando la perquisizione dei locali di via Bellerio. La famosa perquisizione in cui leggenda narra che Roberto Maroni abbia morso un polpaccio ad un poliziotto.
La Corte Costituzionale, riconoscendo che una delle stanze da perquisire fosse da considerarsi ufficio dell’onorevole Maroni, ha stabilito che l’autorità giudiziaria avrebbe dovuto agire soltanto in seguito all’autorizzazione della Camera.
E’ importante ricordarlo, perché lo stesso Maroni è stato condannato in tutti e tre i gradi di giudizio, e quindi in via definitiva, per resistenza a pubblico ufficiale. Stessa sorte toccata tra gli altri a Bossi, assolto in Appello, e Davide Caparini e Roberto Calderoli, “salvati” dalla prescrizione. Ma se è vero che la Corte di Cassazione che ha condannato Maroni ha stabilito con una certa chiarezza che l’atteggiamento dei pubblici ufficiali non fosse né provocatorio né “oggettivamente ingiusto”, stigmatizzando quindi la reazione dei parlamentari e militanti leghisti presenti, è altrettanto vero che la Corte Costituzionale ha chiarito come l’ordine del pm Papalia non sarebbe dovuto neppure partire. Una perquisizione eseguita con la forza è configurabile come reato di violazione di domicilio e violenza privata, ma nel caso in questione si potrebbe addirittura ipotizzare l’attentato alla Costituzione.
Come ha pagato il pm Papalia? Con la nomina a capo della Procura Generale di Brescia nel 2008. Un premio. Era già capo della Procura Generale di Verona, ma per continuare la sua “onorata” carriera al vertice ha dovuto cambiare città dopo otto anni, in virtù del decreto Mastella che obbliga i responsabili degli uffici giudiziari a lasciare l’incarico dopo un tale lasso di tempo.
Mentre si discute sulla legittimità di parlamentari condannati in via definitiva, in troppi tacciono sui magistrati che sbagliano ma non pagano mai, o meglio fanno carriera. Guido Papalia, considerato da certi ambienti di sinistra come uno “dei più retti e giusti magistrati”, si è più volte in realtà dimostrato uno dei magistrati più politicamente schierati (a sinistra): lo dimostrano le inchieste-persecuzioni su Franco Freda e sul Fronte Nazionale, l’attacco alla campagna anti-nomadi della Lega, l’inchiesta nei confronti dei militanti di Forza Nuova in seguito ad un’irruzione in diretta durante un dibattito televisivo in cui era presente Adel Smith.
fonte "questa è la sinistra Italiana"
Articolo molto istruttivo, sul dove sta il giusto e dove lo sbagliato!
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