condividi

Condividi

sabato 26 marzo 2011

La misura dell’inefficienza

La misura dell’inefficienza: Logheretto.

Qual è il giusto limite alla decenza?
Qual è il punto superato il quale non si parla più di impazienza e si è giustificati nel diventare intolleranti?
Che cosa può giustificare un’accentuata insofferenza e una voglia di cambiare radicalmente il sistema?
Può essere una parola mendace usata per zittire una giusta protesta? Può essere un atteggiamento tenuto a negare una palese realtà? Possono essere una serie di scuse addotte per coprire le proprie negligenze al limite della derisione dell’intelligenza umana?
Serve un’insieme di tutte queste cose oppure un cittadino non può mai essere autorizzato a pretendere che i propri diritti vengano rispettati?
Nella vicenda che riguarda il ponte di Logheretto stiamo assistendo ad un insieme di tutti questi fattori e a molto di più: stiamo assistendo alla più completa dimostrazione d’inefficienza, approssimazione, lentezza e inopportunità cui NON si possa aspirare.

È dal 2008 (DUEMILAOTTO – lo scriviamo anche in lettere perché qualcuno potrebbe credere si tratti di un errore di battitura) che il ponte di Logheretto, piccola – ma importate – opera che consente l’innesto di strada del Logheretto sulla strada provinciale Massese (via Langhirano per intenderci), è in condizioni di inagibilità a causa di un incidente verificatosi tra un furgone ed un autovettura, ma ancora oggi 26 Marzo 2011 non si è fatto nulla per ripristinarne la sicurezza e la percorribilità.
Questo causa enormi disagi a tutta la popolazione, agli agricoltori ed ai lavoratori delle aziende della zona, generando anche situazioni di pericolo che solo per puro caso e fortuna non sono ancora sfociate in incidenti stradali.
Il problema è stato segnalato ormai fino alla nausea: lettere dei residenti all’Amministrazione, comunicati stampa, articoli di giornale, vi è stato persino un intervento dei Vigili del Fuoco che sono stati costretti a chiudere del tutto il ponte, ma di lavori non se ne vedono partire.
Ci chiediamo perché ancora una volta si trattino alcuni cittadini come se fossero di serie B e si continui a parlare di opere faraoniche (che non vengono e non verranno mai realizzate) quando non si è in grado nemmeno di gestire la manutenzione delle proprie strade appena fuori dai cartelli “Parma”!
Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma della Lega Nord – Vicina ai cittadini.

marshall: Le manfrine del Fli

marshall: Le manfrine del Fli

Infrastrutture stradali più sicure con la valutazione d’impatto e controlli periodici


Riguardo al controllo della sicurezza stradale, esso non è limitato ai progetti di infrastruttura, come previsto dalla direttiva, ma esteso anche ai progetti di adeguamento che comportano modifiche di tracciato, a prescindere dagli effetti prodotti sui flussi di traffico. In particolare, la direttiva prevede che siano effettuali controlli della sicurezza stradale nelle diverse fasi del progetto, dalla pianificazione all’inizio del funzionamento dell’infrastruttura. Il decreto di recepimento prevede che i controlli sui progetti vengano effettuati per tutte le nuove opere nonché per gli adeguamenti della rete esistente che comportano modifiche del tracciato, anche se non producono effetti sui flussi di traffico. L’estensione rispetto alla direttiva è dettata dall’esigenza di garantire che anche determinate opere di manutenzione straordinaria della rete TEN siano conformi ai principi fissati a livello europeo. È stato previsto, inoltre, che i controlli siano effettuati per ogni livello di progettazione e costituiscano elemento indispensabile ai fini dell’emissione del certificato di collaudo e della messa in esercizio. Della relazione di controllo si deve tener conto nei successivi livelli di progettazione nella fase di realizzazione dell’opera. La Relazione illustrativa allo schema di decreto precisa che, in adeguamento al parere della Conferenza Unificata, il limite temporale utile per effettuare i controlli sulla sicurezza nella prima fase di funzionamento dell’infrastruttura è stato elevato da sei a dodici mesi dalla messa in esercizio della strada. La direttiva prevede, inoltre, che sia assicurata una classificazione dei tratti ad elevata concentrazione di incidenti e una classificazione della sicurezza delle strade aperte al traffico in base ad un’analisi del funzionamento della rete, da farsi almeno ogni tre anni.

Giustizia: mediazione civile obbligatoria dal 20 marzo


"La mediazione? Semplice ed efficace" recita lo slogan della nuova campagna di comunicazione finalizzata a far conoscere alla cittadinanza lo strumento giuridico della mediazione civile per la risoluzione delle controversie, come alternativa al processo ordinario. L'avvio della campagna di comunicazione coincide con l'entrata in vigore del decreto ministeriale che istituisce il registro dei mediatori. Dal marzo 2011 il tentativo di mediazione fra le parti, in caso di controversie civili, diventa obbligatorio. Il nuovo istituto giuridico intende disincentivare il ricorso in tribunale, per ridurre progressivamente l’arretrato che grava sul sistema giustizia. Il procedimento di mediazione non è soggetto ad alcuna formalità ed è protetto da norme che assicurano alle parti l’assoluta riservatezza rispetto alle dichiarazioni e alle informazioni emerse. Tali informazioni non possono essere utilizzate in sede processuale, salvo esplicito consenso delle parti, e il mediatore (nominato non oltre quindici giorni dal deposito della domanda presso l’organismo di mediazione) è tenuto al segreto professionale. Il procedimento di mediazione ha una durata non superiore a quattro mesi, trascorsi i quali il processo può iniziare o proseguire. Per coloro che ricorrono alla mediazione sono previste agevolazioni fiscali: tutti gli atti relativi al procedimento sono esenti dall’imposta di bollo e da ogni altra spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura, in particolare, il verbale di conciliazione sarà esente dall’imposta di registro sino all’importo di 50.000 euro, altrimenti l’imposta è dovuta per la parte eccedente.

Riforma Brunetta: circolare chiarisce le norme sui procedimenti disciplinari


Pubblicità del codice disciplinare, titolarità dell’azione disciplinare, sanzioni nei confronti dei dirigenti, rapporto tra procedimento disciplinare e penale: su queste materie, recentemente modificate dal decreto legislativo n. 150/09 sull’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, è intervenuta a fornire chiarimenti la circolare n. 14 del 23 dicembre 2010 del Dipartimento della funzione pubblica. Queste alcune delle indicazioni fornite. I datori di lavoro, comprese le pubbliche amministrazioni, hanno l’obbligo di portare a conoscenza dei lavoratori il codice disciplinare, cioè l’insieme delle norme relative alle possibili infrazioni, alle sanzioni e alle procedure di contestazione. La circolare della Funzione Pubblica precisa che le amministrazioni potranno completamente sostituire la pubblicità tramite affissione con la pubblicazione on line solo se l'accesso alla rete internet sia consentito a tutti i lavoratori, tramite la propria postazione informatica. Il codice disciplinare deve essere pubblicato, con adeguato risalto e indicazione della data, oltre che sull'home page internet anche di quella intranet dell'amministrazione. Le amministrazioni devono precostituire una prova dell'avvenuta pubblicazione, al fine di poter sviluppare la difesa nell'ambito di un eventuale contenzioso, chiedendo alla struttura interna competente alla pubblicazione di comunicare formalmente l'avvenuto adempimento. La pubblicità deve riguardare anche il codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, in quanto tali regole integrano le norme contenenti le fattispecie di illecito disciplinare previste dai contratti collettivi e dalla legge.

Attività usuranti certificate dal datore di lavoro


Potranno chiedere la pensione con tre anni di anticipo, rispetto agli altri lavoratori dipendenti, i lavoratori impegnati in lavori usuranti: è quanto prevede lo schema di decreto legislativo attuativo della delega conferita dall’articolo 1 della legge 183/2010. Tale disposizione riguarda: - i lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti in galleria, lavori nelle cave, ad alte temperature, lavorazione del vetro; - i lavoratori subordinati notturni; i lavoratori addetti alla cosiddetta “linea catena” che, nell’ambito di un processo produttivo in serie, svolgano lavori caratterizzati dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale; - i conducenti di veicoli pesanti adibiti a servizi pubblici di trasporto di persone. Per godere del beneficio pensionistico è necessario che le attività usuranti vengano svolte al momento dell’accesso al pensionamento e che siano state svolte per almeno sette anni negli ultimi 10, nel caso di decorrenza entro il 31 dicembre 2017, mentre dal 2018 bisognerà aver effettuato lavori faticosi per metà della propria vita lavorativa. Specifiche norme concernono gli obblighi dei datori di lavoro in ordine alla produzione della documentazione volta a dimostrare il possesso dei requisiti richiesti per l’accesso al beneficio pensionistico. Nel caso di erogazione dei benefici sulla base di documentazione non veritiera il datore di lavoro che l’ha fornita è tenuto al pagamento di una sanzione in favore degli istituti previdenziali eroganti.

Crocifisso: la Corte europea dei diritti dell’uomo dà ragione all’Italia


Il 18 marzo 2011 la Grande Camera della Corte europea dei Diritti dell'uomo di Strasburgo ha pronunciato la sentenza definitiva sul caso Lautsi/Italia, in merito al quale lo Stato italiano aveva chiesto il riesame della sentenza di condanna del 3 novembre 2009, che aveva vietato l’esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche. In realtà il crocefisso è uno dei simboli della nostra storia e della nostra identità, e la cristianità rappresenta le radici della nostra cultura, quello che oggi siamo. Pertanto, l’esposizione del crocefisso nelle scuole non deve essere vista tanto per il significato religioso quanto in riferimento alla storia e alla tradizione dell’Italia. La presenza del crocefisso in classe rimanda dunque ad un messaggio morale che trascende i valori laici e non lede la libertà di aderire o non aderire ad alcuna religione. Nell'ordinamento italiano l'esposizione del crocefisso, seppure non espressamente menzionata, è regolamentata dal decreto legislativo 297/1994 (Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), in particolare, dall'art. 676, intitolato "norme di abrogazione" e dagli articoli 159 e 190, che includono il crocefisso tra gli arredi delle aule. Tali norme si inseriscono nella tradizione del nostro Paese e sono retaggio di altre più antiche, come il R.D. 26/4/1928 n. 1297 “Approvazione del regolamento generale sui servizi dell'istruzione elementare”) ed il R.D. 30/4/1924 n. 965 (“Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media”).

La Lega convince anche il Pd

La Lega esulta. «Oggi è una bella giornata per il federalismo» è stato il primo commento del presidente dei senatori leghisti Federico Bricolo analizzando l'esito positivo del voto della bicamerale sul fisco regionale. E poi ha aggiunto: «Ecco fatto un altro passaggio fondamentale per la realizzazione del federalismo fiscale, ormai sempre più vicino». Sono bastati così quindici i voti a favore (Pdl, Lega e Svp), dieci gli astenuti (Pd) e solo quattro contrari (due Udc e uno Fli e uno Idv) per permettere al quinto decreto attuativo di trovare davanti a se una strada tutta in discesa. Infatti, con l'approvazione del parere di maggioranza, ora il governo potrà emanare definitivamente, in un prossimo Consiglio dei ministri, il decreto legislativo che entrerà in vigore dopo la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Un percorso decisamente meno complicato di quello affrontato dal decreto sul federalismo municipale approvato definitivamente il 3 marzo scorso solamente dopo essere stato sottoposto al voto del Parlamento. In quel caso, infatti, in Bicamerale i commissari avevano concluso la votazione in perfetta parità (15 a 15) rendendo così necessario un ulteriore passaggio sia alla Camera che al Senato. Questa volta, invece, qualcosa ha convinto i democratici a spaccare il fronte delle opposizioni, lasciando ai due rappresentanti dell'Udc Gianluca Galletti e Giampiero D'Alia, a quello di Fli Mario Baldassarri, al dipietrista Felice Belisario e alla rappresentante dell'Api Linda Lanzillotta, che non ha potuto votare per impegni contemporanei ma che ha ribadito la sua posizione contraria al decreto, il fardello di mantenere, in solitaria, la linea del fronte antifederalista. Una spaccatura che diventa, per il leghista Bricolo, la testimonianza di una «possibilità del dialogo su temi importanti per il Paese e per tutti i cittadini». Volontà al dialogo che anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, rivendica chiedendo però al governo, «ora che ha saggiato la nostra serietà», di prendersi «una pausa di riflessione sul progetto generale del federalismo, che rischia di "crescere storto"». Un avvertimento in piena regola dato che, immediatamente dopo, Bersani ha minacciato che se così non dovesse essere «noi ci prenderemo la nostra libertà». In realtà la decisione di astenersi sembra essere scaturita da due evenienze che non avrebbero lasciato molto spazio di manovra al Pd. La prima e, forse, quella che ha portato Bersani a parlare di «gente seria» è la volontà di accogliere l'appello lanciato da Napolitano lunedì scorso a Milano quando tornò a chiedere a tutta la politica di «portare a termine l'attuazione del Titolo V della Costituzione». La seconda invece nascerebbe dall'impossibilità di votare contro ad un testo frutto del lavoro di mediazione del ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che avrebbe accolto, nel parere della maggioranza sul decreto attuativo, molte delle osservazioni dell'opposizione tra cui quella sulla clausola di salvaguardia contro i tagli alle Regioni. E così, alla fine di un confronto lungo e duro, sono proprio le Regioni a cantare vittoria dato che hanno ottenuto tutto ciò a cui miravano a partire dai 425 milioni che servono loro per finanziare il trasporto pubblico locale. Tra le altre novità, non scatterà dal 2011 ma dal 2013 la «manovrabilità» dell'addizionale regionale Irpef prevista dal decreto legislativo sul federalismo regionale; ci sarà la fiscalizzazione delle risorse per il trasporto pubblico locale a decorrere dal 2012, con conseguente soppressione dei trasferimenti statali alle Regioni relativi al trasporto pubblico locale; verranno istituiti, nel bilancio delle Regioni a statuto ordinario, due fondi, uno a favore dei comuni, l'altro a favore delle province e delle città metropolitane, alimentati dal fondo perequativo dello Stato. In cambio le Regioni hanno garantito un maggiore impegno sul fronte degli ammortizzatori sociali in deroga per gli anni 2011-2012: la partecipazione del Governo passa dal 70 al 60% e alla differenza le Regioni potranno compartecipare con una quota del Fondo sociale europeo. Chi invece continua a dimostrare le proprie preoccupazioni è il presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini, che ha voluto, nel suo appello, tirare in ballo Napolitano: «Mi auguro che la Lega e il Pdl non facciano cadere nel vuoto le parole del Presidente della Repubblica. Non è il federalismo il pericolo semmai lo è un federalismo miserrimo». Forse un tentativo per giustificare il voto contrario del futurista Baldassarri in Bicamerale anche se, ad ascoltare il proseguo delle sue dichiarazioni si capisce che in Futuro e Libertà, per quanto riguarda le riforme, non c'è un'unica strategia: «Abbiamo necessità assoluta di alcune riforme e di farle in modo condiviso perché siamo in ritardo»

giovedì 24 marzo 2011

TEP = Troppi Errori (da) Pagare


Leggere fa bene, si sa.
Ultimamente i quotidiani della nostra provincia oltre alla cultura fanno bene anche al bioritmo dei lettori. In un periodo di catastrofi mondiali, di guerre e di crisi si riesce a trovarvi notizie che contengono uno spiccato senso dell’umorismo, forse un po’ troppo “british”, ma comunque di elevato sapore comico…
Oggi è il turno della TEP = Troppi Errori (da) Pagare.
Fino ad oggi la speranza era di non assistere a questa scena pietosa, ma ancora una volta chi vive sperando…
I fatti sono chiari e semplici.

1.      Per giochi fanta-politico-economici (di cui non sapremo mai le reali motivazioni) TEP ha finanziato con circa 8 mln di euro una Banca di Milano (MB Banca) sull’orlo della bancarotta.
2.      La Banca in questione oggi sta effettivamente fallendo e la maggior parte di quel denaro (circa 7 mln) è al momento irrecuperabile e, con ogni probabilità, non tornerà mai nelle casse della TEP.
3.      La TEP si ritrova oggi in difficoltà economiche (strano perché 7 milioni di euro non sono tanti!!!) 
4.      Per recuperare liquidità, a Febbraio, ha aumentato del 20% la tariffa dei biglietti urbani e del 14%  quello degli abbonamenti
5.      Oggi, non ancora paga del proprio operato, agisce con tagli sia sulle linee urbane (sopprimendo la linea 19, modificando i percorsi delle altre – spesso accorciandoli – e dilatando la frequenza dei passaggi di tutte le linee) che su quelle extraurbane (sopprimendo 31 corse extraurbane nei giorni feriali e 18 nei giorni festivi in cambio di 6 nuove (a favore di chi?).
In tutto ciò la tristezza si manifesta con ancor maggior vigore quando i vertici dell’Azienda dichiarano che tali scelte sono obbligate per colpa dei tagli governativi sul trasporto pubblico. All’indecenza non c’è davvero più limite. TEP è stata amministrata male e oggi ne paghiamo le conseguenze tutti quanti, soprattutto le categorie di cittadini meno abbienti e le fasce più deboli.
La LEGA NORD sta ripetendo queste cose da troppo tempo senza essere ascoltata.
Occorre maggior serietà, onestà e operosità per gestire le Aziende pubbliche, non si può vivere solo di spot elettorali come l’acquisto di 9 autobus di nuova generazione alla cifra di 8 milioni di euro (realmente indispensabili?). L’evento appariscente e risonante è inutile se non ha alle spalle una corretta gestione funzionale all’intero apparato aziendale.
Basta fumo negli occhi ai cittadini! Occorre lavorare per fornire dei servizi non per far scrivere barzellette ai giornali.

Dipartimento politico ed economico
Sezione di Parma della Lega Nord – accanto ai cittadini.
Parma 24/03/11

mercoledì 23 marzo 2011

La sinistra alla frutta !

Tra tutti i taroccamenti nella storia del giornalismo e della tv, questo è il più tragicomico. Un Tapiro di “Striscia” a Concita De Gregorio sarebbe la giusta conclusione della vicenda, quella delle  foto-scandalo dei festini di Arcore pubblicate lo scorso 20 marzo dall’Unità e da vari Media su Internet fra cui www.libero.it , in un finto scoop che farà epoca. «Arcore, ecco le foto delle notti hard di Silvio», titolava il quotidiano fondato da Antonio Gramsci. In realtà di hard non c’era nulla, a meno che non si voglia definire così Lele Mora che fa ginnastica...«Chi» ha smontato tutto.

A parte il fatto che, anche se fossero vere, quelle immagini di ragazze vestite da poliziotto e di bacetti saffici non costituirebbero la prova di alcunché anche perché Berlusconi in quelle foto nemmeno è presente. Ma il punto è che almeno la metà di quella “peccaminosa” gallery è frutto o di un grossolano errore o di un abile taroccamento. Nomi sbagliati, date che non tornano. C’è la foto delle gambe nude di una ragazza su un divano davanti a un grosso televisore appeso al muro: quella non è Villa San Martino di Arcore, ma casa di  Lele Mora in Viale Monza a Milano. Idem per lo scatto successivo: un ragazzo con gli occhi pixellati gioca con Mora, gli alza le gambe come per fare ginnastica, Lele ride, i due si divertono. Il ragazzo è un ex concorrente del Grande Fratello, Thiago Barcelos, della scuderia del manager, e quella non risale allo scorso luglio, come scrive l’Unità, ma al 23 novembre 2009 ed era già stata pubblicata da Chi nello stesso anno. Dove siamo? Sempre a casa di Lele Mora e non - come riporta erroneamente il quotidiano - nella residenza di Silvio Berlusconi. Tra l’altro, in quell’occasione, c’era anche la moglie di Thiago, Benedetta, a dimostrazione che  non stava avvenendo nulla di particolarmente trasgressivo.

Il quotidiano di sinistra sbaglia le location ma anche le persone. La ragazza vestita da poliziotto,  non è una delle due gemelle  De Vivo ma Barbara Guerra. Si trova in un locale milanese in zona Brera, il Ganas, durante un affollatissimo party di Halloween (questo il motivo del travestimento). Non ad Arcore, dunque. Eppure il giornale fondato da  Gramsci scrive che queste foto estratte dall’iPhone delle ragazze coinvolte nel Ruby-gate  documentano «dati rilevanti ai fini dell’indagine», che quelle serate non erano «normalissimi incontri tra amici come dice il premier né “occasioni conviviali” come ripetono in coro le ragazze nei verbali difensivi. E provano che la beneficenza del premier era la ricompensa per incontri sessuali».

Il retroscena ancora più comico della vicenda è che, quattro giorni dopo il falso scoop dell’Unità, ossia ieri, il Fatto Quotidiano ha copiato  e incollato quel servizio con le stesse foto e gli stessi errori. Chiediamo a Lele Mora se effettivamente quella immortalata è la sua abitazione. «Sì, quelle foto sono  state fatte a casa mia da Barbara Guerra», spiega, «sono state prese dal suo cellulare dagli inquirenti e poi sono state pubblicate dall’Unità prima e dal Fatto poi. Ce n’è anche una della mia camera da letto. Questa è una grave intrusione nella mia privacy: non ho mai autorizzato la pubblicazione di quelle foto, fatte in una residenza privata. Darò mandato ai miei legali»

Garbi non perde il vizio.

Quando ci si lascia prendere da ingiustificate reazioni emotive come quelle che prendono spesso il Segretario provinciale del Pd, Sig. Garbi (e che i giovani d’oggi chiamano “embolo” per indicare una causa di “confusione” mentale), inevitabilmente si è portati a fare magre figure, perché abituati a parlare a vanvera, “ma che il vento porta via”; quando invece devono mettere nero su bianco lasciano evidente traccia di quanto poco siano realisti, concreti e veramente poco interessati al bene dei cittadini di tutte le razze e provenienze. Come nostro buon costume giustifichiamo quanto sopra. Il Sig. Garbi ha giustamente affermato che”il mercato deve avere delle regole” e anche la necessità di “costruire insieme un sistema di regole e incentivi che favoriscano l'integrazione e la ricchezza dell'offerta”. Non ritiene il Segretario Garbi che sia prima di tutto la Regione che debba studiare e proporre delle regole per la regolamentazione del commercio come delle altre attività produttive? Hanno la pessima abitudine di ritenere che per l’integrazione si debbano creare delle regole apposite: non è forse sufficiente rispettare e far rispettare quelle in vigore? A tal proposito voglio ricordare al Sig. Garbi che è stata proprio la giunta regionale capeggiata dal suo beneamato Presidente Errani che con la delibera regionale 1223 del 2007 venivano erogati finanziamenti a fondo perduto, fino a 15000 Euro, per i soli cittadini stranieri, e solo extracomunitari, che intendessero avviare attività imprenditoriali per la costituzione di imprese operanti nel settore del commercio e dei servizi; ma non solo: suddetto finanziamento era pure cumulabile con altri finanziamenti di enti pubblici e privati fino all’80%.   E gli stranieri comunitari? E gli italiani? Si arrangino.  E’ questa l’integrazione per il Pd: per noi è razzismo al contrario. Ma non è tutto; nel rapporto Spinner della Regione E.-R.,pubblicato nel 2006, infatti, si riporta quanto segue: “le imprese cinesi presentano un ampio spettro di irregolarità, non solo di matrice economica come l’uso dei pagamenti in contanti, metodo sicuro per eludere i controlli. Le principali riguardano: normativa sullavoro, oneri previdenziali, assicurativi e fiscali, obblighi amministrativi, contabili e procedurali, normative sulla sicurezza, infortunistica, ambiente e salute.Tutti lo sanno, la Regione lo dimostra, con i nostri soldi, e quindi ne ha le prove, ma non prende alcun provvedimento, discriminando così le migliaia di  commercianti, di piccole imprese o artigiani che rispettano le regole e pagano le tasse e che per prime hanno risentito della crisi economica. E’ questa l’integrazione, il rispettare delle regole, il favorire lo sviluppo del commercio, dell’artigianato e delle piccole e medie imprese? Proprio loro parlano, che, con il proprio sindacato la Cgil, hanno sfruttato la disperazione di chi doveva chiedere il permesso permanente per rimanere in Italia, spremendo loro fino a 240 Euro quando la domanda era in realtà gratuita: begli esempi di integrazione, di fratellanza e solidarietà!!! E come sempre non sono in grado di prendere una posizione, giustificarla e sostenerla; tranne che su un argomento: la paura della Lega. E ne hanno ragione perché il partito che sta fra la gente, della gente, con la gente ora siamo noi.

Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma della Lega Nord
Parma 22/03/1

La bandiera della PACE e il suo significato occulto.

La "Bandiera della Pace" che tutti conosciamo e che da qualche anno sventola da balconi e campanili cristiani in realtà non è un simbolo di pace. E' un grande inganno satanico.
Tutto comincia nel 1831 con la nascita di Helena Petrovna Blavatsky. Questa donna divenne una delle più famose occultiste dell'epoca e fondò una società chiamata "Teosofica" che aveva come scopo principale quello di diffondere la magia a tutti i livelli e come scopo secondario quello di cancellare il cristianesimo dalla faccia della terra. Nel 1887 fondò una rivista chiamata Lucifer, nata per diffondere le scienze occulte.
La Bandiera della Pace, che atei e credenti, ricchi e poveri, laici e religiosi, sbandierano a più non posso da qualche anno a questa parte... è nata in ambiente teosofico per ispirazione della sua fondatrice.
A questo punto la domanda che ci si pone è quale sia il significato occulto di questa bandiera.
 Osservando un arcobaleno e poi la bandiera non notate nulla di strano? In natura i SETTE colori dell'arcobaleno hanno i colori invertiti rispetto alla bandiera. Nell'arcobaleno il rosso si trova in alto. Cosa significa questo?
Nella Bibbia sappiamo che Dio, dopo il diluvio, fece comparire un arcobaleno sulla terra a ricordo del patto di non mandare più una distruzione simile in futuro sul genere umano.
"E disse Dio: Ecco il segno del patto che io fo tra voi e Me e con tutti gli animali viventi che sono con voi per generazioni eterne".       Genesi 9.12
Nella simbologia cristiana quindi l'arcobaleno, oltre a ricordare questo patto di Dio, ha anche un'altro significato: Dio è creatore di tutte le cose e, per ovvie ragioni, anche della Natura. Delle Leggi naturali e di tutte le cose che vediamo. L'arcobaleno così com'è in natura, con il rosso in alto, significa che noi sappiamo che senza di Lui non siamo niente, perché Dio è il nostro Creatore ed a Lui dobbiamo tutto. L'arcobaleno ci dice, con i suoi sette colori, che dobbiamo avere l'umiltà di guardare a Dio per sapere dove andare.
Invertire i colori ha questo significato esoterico: l'uomo non ha bisogno di Dio per vivere, ma può trovare tutte le risorse e le risposte dentro di sé. Quindi oltre ad essere un'offesa alle Leggi di Dio vuole anche essere e rappresentare un vero e proprio programma di vita: lottare contro il Creatore delle Leggi naturali.
La teosofia inoltre, tra le altre cose, ha formato quell'humus spirituale che ha poi dato vita, dalla seconda metà del secolo scorso in poi, a quel movimento eterogeneo di pseudo-religioni che vengono classificate nella filosofia NEW-AGE.
Ogni volta che guarderete questa bandiera, da oggi in poi, non potrete più essere ingannati.
Fonti:
Biografia di Helena P.Blavatsky
Riflessioni sui sette colori dell'arcobaleno

lunedì 21 marzo 2011

La solita falsità e ipocrisia della sinistra Italiana !!

Uno dei tanti difetti dei sinistri è quello di buttarsi come sciacalli su una notizia e fare partire un tam tam distruttivo. Ovviamente senza verificare l'autenticità della notizia. Quanti hanno letto qualche post sui disabili e sul fatto che quella strega della Gelmini avrebbe deciso di non farli partecipare ai Giochi della Giuventù? Immagino parecchi. Bene, come al solito trattasi di una bufala colossale. Vi riporto il comunicato del MIUR che parla da solo.

Più che sciacalli i sinistri mi sembrano polli..


SCUOLA: FALSO DISABILI ESCLUSI DAI GIOCHI STUDENTESCHI
TESI FALSA USATA STRUMENTALMENTE PER LOTTA POLITICA.

(DIRE) Roma, 16 mar. - In merito alla notizia dell’esclusione degli studenti disabili dalle finali di corsa campestre dei prossimi Giochi sportivi studenteschi, il Miur precisa che “dall’anno scolastico 2009/2010, le Finali nazionali dei Giochi si svolgono nelle discipline organizzate dalle rispettive Federazioni sportive, a proprio totale carico. Tale decisione deriva da accordi intercorsi con il Coni, per un’equilibrata ripartizione dei compiti e dei relativi oneri finanziari. E’ destituita di fondamento la notizia, apparsa su alcuni media, secondo cui i disabili sarebbero esclusi dalla pratica sportiva nella scuola italiana. Si tratta di una tesi falsa, usata strumentalmente per ragioni di lotta politica e non per tutelare gli interessi dei disabili “.
Il Miur cura “l’avviamento alla pratica sportiva dei disabili in maniera costante e con impegno, fino alle selezioni regionali. Dal 2009/2010, questa nuova riorganizzazione Coni-Miur ha consentito di allargare il ventaglio delle discipline sportive per le quali si svolgono le Finali nazionali. In tale contesto, il Comitato Italiano Paralimpico decide ogni anno su quali discipline puntare e concentrare la partecipazione degli studenti disabili “. Il Miur inoltre “si rende disponibile a verificare con il Comitato Italiano Paralimpico ogni iniziativa utile per affrontare eventuali problematiche che potranno presentarsi nell’applicazione del nuovo accordo quadro”.

da questa è la sinistra Italiana

Che fine hanno fatto le bandiere della PACE?

Sono sparite! Che fine hanno fatto le bandiere della PACE? Forse i pacifinti di sinistra non sono stati informati del fatto che in Libia c'è la guerra, nessuno gli ha detto che stanno morendo soldati, civili, donne e bambini...
Dico questo perchè non vorrei mai nemmeno pensare che possano fare distinzioni tra le guerre, distinzioni tra le vittime. Non credo che i pacifinti possano pensare che alcuni morti meritano le loro bandiere alla finistra e altri no.
Ma forse, forse, se una guerra la inizia Bush contro un dittatore con armi chimiche bisogna protestare, se invece la inizia Obama contro un dittatore strapieno di petrolio si chiude un occhio..
Questa guerra non doveva esserci, ma c'è.
Questa guerra sarà un disastro anche per l'economia italiana, lo stesso Berlusconi non la voleva, voleva che l'Italia rimanesse neutrale, ma dopo il vertice NATO non è riuscito a tirarsi indietro.
Speriamo che l'Esercito Italiano resti in appoggio ma non intervenga attivamente in questa guerra. Anche se oramai inutile nascondersi dietro ad un dito, la situazione è disastrosa.

Per quanto riguarda i pacifinti che ora sono guerrafondai vorrei dire una cosa: ho scoperto la differenza tra Bush e Obama e no, non mi riferisco al colore della pelle..l'unica differenza che mi salta all'occhio è che Obama è Nobel per la Pace.
Complimenti

da questa è la sinistra Italiana