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venerdì 5 agosto 2011

Buco sanità, Vendola aumenta le tasse Cento milioni rastrellati dal caro-Irpef


Vendola aumenta le tasse regionali e dice che è stato il governo

La manovra necessaria per coprire il deficit di bilancio. Rincaro dello 0,5%. Per i redditi più bassi è dello 0,3%. 

sindacati infuriati

Furbacchione di un Vendola! Che cosa si sarà inventato per giustificare i rincari e gli aumenti della benzina e dei ticket in Puglia? Non dirà mica che è colpa del governo! 
Invece sì, ha proprio fatto così. Sentendo in pericolo la sua popolarità e subodorando l'insoddisfazione dilagante dei pugliesi per una manovra regionale "lacrime e sangue" che non ha convinto e che ha avuto notevole risalto negli organi di informazione locali, il governatore della Puglia ha pensato alla contromossa. 
Ha fatto tappezzare l'intera regione di manifesti, neanche fossero pale eoliche, recitanti lo slogan "La destra tradisce il Sud" o, udite udite, "Tremonti affama la Puglia".
Proprio così. Al governo della regione c'è la sinistra e Vendola stesso è presidente? Non importa. Le tasse in Puglia le ha aumentate la destra.
Come avrà fatto? Semplice, è stato Tremonti. Lapalissiano.
Seguendo alla lettera il famoso adagio "La migliore difesa è l'attacco", il furbo Vendola, impossibilitato a difendersi, ha deciso di passare all'attacco. Attraverso i manifesti, per l'appunto. La Puglia è diventata talmente importante, da quando c'è Vendola, che il governo ha deciso di "affamarla" e "tradirla", per usare i termini citati sui manifesti.
Inutile dire che tagli, aumenti e rincari sono stati decisi dalla Giunta regionale, in una finanziaria che lo stesso Vendola ha definito "lascrime e sangue"
 
I pugliesi crederanno alle menzogne di Vendola e dei partiti che lo sostengono anche questa volta?


"Diventano più salate le tasse in Puglia. Da oggi, e a valere su tutto il periodo di imposta 2011, aumenta l’addizionale regionale sull’Irpef. La manovra fiscale serve a colmare la parte non coperta del disavanzo sanitario maturato nel 2010. Stamattina Nichi Vendola, in qualità di commissario ad acta e come comunicato ieri a Cgil Cisl e Uil, firmerà un apposito decreto perché sia pubblicato tempestivamente in Gazzetta ufficiale (entro il 31 maggio, a pena di altre severe sanzioni). Il provvedimento, grazie all’insistenza dei sindacati, sarà modulato e non farà gravare l’inasprimento fiscale su tutte le fasce di reddito. In particolare: l’aumento sarà dello 0,30% per i redditi fino a 28mila euro; sarà dello 0,50% sui redditi superiori. Considerata la base ordinaria dello 0,90 prevista dalle norme statali, in definitiva l’addizionale Irpef risulterà dell’1,20% per i redditi fino a 28mila e dell’1,40 per quelli superiori. Qualche esempio concreto. Chi ha un reddito da 15mila euro annui passa da un’addizionale di 135 a 180 euro. A 28mila euro si passa da 252 a 336. A 50mila euro da 450 a 644 euro annui.
I sindacati avrebbero voluto che le fasce di reddito più basse fossero integralmente esentate dall’aumento dell’addizionale. Non è stato possibile, come è stato spiegato da Vendola, dagli assessori Michele Pelillo (Bilancio), Tommaso Fiore (Salute) e Nicola Fratoianni (Programma) e dal dirigente Mario Aulenta. Aumentare l’Irpef solo sulle fasce più alte (per esempio superiori a 28mila euro) non avrebbe consentito di colmare la parte non coperta del disavanzo sanitario. Si tratta di una cifra pari a 93,6 milioni, cui si aggiungono 8,4 milioni a scopo prudenziale, per un totale di 102 milioni (il disavanzo complessivo è di 335,5 milioni). Tuttavia, il fatto di aver «modulato» l’inasprimento accoglie in parte i suggerimenti di parte sindacale. Finora, le Regioni che come la Puglia sono in Piano di rientro, sono state costrette ad aumentare l’Irpef in maniera indiscriminata e al massimo (ossia lo 0,50%, ma in qualche caso lo 0,65 per le situazioni più gravi).
La Puglia, dopo una trattativa intensa con il governo sull’applicazione delle norme, ha ottenuto una sorta di deroga e l’applicazione della modulazione per fasce. Inoltre, e questa è una novità rispetto al recente passato, l’addizionale regionale si pagherà in relazione agli scaglioni. Ossia: 1,20% per il reddito o la quota di reddito fino a 28mila e 1,40 solo per la parte eccedente quel tetto. Quando aumentò per il 2008 e 2009, il meccanismo fu differente: furono considerati esenti i contribuenti sotto i 28mila euro e quelli con guadagni superiori pagarono l’addizionale su tutto il reddito. Ultima annotazione: i lavoratori autonomi (o coloro che percepiscono redditi di impresa soggetti a Irpef) dovranno tener conto della nuova addizionale già in queste settimane, per gli acconti di imposta 2011. Per i dipendenti non ci sono problemi: il prelievo avverrà direttamente in busta paga, a partire dal primo gennaio 2012, visto che l’addizionale si paga con un anno di ritardo. La legge di assestamento correggerà il bilancio e le relative entrate.
 La stangata targata Nichi Vendola, ovvero quella legata all'aumento dell'addizionale Irpef, fa infuriare i sindacati. A partire dalla Cgil che è stufa di vedere umiliati i redditi dei lavoratori dipendenti. «Esprimiamo dissenso - afferma Giovanni Forte, segretario generale della Cgil Puglia - rispetto a un’operazione che assume i caratteri dell’iniquità, pur apprezzando lo sforzo di differenziare l’aumento per venire incontro alle fasce della popolazione più a basso reddito». La tassazione aggiuntiva serve, secondo la Regione, per coprire la parte di buco del settore sanitario, non previsto. Si tratta di un valore pari a 100 milioni. «Se è vero che per il 90% il gettito Irpef è alimentato da lavoratori dipendenti e pensionati - prosegue Forte - è allora solo una parte della popolazione ad essere chiamata a sostenere problemi di bilancio, le cui origini sono riferite ad una sin troppo evidente carenza previsionale. Si tratta di recuperare cento milioni di euro che non hanno una finalizzazione in termini di miglioramento di un servizio o di una prestazione e che non è giusto siano sostenuti anche dai cittadini a reddito basso».
LA CISL - Negativo anche il parere della Cisl. «Non possiamo lasciar passare, senza esprimere un forte dissenso, l’imposizione dell’addizionale Irpef dello 0,5% su pressoché la totalità dei cittadini pugliesi - attacca Giulio Colecchia, numero uno della Cisl regionale - come se non fosse noto a tutti che per alcuni la crisi ha davvero accentuato le condizioni di povertà. Siamo consapevoli dei "conti che non tornano" deficit sul quale più volte e da più anni, abbiamo chiesto interventi strutturali, e che oggi si allarga a macchia d’olio nonostante un piano di risanamento di lacrime e sangue».
LA UIL - «Sono sempre i soliti noti a pagare le scelte disastrose compiute nel settore della sanità - risponde infuriato Aldo Pugliese, numero uno regionale della Uil - e dopo i rincari dei carburanti e dei ticket ora c'a anche l'addizionale Irpef. Mi chiedo perché Vendola non prende i soldi necessari sottraendo l'investimento pubblico nel San Raffaele di Taranto? Perché noi dobbiamo pagare 60 milioni a don Verze?». Pugliese, inoltre, chiarisce che «la Regione ha a disposizione 31 milioni del bilancio autonomo e possono rastrellare altre risorse dal taglio delle spese improduttive».
Articoli tratti da:
Di Riccardo Ghezzi da questa è la sinistra Italiana
Francesco Strippoli da il Corriere del mezzogiorno


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