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martedì 12 luglio 2011

Il TAV in Val di Susa: campo-addestramento per terroristi od opportunità di sviluppo?

<<Stiamo identificando 300 persone arrivate in Val di Susa da tutta Europa, 300 soggetti che nulla hanno a che fare con il movimento No Tav. Sono persone arrivate a Chiomonte per protestare “pacificamente” armati di bottiglie molotov, bombole di ammoniaca, sostanze tossiche che attraversano le protezioni, bombe carta potenziate con bombole a gas, ed ordigni esplosivi riempiti di bulloni…>> queste le parole del Capo della Digos di Torino Giuseppe Petronzi per descrivere l’assalto degli Schwartzer Block, i nipotini dei terroristi della Rot Armee Fraktion, l’equivalente tedesco delle Brigate Rosse, agli schieramenti antisommossa del 5 luglio a protezione del cantiere della ferrovia TAV. E poi <<…spranghe d’acciaio, chiodi a tre punte, batterie-bazooka, rudimentali lanciafiamme realizzati con estintori e taniche di benzina, grossi sassi avvolti in stracci bagnati con la benzina e trattenuti con giri di fil di ferro, roncole, tronchesi, tondini di ferro e fionde, mazzette da muratore da lanciare sulle forze dell’ordine….>>  Mentre da una parte sfilava pacificamente il corteo dei No Tav, la Val di Susa era teatro dell’ennesimo atto di guerriglia (o di guerra?) dei discendenti di quelli di cui una volta il PCI negava l’esistenza, che erano un’invenzione di Andreotti per vincere le elezioni, e che poi, di fronte all’evidenza dei fatti, definì i “compagni che sbagliano”. Chissà cos’altro dovranno fare oltre che attentare, sfasciare, tentare di farci scappare il morto per essere definiti e trattati, da quell’autorevole fronte di democratici che va da Casini a Diliberto, per quel che sono: terroristi.  Mentre la Digos sta esaminando i filmati dell’accaduto, sono in quattro quelli già arrestati: uno di Parma, uno di Venezia, uno di Modena ed uno di Maranello, tutte note località della Val di Susa. Pare che quello di Maranello sia arrivato in Ferrari, ma non ho ancora potuto verificare. Senza dire di quelli arrivati da mezza Europa, anche da Paesi nei quali stanno costruendo il TAV ed altre infrastrutture, contro le quali si guardano bene dal manifestare visto che là hanno la brutta abitudine di mettere i delinquenti in galera, anziché sotto i riflettori degli studi televisivi di Santoro e C. Comunque tutta gente con le finestre di casa sui binari della TAV…. Aveva voglia Pasolini di spiegare ai propri compagni d’ideologia che i poliziotti spesso appartengono al sottoproletariato e che si fanno picchiare ed ammazzare per quattro soldi e che sono le vere vittime di queste situazioni. Quando i terroristi sono scappati, hanno lasciato sul campo, oltre al loro arsenale, decine di maglie scure con  riprodotti  i simboli dei centri sociali di mezza Italia. Fuggendo sui monti, si sono lasciati dietro una scia di rifiuti, di caschi, di bombole, di arnesi esplosivi, di maschere antigas, trasformando i boschi in discariche e devastando le aree picnic della valle. Questi sono quelli cui gli abitanti della Val di Susa, se non si ribellano prendendo le distanze da loro, rischiano di affidare le sorti della loro protesta, i vessilliferi dell’opposizione al TAV, i protettori ed i guardiani del loro ambiente…


Il Progetto


Col bilancio approvato a fine giugno, la Comunità ha stilato la lista dei progetti strategici ritenuti prioritari per l’obbiettivo di dirottare su rotaia il 30% delle merci e dei passeggeri su percorsi superiori ai 300 km entro il 2030. Molte sono le motivazioni a sostegno di questo obbiettivo: la riduzione dei costi di trasporto, la riduzione dell’inquinamento, lo sfoltimento del traffico senza ricorrere ad ulteriori infrastrutture viarie, più tutta una serie di positive ricadute a cominciare dalla diminuita pericolosità di strade ed autostrade. Per arrivare a tanto, si prevede di realizzare una rete Pan Europea di trasporto di grande capacità, integrando opportunamente vie d’acqua e rete ferroviaria TAV. In questo quadro, sono già stati avviati i quattro progetti prioritari:  il canale tra Senna e Schelda che sfocia ad Anversa nel Mare del Nord, l’asse ferroviario tra Copenhagen ed Amburgo, il nuovo traforo del Brennero, e la Lione–Torino lato francese (questo ai black bloc sta bene, tutti zitti…), segmento dell’asse ferroviario tra Lisbona, Madrid, Torino, Milano, Budapest, Kiev in Ucraina. Di questi cantieri l’unico a non essere stato avviato è quello presidiato dagli ecologisti democratici col passamontagna. Gli stanziamenti non sono bruscolini: per costruire 11.000 km di raccordi alla rete, 3.660 km di vie d’acqua, nonché 32.800 km di ferrovie sono stati impegnati 395 miliardi di €, più del 60% dei quali da spendere entro i prossimi 2 anni. Una bella boccata di ossigeno sul fronte della ripresa degli investimenti produttivi in una Europa prostrata da una preoccupante crisi di crescita. Tra l’altro, mentre i poeti di casa nostra alla Guido Ceronetti filosofeggiano sulle fiabe montane e gli gnomi dei boschi che sarebbero i primi ad essere sfrattati, gli spagnoli, per non essere tagliati fuori dal progetto, si sono rimboccati le maniche, hanno rifatto il tracciato della ferrovia Barcellona-Parigi e dallo scorso dicembre, per tre volte alla settimana parte un treno lungo 750 m, solo in America io ne ho visti di più lunghi, carico di containers. L’Europa non aspetta, non può aspettare e se l’Italia, per decisione “ponderata” dei terroristi rossi, sarà fatta fuori dal progetto, ecco pronta la soluzione di emergenza: abbandonare al proprio destino i porti italiani, Torino e Milano, e far girare tutto intorno all’arco alpino. Che problema c’è? Il traforo del Frejus e la Lione –Torino è una soluzione che rispetta il nostro diritto di essere parte integrante dell’Europa, ma se non vogliamo…..Sul versante francese, i cugini della regione Rhone-Alpes sono increduli ed esterrefatti. Loro, che tanto hanno fatto per essere coinvolti dal progetto; loro per i quali Piemonte e Lombardia sono i principali partners commerciali, non riescono a capire mezza delle insulse farneticazioni con le quali da questa parte si contesta la realizzazione dell’opera. E si stupiscono che siano contrari proprio quelli che chiedono di limitare il traffico di TIR sul circuito delle Alpi. Che ci volete fare? Sessant’anni fa Jacques Prevert, uno che certo non passava per essere uno di destra, ironizzava sulle tante foreste distrutte per fabbricare la carta dei giornali che condannano le deforestazioni in atto nel mondo….


L’Ambiente


Tanti anni fa c’era una verdissima vallata, che al suo centro accoglieva le limpide acque di un ameno laghetto, tutta circondata da colli dalla vegetazione lussureggiante, con boschetti di pini, di querce e di lauri: il Colle Oppio, la Velia, l’Esquilino, il Palatino ed il Celio. Poi arrivò qualcuno, prosciugò il laghetto, fece smottare mezzo Velia, fece scavare nel terreno argilloso un enorme cratere, riempiendolo di massi, ciottoli e scaglie di pietra per ottenere una solida piattaforma capace di sostenere  quello che poi ci fu costruito sopra. Siamo a Roma, l’anno era il 72 d.C., il committente era l’imperatore Vespasiano della famiglia dei Flavi, il manufatto il Colosseo, gli stanziamenti erano il ricavato del saccheggio del Tempio di Gerusalemme perpetrato due anni prima. C’è qualcuno che trova quell’intervento urbanistico inopportuno, disdicevole ed offensivo per l’ambiente? Il Colosseo inquina meno del laghetto che c’era, pensate alla zanzara-tigre, alle ranocchie, al putridume cui sarebbero ridotte le sue acque stando al centro di una città di 4 milioni di abitanti. E se Roma invece dell’Anfiteatro Flavio, il più popolare monumento del mondo, avesse alle base del Celio un anonimo stagnetto pensate che la gente si scomoderebbe dai quattro angoli della terra per venire a visitare la città? Alzi la mano chi ritiene di dover abbattere il ponte di Brooklyn o quello di Manhattan, o chi crede che il Golden Gate, che per essere più “visivamente inquinante” è di uno sgargiante color aragosta, sia un obbrobrio intollerabile, un pugno in un occhio, o che, piuttosto, non rappresenti un mirabile esempio di armonioso inserimento di un’opera di fondamentale utilità nell’incontaminato ambiente circostante. E che dire del trenino della Val Gardena  che tutti trovavano romantico e che adesso che non c’è più in tanti rimpiangono e che avrebbe potuto essere di forte richiamo turistico? Come fanno nella pulitissima ed ecologissima Svizzera dove hanno addirittura esagerato. Loro hanno creato il Glacier Express, il trenino che vi conduce da St. Moritz a Zermatt, pubblicizzato come il  “rapido” più lento del mondo, per farvi godere, con prezzi da 50 a  100 €, 7 ore di indimenticabili visioni di una natura incontaminata, fatta di immacolati scorci alpini, torrenti impetuosi, panorami mozzafiato, strapiombi vertiginosi sino alla base del Cervino, la montagna più fotografata del mondo. E quale sarebbe il vostro impeto istintivo, quello di andare con la mazza a sfasciare tutto,  divellere il binario, abbattere ponti, viadotti e gallerie, o di andarci a fare un giretto per far crepare d’invidia gli amici mostrando loro i filmati della gita? Alzi la mano chi trova “deplorevole” a Rio de Janeiro il pittoresco bondinho  a cremagliera che  da Botafogo - incredibile, ma vero- si inerpica sino alla sommità del Corcovado attraverso la foresta tropicale della Tijuca, o la funivia, costruita dai bergamaschi, che dalla base tra i palazzi di Leme raggiunge la sommità del Pao de Azucar. E la smetto qui, ma potrei continuare per molto con chissà con quante altre cose, come i ponti sul Bosforo ad Istambul, quello sul Taro a Lisbona, il viadotto sul mare che vi consente di andare dritti dritti da Copenhagen a Stoccolma, e non mi pare che Danimarca e Svezia siano due paesi che sottovalutino i problemi legati alla tutela della salute e dell’ambiente. Nè che quando tutte queste cose sono state realizzate si siano mai organizzate spedizioni di Black bloc, No Global, o di  animaleschi inquilini dei centri sociali per impedirne la costruzione. Il treno è il mezzo di trasporto più ecologico che ci sia, ed ha costi paragonabili a quelli del trasporto su nave. La tecnologia di costruzione dei binari ha ormai eliminato il caratteristico, per alcuni fastidioso, tum, tum delle ruote quando passano sulle giunzioni. Quanto alle minacce per la salute mi vien da ridere. Intanto non è vero che le montagne interessate dal tunnel siano ricche di amianto ed uranio, magari….Poi un tunnel ha sempre due fori, e se è pericoloso per la Val di Susa, dovrebbe esserlo pure per la Rhone –Alpes. Invece su quel lato nessuno è preoccupato e certe notizie le definiscono strumentali e prive di fondamento. E se anche ci fossero dei piccoli giacimenti, una volta fatte volte e pareti di cemento, un ipotetico pericolo verrebbe eliminato alla radice. Ma poi di cosa parliamo? Se metti caso si scoprissero  enormi giacimenti di petrolio tra Novara e Vercelli che facciamo? Li lasciamo lì per non deteriorare le risaie? Coi soldi del petrolio le risaie te le fai pure sui monti della Calabria, come facevano nel montuoso Vietnam del Nord, od in Indonesia, con le coltivazioni a terrazza. O vogliamo fare dente per dente ed occhio per occhio e se la Val di Susa non fa passare il TAV noi la tagliamo dai rifornimenti di angurie, gelati e pasta all’uovo, gli oscuriamo la TV e non gli facciamo vedere Travaglio e Santoro, e li mandiamo in bicicletta perché le Bambine di S. Orsola si incavolano di brutto e bloccano le autocisterne che riforniscono di benzina le loro stazioni di servizio? Gente della Val di Susa: la vostra protesta è legittima e rispettabile. Ma cambiate “consulenti” e riflettete con la vostra testa. O pensate che noi tutti che vi abbiamo a cuore, che amiamo Bardonecchia ed il Sestriere, le vostre montagne che sentiamo anche nostre, che ci beiamo della vostra cultura potremmo mai farvi del male? Oppure che voi siate gli unici furbi e gli altri 400 milioni di europei entusiasti di questi progetti ed impazienti di vederli realizzati siano tutti dei cretini? Vi abbraccio e vi aspetto dalla parte della ragione.
  
di Caelsius

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