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sabato 26 gennaio 2013


Monti scarica Bersani: "Su Mps il Pd c'entra"

"C’entra in questa vicenda quel grande partito che viene spesso citato, cioè il Pd, che ha sempre avuto molta influenza attraverso la Fondazione su quella banca". Mario Montientra a gamba tesa nello scandalo di Monte dei Paschi di Siena e risponde indirettamente al segretario democratico che ieri ha rivendicato che "il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche". 
Dichiarazione, quella del leader Pd, che poco collima con quella di Massimo D'Alema: "Noi, e per noi intendo il Pd di Siena nella persona del sindaco Franco Ceccuzzi, Mussari lo abbiamo cambiato un anno fa, assieme a tutto il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi.
Questi sono fatti documentati". Insomma, le versioni di Bersani e di D'Alema divergono.
Così come suscita qualche perplessità la strenua difesa diBankitalia (che all'epoca della gestione Mussari aveva Mario Draghi come governatore) operata dal premier in contrasto con lo scaricabarile del ministro dell'Economia Vittorio Grilli.
Se da un lato infatti il Prof "ha totale fiducia negli organi della Banca d’Italia, della vigilanza presso la Banca d’Italia e fiducia totale nel ministero dell’Economia", proprio il titolare dello stesso dicastero ieri ha spiegato che "la situazione di Mps non è una novità, non è un fulmine a ciel sereno. Conoscevamo le sue problematicità già da un anno. Non ho evidenza di problemi in altre banche. Sui controlli dico solo che sono di competenza di Banca d’Italia".
Insomma, lo scandalo dei derivati (con conseguenti dimissioni di Giuseppe Mussari da presidente dell'Abi) ha sollevato un gran polverone, ha messo in evidenza contraddizioni interne e ha acceso la battaglia politica, nonostante Monti cerchi sempre di morigerare le sue uscite.
Non per nulla, dopo aver puntato il dito sull'ingerenza del Pd sugli affari di Mps ha subito tenuto a precisare che "io non sono mica qui per attaccare Bersani ma per attaccare molto decisamente il fenomeno storico della commistione tra banche e politica che va ulteriormente sradicato. Poi lascio ai partiti puntare l’uno l’indice contro gli altri".
Che sia proprio il tecnico-politico  - accusato più di tutti di avere un rapporto privilegiato col sistema bancario - a lanciare invettive contro la commistione tra banche e politica stride un po'. Non per il bocconiano però, il quale ha rivendicato la sua indipendenza spiegando che "20 anni fa rifiutai la vicepresidenza della Banca commerciale italiana nell’occasione in cui le cariche di vertice per la prima volta erano state lottizzate. Ho indagato sulle commistioni da Commissario Ue e in Italia mi sono sempre molto occupato di questioni bancarie da studioso e ho sempre fatto raccomandazioni contro la commistione tra le banche e la politica".
Dunque, l'esecutivo sapeva, ma non ha colpe. E Bankitalia nemmeno. Questo in sintesi il pensiero di Monti, secondo il quale "il governo non ha la resposabilità su Mps, ha la responsabilità di assicurare che tutto il sistema funzioni e di evitare che ci siano problemi nel sistema bancario" e Bankitalia "non ha nulla da nascondere" e "sbaglia chi adombra mancanza di supervisione". Inoltre, secondo il Prof, chi ipotizza un nesso tra il gettito dell’Imu e i Monti bond a Mps sbaglia e alza "una nuvola leggermente terroristica". 
Infine, un'altra stoccata al partito di Bersani in tema di alleanze: "Dipenderà da quali politiche intenderà mettere in campo. Se sono quelle espresse, legittimamente, dalle correnti massimaliste non ci sarà proprio la possibilità di un lavoro comune". Ma alla fine il segretario democratico ha risposto alle accuse del bocconiano: "Monti trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti".
fonte web
www.ilpensieroverde.com

CONSULENZA AL COGNATO DEL SEGRETARIO PD


Roberti: «Il Comune di Trie­ste non è un affare di famiglia»

Nuovo attacco del segre­ta­rio pro­vin­ciale della Lega Nord Pier­paolo Roberti alla nomina di Fran­ce­sco Rosato a con­su­lente per la ricon­ver­sione della Ferriera.
«I dubbi che avevo sol­le­vato a seguito dell’affidamento dell’incarico a Rosato erano di pura oppor­tu­nità, in ragione dei suoi tra­scorsi da diret­tore dello sta­bi­li­mento di Ser­vola e dell’indagine in corso sull’inquinamento pro­dotto dall’impianto e sulle disca­ri­che abu­sive che vede coin­volto lo stesso manager.»
«Ora però apprendo dai gior­nali che Rosato è anche cognato del segre­ta­rio trie­stino del Par­tito Demo­cra­tico: un periodo par­ti­co­lar­mente for­tu­nato per tutta la fami­glia –iro­nizza Roberti-, visto che in due set­ti­mane sono pio­vuti dal cielo prima il posto da capo­li­sta al Senato per Fran­ce­sco Russo e poi una con­su­lenza da 50mila euro per Fran­ce­sco Rosato.»
«Da due anni a que­sta parte, ovvero da quando si è inse­diata la Giunta Coso­lini, abbiamo visto affi­dare inca­ri­chi di rilievo ad amici e sup­por­ter della mag­gio­ranza che ammi­ni­stra il Comune per cen­ti­naia di migliaia di euro: certo ormai la cosa non desta più stu­pore, ma con­ti­nua a susci­tare l’indignazione in chi come noi crede che la gestione della cosa pub­blica non sia un affare di famiglia.»
«Se pochi giorni fa abbiamo chie­sto al sin­daco di riti­rare la delega a Rosato –con­clude Roberti– ora, alla luce del rap­porto di paren­tela di quest’ultimo con Fran­ce­sco Russo, rite­niamo che la que­stione sia impro­ro­ga­bile e che il primo cit­ta­dino debba un chia­ri­mento e pos­si­bil­mente delle scuse a tutti i triestini.»
 http://www.pierpaoloroberti.org/
www.ilpensieroverde.com

mercoledì 23 gennaio 2013