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sabato 16 aprile 2011

Gambizzato vicepresidente Casa Pound.

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Andrea Antonini, consigliere romano della XX circoscrizione e vicepresidente di Casa Pound, è stato gambizzato ieri mentre camminava per le strade della capitale.
Due uomini in motorino lo hanno affiancato mentre si trovava in Via Flaminia e hanno esploso due colpi, ferendolo.
L’uomo, che è già stato dimesso dall’ospedale, non era in pericolo di vita. Antonini è consigliere di centro destra nella XX circoscrizione di Roma, quella di Tor di Quinto-Vigna Clara, e ha una delega allo sport.

Se fosse stato gambizzato un qualche esponente di un centro sociale a quest'ora ci sarebbe speciali su ogni rete televisa e sarebbe già martire nazionale!  Vergogna!

Per chi ama la democrazia e la libertà, ha nel suo animo un sentimento che si chiama libertà di tutti e per tutti e la ricerca continua di tutte quelle libertà di cui ha bisogno l'uomo nella sua continua crescita.

venerdì 15 aprile 2011

Notizie da Parma. Banca Monte.

Suicidio di una Fondazione.
Negli ultimi anni Parma è assunta all’onore delle cronache economico-finanziarie nazionali più per situazioni “sconvenienti” che per operazioni brillanti: crac Parmalat, bond equivalenti a carta straccia, Tep-Mb, Stt-Spip, fallimento Banca Monte per nominare solo le principali.
Per quanto riguarda quest’ultima, si sono verificate tutte le funeste previsioni che noi della Lega e alcuni consiglieri assieme ai consulenti stessi della Fondazione avevamo più volte sottolineato, allarmati dalle criticità della conduzione sia della banca che della Fondazione e dalle sconsiderate operazioni finanziarie deliberate che, inevitabilmente, hanno portato alla perdita dell’ultima banca a carattere locale esistente ancora sul territorio. L’ingresso di un grande gruppo bancario come Intesa-San Paolo, porterà sicuramente alla salvaguardia dei posti di lavoro e alla ripresa delle funzioni che hanno da sempre contraddistinto la Banca Monte: il finanziamento delle attività produttive e delle famiglie del territorio. Ma questo non può e non deve porre in secondo piano il fallimentare operato dell'attuale proprietà, cioè della Fondazione Banca Monte; vogliamo ricordare  per l’ennesima volta che, nonostante i pareri contrari di un paio di consiglieri, le azioni intraprese negli ultimi tre anni dalla dirigenza della Fondazione hanno portato alla perdita quasi totale del patrimonio della Fondazione stessa, oltre ad impoverire la città dell’abituale contributo annuo che si aggirava sui 15 milioni di euro. In pratica, dai 450 milioni di euro che era il valore del patrimonio stimato tre anni fa con l’uscita di Banca MPS, dopo l’ingresso di Banca Intesa e con l’inevitabile aumento di capitale richiesto da Banca d’Italia, il patrimonio residuo scenderà, nella più ottimistica delle ipotesi, a circa 80 milioni di euro; ci chiediamo: se in tre anni la Fondazione è riuscita a disperdere un patrimonio di 370 milioni di euro, in quanti mesi dilapiderà i residui 80 milioni? Riteniamo che riusciranno a stabilire un nuovo record se diamo la giusta importanza alle manovre che si stanno attuando dietro le quinte per far sì che, anche dopo il prossimo rinnovo del consiglio di amministrazione della Fondazione, “i burattinai” rimangano gli stessi, soprattutto quelli che dapprima hanno cercato di screditare ed affossare le nostre tesi per poi sposarle, a danno compiuto, un anno dopo. Esiste un ulteriore pericolo: la delegittimazione dell’azione di responsabilità che alcuni consiglieri di Fondazione hanno mosso contro la precedente dirigenza di Banca Monte; a tal proposito ci sembra alquanto strano che in sede di CdA di Fondazione, a fronte di una azione legalmente e moralmente sacrosanta, un consigliere abbia votato contro e il presidente si sia astenuto: solidarietà verso i colpevoli? E questo dopo l’arrivo delle sanzioni pecuniarie che la Banca d’Italia ha comminato solo ai consiglieri della banca nominati dal maggior azionista: Fondazione Banca Monte; più indicazione di colpevolezza di così!!!! La partita non è ancora finita: sicuramente emergeranno altri debiti (ricordiamo che il bilancio 2010 si è chiuso con un deficit consolidato di 60 milioni di euro e che nessuno è in grado di fare una previsione sul 2011) e si cercherà di far scendere il silenzio sui singoli responsabili; ma la Lega Nord vigilerà continuamente affinché si arrivi a cambiare effettivamente pagina e a ridare un’immagine di efficienza e trasparenza non solo alla Fondazione ma a tutta la città.

Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma della Lega Nord

La maggioranza incassa il processo breve l’opposizione i colpi dei franchi tiratori

di Lucia Bigozzi14 Aprile 2011

Il via libera della Camera al processo breve dice due cose. Sul piano politico conferma che la maggioranza c’è e in Parlamento ha i numeri. Sul piano tecnico passa un provvedimento che da un lato l’Europa ci impone, dall’altro rappresenta una battaglia di principio contro i processi-lumaca, gli stessi per i quali lo Stato paga 118 milioni di euro di risarcimento alle vittime dei ritardi di una giustizia inefficiente. Ai quali si aggiungono le cause intentate per la lentezza dei rimborsi, come indica il dossier del Centro studi di Montecitorio. E non è che si può non fare una norma che l’Europa ci impone e che serve ai cittadini perché in mezzo ci sono anche i processi di Berlusconi il quale è sì il premier ma è pure un italiano come tutti gli altri.
In tutta questa vicenda c’è molta strumentalizzazione ed è la storia, tribolata, della norma a dimostrarlo: un anno di stop and go, polemiche a non finire manifestazioni di piazza e barricate dalle opposizioni, compresi i finiani che prima dell’uscita dal Pdl hanno condizionato dall’interno l’iter del provvedimento, poi dall’esterno facendo muro insieme a Casini, Bersani e Di Pietro. Una norma uscita dal Senato e profondamente modificata alla Camera con una mediazione lunga e difficile sui contenuti (e dunque frutto di una mediazione politica alla quale il centrodestra non si è sottratto) nella quale, al netto dei contenuti, si è innestata l’ennesima ‘crociata’ anti-berlusconiana degli avversari vecchi e nuovi.
Dalla norma ad personam o salva-Berlusconi in giù, in questi lunghi mesi dentro e fuori il Parlamento se ne sono viste e sentite di tutti i colori e il punto è sempre lo stesso: togliere di mezzo il Cav. non per via politica ma per via giudiziaria e la via maestra che così ostinatamente il fronte delle opposizioni ha cercato di perseguire, ad esempio nel processo Mills sbandierato come la ‘prova regina’ della legge ad personam, è portare il premier in tribunale e ad una sentenza di condanna in primo grado per impostare su questo l’ennesima grancassa mediatica finalizzata a indebolirne l’immagine da qui alle elezioni politiche che, a questo punto, visti i numeri di ieri in Parlamento, sembrano rinviate al 2013. Si può forse contestare la tempistica del provvedimento (in Parlamento) ma non la sua necessità, tantomeno aizzare la piazza come accaduto nelle settimane scorse e pure ieri davanti a Montecitorio dove il popolo indignato a prescindere ha ripetuto il solito cliché: morte al tiranno. Arrivando perfino a strumentalizzare il dolore di chi nella tragedia di Viareggio o nel terremoto dell’Aquila ha perso familiari e amici sostenendo che con questa legge i responsabili resteranno impuniti.
Alla Camera la maggioranza ha superato lo scoglio forse più temuto: con 314 sì e 296 no l’Aula ha approvato il disegno di legge che ora torna al Senato. Non solo ma ha incassato otto voti in più rispetto a quelli di Pdl, Lega e Responsabili nel passaggio più delicato di tutta la giornata: il voto a scrutinio segreto chiesto e ottenuto dal Pd su un emendamento all’articolo 3 del ddl, quello sulla riduzione dei tempi della prescrizione. Otto voti arrivati dalle file dell’opposizione rivelando se mai ce ne fosse stato bisogno da un lato la debolezza dell’opposizione e la linea perseguita dalla sinistra in tutti questi mesi, dall’altro che poi questa norma alla fine cosìm deleteria per il Paese non è. Otto voti che hanno scatenato la bagarre fuori e dentro l’Aula.
L’attenzione si è appuntata sui finiani e in particolare sui moderati, i parlamentari vicini a Urso e Ronchi sempre più insofferenti per la gestione del partito (leggi Bocchino). Entrambi hanno smentito parlando di “falsità” ma i ‘sospetti’dell’ala oltranzista di Fli restano e su questo ieri si è innestato un’altra bagarre futurista. Tuttavia c’è anche chi, in Transatlantico, dava per certo i voti non solo di alcuni finiani ma pure di qualche deputato centrista e democrat.    
Al netto delle congetture, i risultati parlano da soli. Non c’è dubbio che per il Cav. e la maggioranza quella di ieri sia stata una vittoria, politica e di prospettiva. Lo segnalavano in molti nei commenti durante la maratona a Montecitorio sottolineando come adesso il centrodestra possa procedere sulla via delle riforme. La stessa indicazione arrivata dal premier che ai suoi ha ribadito: ora andiamo avanti come un treno.
Che Berlusconi veda ormai come certo il traguardo naturale di questa legislatura, nel 2013, è un fatto che nelle file della maggioranza viene dato per assodato e che lui stesso ieri avrebbe confermato commentando l’esito del voto a Montecitorio. Ma è pur vero che in questa fase nel Pdl si sono rimesse in moto le correnti e le cene, le riunioni, i summit più o meno carbonari di questi giorni dicono che nel partito si è riaperta la corsa al dopo. E non è certo passato inosservato il ragionamento che lo stesso premier ha fatto incontrando alcuni giornalisti stranieri, ventilando l’ipotesi futura di un suo passo indietro, rilanciando Angelino Alfano come suo successore e candidando Gianni Letta al Quirinale. Ipotesi rilanciata dal Wall Street Journal che, sul suo sito web annuncia l'intenzione del Cavaliere di farsi da parte. '”Se ci sarà bisogno di me come padre nobile, sono disponibile. Potrei essere capolista, ma non voglio un ruolo operativo”, sono le parole virgolettate attribuite al Cav. dal quotidiano statunitense. Stessa lettura dal Guardian che titola: “Berlusconi ha annunciato che non correrà alle prossime politiche del 2013 e ha indicato in Alfano la persona alla quale intende affidare il partito”.
Dall’entourage del premier si fa sapere che la premessa di Berlusconi è stata “dipenderà dai sondaggi” ma ciò che ieri in Transatlantico molti deputati pidiellini rilevavano è il fatto che il premier sia perlomeno tentato dall’idea di farsi da parte una volta condotta in porto la legislatura. Del resto il passaggio della conversazione con i cronisti esteri fa il paio col ‘messaggio’ consegnato a Giuliano Ferrara che domenica dalla colonne del Giornale ha evocato il sogno di un Cavaliere che avverte i suoi: attenzione, potrei mollare. E’ pur vero che nei ranghi del partito si legge tutto ciò come una tattica per calmierare i movimentismi interni al Pdl, il raffiorare delle correnti e riportare tutti alla ragionevolezza e alla coesione. Allo stesso tempo, può essere un modo per spronare tutti alla competizione, anche nei confronti della Lega, specie in questa fase nella quale i sondaggi parlerebbero di un calo di consensi per il partito del Senatur.
Certo è che nonostante la prova di compattezza dimostrata ieri a Montecitorio nel Pdl le acque restano agitate. Ieri sera alla cena degli scajoliani si è tornati a puntare l’indice sulla necessità di un coordinatore unico alla guida del partito (Denis Verdini) e di un riconoscimento politico per l’ex ministro dello Sviluppo economico che può contare su una sessantina di parlamentari e che non meno di qualche settimana fa in un’intervista evocò la possibilità di costituire gruppi parlamentari autonomi se nel partito non si fosse cambiato registro. I fedelissimi smorzano il clima e ribadiscono che non c’è alcuna divisione, si marcia compatti, ma al tempo stesso fanno capire che la “tregua” è solo rinviata a dopo le amministrative.
C’è poi la questione dell’integrazione tra ex Fi ed ex An con questi ultimi intenzionati a riempire gli spazi lasciati dai finiani e in questo senso la ‘partita’ vedrebbe impegnati gli alemanniani e i matteoliani piuttosto critici nei confronti di La Russa, sia per il doppio incarico di ministro e coordinatore del partito che per la questione di incarichi e nomine che a detta degli aennini più malpancisti avrebbe penalizzato le aspettative di quanti non gravitano direttamente nell’orbita larussiana.
Un tentativo di riconciliazione è in programma stasera nella cena dei ministri e dei capigruppo di Camera e Senato all’hotel Valadier. Servirà a spengere il fuoco che cova sotto la cenere, non solo nel partito ma anche nel governo dove alcuni ministri hanno da tempo messo nel ‘mirino’ Giulio Tremonti

Il processo breve "Nessun effetto sul caso Mills e la sinistra specula sulle disgrazie"

Intervista a Maurizio Paniz di Filippo Benedetti Valentini14 Aprile 2011

L’approvazione del processo breve alla Camera è il segno della stabilità politica della maggioranza. Silvio Berlusconi, infatti, non ha nascosto la sua soddisfazione. E non l’ha nascosta neanche l’Onorevole Maurizio Paniz che è stato il relatore del testo di legge: "Il risultato è stato addirittura oltre le aspettative, infatti abbiamo incassato anche un certo numero di voti da parte di franchi tiratori della sinistra". Tuttavia il provvedimento, sia fuori che dentro il Parlamento, ha suscitato molte polemiche. In modo quasi unanime, il centrosinistra ha accusato il governo di voler garantire l’impunità al premier mettendo a repentaglio procedimenti in corso come quelli riguardanti i disastri di Viareggio e L’Aquila.
Onorevole Paniz, è così?
Tutto falso, sono speculazioni sulle disgrazie. Per quanto riguarda quegli avvenimenti, stiamo parlando di reati che non sono toccati dalla norma sul cosiddetto processo breve. Uno su tutti è il reato di omicidio plurimo, per il quale è prevista una prescrizione di 30 anni. Io non posso pensare che lo Stato, nell’arco di trent’anni, non riesca a decidere se una persona è colpevole o innocente e a dare il giusto risarcimento se qualcuno ne ha diritto.
Quali saranno gli effetti del provvedimento sul processo Mills?
Nessun effetto, perché è praticamente già prescritto. Non c’è alcuna possibilità che questo processo arrivi al risultato finale prima del 12 gennaio 2012, giorno in cui andrà comunque in prescrizione. Sfido chiunque a pensare che da oggi a quel giorno si possa arrivare fino al terzo grado di giudizio. Non arriverà nemmeno la sentenza di primo grado, posto che l’originario processo Mills, in primo grado, è durato due anni e devono essere ancora ascoltati molti testi e fatte rogatorie internazionali. E’ impensabile pensare che la sentenza arrivi prima del 12 gennaio prossimo.
Per molti il termine prescrizione è sinonimo di impunità. Dal punto di vista giuridico qual è la funzione di questo istituto?
Rappresenta il limite nel quale lo Stato considera di poter intervenire per decidere se una persona deve essere punita. Trascorso un certo periodo di tempo, nella maggior parte dei paesi civili, lo Stato si ferma: è una garanzia di certezza dell’azione giudiziaria e del rispetto nei confronti del cittadino.
Nel testo di legge c’è un emendamento con il quale lei intende porre una distinzione giuridica fra incensurati e recidivi. Secondo alcuni è un emendamento mirato ad accorciare i tempi di prescrizione per gli incensurati.
Mi è sembrato, piuttosto, un atto di giustizia e di civiltà nei confronti dei cittadini. In questo momento, in merito ai tempi di prescrizione aggiuntiva, esistono tre categorie di persone: ‘incensurati e recidivi’, ‘recidivi infraquinquennali’ e ‘delinquenti abituali’. Per ciascuna di queste categorie è previsto un aumento del termine di prescrizione, nella misura di 1/4 per la prima categoria, 1/2 per la seconda e 2/3 per l’ultima categoria. Io penso che non sia giustificato tenere nella stessa categoria incensurati e recidivi perché hanno una diversa prognosi delinquenziale.
Per differenziare le due categorie non poteva allungare i tempi della prescrizione per i recidivi?
Dovendo rispettare la proporzione che finora è stata ritenuta legittima dalla Corte costituzionale, avrei dovuto allungare la prescrizione per tutte le categorie, legittimando un aumento della durata di alcuni processi fino a 40 anni. Le pare possibile che, in uno Stato democratico, un legislatore possa fare una cosa del genere?  
Ieri il Corriere della Sera ha affermato che la giustizia italiana sta vivendo un’incongruenza: da un lato si tenta di velocizzarla “tagliando” i processi, dall’altro si è incapaci di snellire un sistema carico di diritto, di fattispecie di reato e di tribunali. Approvato il processo breve da dove si dovrebbe ripartire?
Sono favorevole a intervenire sulle circoscrizioni giudiziarie, sulla distribuzione dei magistrati e all’eliminazione di alcune ipotesi di reato. Potremmo disperdere certamente meno risorse. Ma il prossimo passo è l’intervento sulla modifica della Costituzione annunciata dal ministro Alfano.

giovedì 14 aprile 2011

presto sarà obbligatorio pubblicare gli stipendi dei manager


In'ora era una scelta volontaria ma tra qualche tempo le imprese quotate in borsa dovranno pubblicare obbligatoriamente gli stipendi dei manager. lo prevede un disegno di legge che sta preparando il governo sulla "trasparenza totale"

dovranno essere comunicati pubblicamente non solo gli stipendi dei top manager, ma anche "la politica in materia di remunerazione", ovvero il modo in cui si arriva a costruire lo stipendio annuo di un amministratore delegato o un presidente. qual’è la parte fissa e quale la variabile, come viene calcolata e a quali parametri viene indicizzata quella variabile (ad esempio le stock option), e se tali parametri sono a breve o lungo termine
le imprese dovranno pubblicare gli stipendi di tutti i dirigenti con responsabilità strategiche. allo stesso tempo crescerà il ruolo degli azionisti nella decisione sugli stipendi. fin'ora infatti era il cda a determinarli e i soci erano chiamati solo ad approvare o meno i compensi finali

 la stampa

Notizie dal Ministero dell' ambiente.


Il Ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato un piano nazionale contro lo smog. non solo targhe alterne e blocco del traffico, ma anche un tetto al riscaldamentole caldaie vecchie andranno rottamate e sostituite con altre con migliore efficienza energetica. andranno rottamati anche i vecchi mezzi di trasporto pubblici. sui finanziamenti ed incentivi non si sa ancora nulla
nel 2009 57 città italiane hanno superato i limiti consentiti di inquinamento, previsti dalle leggi europee. in questa speciale classifica napoli è risultata la più inquinata, con 156 giorni al di sopra dei limiti fissati. al secondo posto torino (151 giorni), poi ancona (129) e ravenna(126). milano è a 108 giorni di aria irrespirabile, venezia a 60. ma la pianura padana intera è preoccupante: tutti i capoluoghi della lombardia e dell’emilia romagna sono fuori dal limite di legge, 7 su 8 in piemonte, 6 su 7 in veneto
la commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’italia per "il persistente superamento dei valori limite di inquinamento". la nuova direttiva del 2008 concede però agli stati la possibilità di una proroga se dimostreranno di poter rientrare sotto le soglie entro il 2011. una prima richiesta di moratoria da parte dell’italia è stata bocciata a settembre. entro marzo dovrebbe arrivare il verdetto sulla seconda richiesta: se sarà negativo, il fascicolo potrebbe passare alla corte europea. l’ipotesi peggiore è quella di pesanti multe

 corriere della sera

l'fmi vede la ripresa in arrivo prima del previsto

l'fmi vede la ripresa in arrivo prima del previsto (tabella) mercoledì, 27 gennaio, 2010 - 09:42

la ripresa globale "è partita prima e più forte del previsto" ma sarà "lenta rispetto alle precedenti esperienze" e soprattutto procederà a velocità e intensità diverse nelle diverse regioni. la diagnosi è del fondo monetario internazionale che ha aggiornato al rialzo le sue previsioni economiche. in particolare, l'istituto di washington prevede ora che il pil mondiale crescerà quest'anno del 3,9%, con un miglioramento dello 0,8% rispetto ai numeri diffusi a ottobre scorso. la stima per il 2011 sale invece dello 0,1% al 4,3%. per l'italia l'fmi ritiene possibile una crescita dell'1% nel 2010
si tratta per l'italia di una previsione dello 0,8% in più, in linea con la zona euro, in cui la germania sarà il paese leader e la spagna il fanalino di coda
i paesi trainanti saranno le economie emergenti. a cominciare alla cina, che nel 2009 segnava già un rialzo dell'8,7% mentre il mondo accusava una contrazione dello 0,8%. quest'anno la crescita  sarà del 10% - l'unico tasso a due cifre tra tutti i paesi elencati - e a seguire un più 9,7% nel 2011. sull'india il fondo prevede un più 7,7% nel 2010 e un più 7,8% nel 2011; sulbrasile più 4,7% nel 2010 e più 3,7% nel 2011. per la russia è atteso un più 3,6% nel 2010 e un più 3,4% nel 2011
nel comunicato il fondo monetario internazionale sottolinea però che restano sfide e importantirischi per l'outlook. "ci sono ancora significativi rischi per l'outlook. il rischio al ribasso per l'economia è legato a un ritiro prematuro delle politiche di stimolo messe in atto che potrebbe mettere a rischio la crescita". a questo si aggiungono i rischi legati al peggioramento dei bilanci e a un umento del tasso di disoccupazione.

Metterà a disposizione uno dei suoi 13 immobili !!!!!

Sorprende però che una persona come la Littizzetto, così sensibile alle disavventure degli immigrati senzatetto, non decida di mettere a disposizione uno dei suoi 13 immobili, distribuiti tra Torino e Milano. La comica infatti, oltre che a pontificare e diffamare dai salotti televisivi chi veramente e discretamente si dedica a soccorrere gli ultimi,  ha prodotto negli anni un interessante patrimonio immobiliare: con un reddito da 1.824.084 euro si è collocata tra i primi 500 contribuenti in italia e ha dimostrato una vera passione per il mattone, comprando anno dopo anno una casa dietro l’altra (cfr. Libero 27/1/10). Chissà se metterà a disposizione di qualche famiglia nordafricana un paio di edifici nel centro di Torino? Sicuramente così, almeno lei, potrebbe veramente seguire il famoso “discorso della montagna”…

mercoledì 13 aprile 2011

" Anonimo"

Al Signore “anonimo” che cerca la fonte della notizia di Prodi condannato dalla Corte del Consiglio Europea  consiglio “anonimamente” di fare una ricerca su internet nei siti dell’ unione europea nonché su diversi noti media sul web !!  . Cordiali saluti

L'Amministratore

Romano Prodi è stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea per azioni compiute quando era Presidente della Commissione ma nessuno ne parla!!

foto-1-p.JPGMa come mai Romano Prodi è stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea per azioni compiute quando era Presidente della Commissione e nessuno dei media importanti nazionali, sia della carta stampata che soprattutto della TV,  sempre pronti a guardare nel letto dei politici, ne ha fatto cenno?
Queste le motivazioni di condanna espresse dalla Corte a carico del Prof. Prodi:

1 - aver fornito al Parlamento Europeo notizie false e non documentate;

2 - aver emesso comunicati che mettevano in dubbio l’onorabilità di alti dirigenti che non si erano sottomessi alle sue imposizioni;

3 - aver tentato di ostacolare la giustizia.

I fatti che hanno portato alla condanna risalgono al 2002-2003 e si riferiscono a una contorta vicenda relativa all’Eurostat, innescata dalla lettera di una funzionaria che si riteneva discriminata. L’inchiesta è iniziata per capire se tali irregolarità fossero state effettuate su iniziativa di dirigenti o addirittura dallo stesso responsabile della Commissione, Prodi.

È cominciato così il rimbalzo delle responsabilità, nonché la "fughe di notizie" – questo afferma la sentenza – depistate verso giornali amici. Proprio per la paura di rivangare anche questioni irrisolte del passato (gli scheletri nell’armadio: Iri, Nomisma), Prodi ha pensato bene, da far suo, di chiudere con un colpo di mano gli Istituti, ma, non avendo elementi per mandare a spasso un migliaio di persone li ha destituiti tutti dai loro incarichi, tenendoli a non fare nulla fino alla pensione! In Italia questi si sarebbero trovati un secondo lavoro, e comunque tutti a ringraziare il benefattore che paga senza far fare niente; ma all'estero, qualcuno dal senso civico sviluppato e con un sano amor proprio, si sente discriminato e sottostimato... e si lamenta.

Col suo modo di fare credeva di passarla franca, padroncino anche all’estero, ma, fortunatamente, da quelle parti sanno bacchettare le mani come agli studentelli presi con le mani nella marmellata, anche se si tratta di Professoroni.

Processo breve e prescrizione breve, dietro al miglioramento, l’oblio.

Processo breve sono d’accordo, la prescrizione breve no. Anche se siamo al governo quello che fa comodo a Berlusconi non va bene per la gente. Anzi prendendo spunto dalla prossima prescrizione dei processi Parmalat direi che bisogna attuare riforme concrete.

I giudici non sanno che un processo va in prescrizione dopo 7 anni e mezzo ? 
Direi che loro lo sanno sicuramente, forse i cittadini non lo sanno

Tanzi non voleva che le azioni Parmalat andassero ai privati lo ha sempre detto,  non lo voleva perché le banche lo avrebbero sostenuto ancora, invece queste hanno preferito rifarsi sui risparmiatori, un giochetto che ha permesso alle banche stesse di recuperare tutte le perdite senza troppa fatica.

Era tutto chiaro dalle dichiarazioni di Tanzi in tribunale, molto probabilmente ci sono anche documenti scritti. 
A questo punto è giusto chiederci, il potere giudiziario è assoggettato alle banche? Se questo è vero questo è il volto della nuova mafia.

Vorrei solo dire che questi giudici sapevano delle prescrizioni, dovevano concludere il processo ed emettere la sentenza, non lo hanno fatto? Allora vengano trattati come quando un lavoratore privato non consegna il lavoro alla data prestabilita. Paga di tasca propria il danno, ma qui è ancora più grave la cosa, questa gente ha stipendi da favola ed avanzamento automatico di carriera, scatti automatici di stipendio, con questi comportamenti dimostra di non essere all’altezza del compito che gli è stato affidato e questa gente va buttata fuori dalla magistratura e i 7 anni e mezzo persi senza concludere il proprio lavoro non vadano pagati, anzi ne rispondano restituendo lo stipendio percepito come anticipo, come avviene nel mondo reale dei comuni mortali.

Questa è la vera riforma del sistema giudiziario, efficienza e rinnovamento.

In ogni modo sono sempre più convinto che il popolo non sia più sovrano, fino a quando le scelte che fa alle urne e le scelte che fanno i suoi eletti sono abrogate da giudici eletti da chissà chi. È un potere che non devono avere perché il risultato è il sostegno a delle caste di potere a cui tendono essere partecipi.
L’esempio più chiaro sono i conti con interessi privilegiati che tutti i giudici e familiari del tribunale di Parma avevano con la Cassa di Risparmio di Parma grazie a Silingardi (denuncia di Fabrizio Castellani sulla “Voce di Parma” e dell’onorevole Scilipoti con la richiesta di ispezioni ministeriali al tribunale di Parma!!!!!!!??????).

La truffa delle banche straniere verso i risparmiatori italiani se va in porto col benestare dei nostri giudici deve portare una decisione drastica: sfiduciare tutta la magistratura che non ha applicato le leggi nel tempo indicato ma che ha impoverito tutta la nazione permettendo un furto legalizzato dei risparmi degli italiani. Una cosa inconcepibile.

Il 18 aprile è vicino stiamo a guardare se siamo fessi e fino a che punto.

Ciao a tutti


di M. Terenziani