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sabato 14 maggio 2011

Privatizzazione dell'Acqua? Ma quale Privatizzazione...!

Privatizzazione dell’acqua.
Ma davvero stiamo assistendo ad una incondizionata cessione ai privati di un bene prezioso e vitale come l’acqua?
Macchè…
Le cose stanno un po’ diversamente da come taluni le raccontano.
In primis, l’acqua (o come la definiscono oggi, “l’Oro Blu”) è un bene demaniale e quindi indisponibile: lo Stato, perciò, non può “venderlo” ai privati e i privati, ovviamente, non possono acquistarlo.
Quel che il governo ha disposto col decreto Ronchi sulla “liberalizzazione dei servizi pubblici” è solo la possibilità di cedere ai privati la gestione dei servizi (acquedotti, fognature, pulizia e trattamento dei reflui) legati a questa risorsa.
Cosa, peraltro che già accade tuttora!
Solo che la partecipazione dei privati fino ad oggi avveniva e avviene secondo regole molto poco chiare, anzi, diciamo pure a totale discrezionalità dei singoli enti pubblici locali, che potevano e possono scegliersi partner industriali o costituire imprese pubbliche a libero piacimento, senza dover rendere conto ad alcuno.
Il governo, quindi, ha deciso di liberalizzare questo che di fatto è già un mercato aperto ai privati, sebbene in quote minoritarie.
L’intento è quello tipico di ogni intervento liberale: aprire alla concorrenza per ottenerne benefici in termini di spesa e trasparenza.
Detto in altre parole: mentre oggi i comuni, le regioni o le province scelgono autonomamente come gestire i servizi idrici, col decreto Ronchi si prospetta invecel’obbligo di battere dei bandi pubblici, in cui a vincere dovrebbe (dico dovrebbe, visto il noto malcostume italiano) essere il gestore che offre migliori servizi magari a prezzi inferiori degli altri!
E qui si gioca tutta la partita: migliorare un servizio che ad oggi fa “acqua da tutte le parti.
Le stime parlano di una perdita di “Oro Blu” nell’ordine di un terzo di ciò che viene estratto o raccolto alla fonte.
I privati, usando criteri di spesa ed efficienza molto diversi da quelli di qualunque ente pubblico (che tanto può permettersi di coprire i costi attraverso gli aiuti e i ripianamenti di Stato) potrebbero dunque contribuire a limitare gli sprechi investendo in strutture più moderne e servizi più efficaci.
Allo stesso modo, gli enti locali si sgraverebbero di notevoli costi di gestione.
In buona sostanza: è vero che domani potremmo pagare di più per bere i nostri soliti ettolitri d’acqua ogni anno, ma dovremmo, di contro, pagare meno tasse, visto che lo Stato dovrebbe risparmiare parecchi quattrini…
Chiarito questo, va detto anche che sempre all’articolo 15 del decreto Ronchi, si dice esplicitamente che alle gare per la gestione dei servizi idrici potranno partecipareanche aziende pubbliche (sul modello, ad esempio, di quella che già oggi opera nella Puglia di Vendola) e, addirittura, si consente di mantenere l’affidamento dei servizi “in-house”, esattamente come oggi, ma a ben precise condizioni.
Insomma: rispetto al passato grandi cambiamenti non vi saranno.
Nelle intenzioni del decreto c’è però il tentativo di innescare un meccanismo di trasparenza e apertura al mercato attraverso bandi di gara pubblici che potrebbero contribuire a migliorare un servizio che ad oggi, ribadiamolo, è un colabrodo. Con buona pace dei catastrofisti che non riescono a guardare al presente e men che mai al passato.
Detto questo, avrete notato che ho usato costantemente la forma condizionale.
E certo: siamo pur sempre in Italia e le variabili di fallimento anche delle buone idee sono infinite…
Ma l’auspicio è che finalmente qualcosa si muova!
Tutto comunque resta migliorabilema per farlo, al solito, è necessario eliminare i dubbi portati demagogicamente da chi non è d’accordo!

2 commenti:

  1. Articolo interessante, che mi trova totalmente d'accordo. Idee chiare e precise che ho sostenuto con amici di questo gruppo di blogger, i quali sono invece massimamente contrari alla privatizzazione in generale delle acque, perchè vi vedrebbero l'ombra di mani straniere nella loro gestione, così come starebbe succedendo per Parmalat.

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  2. Completamnete d'accordo. La sinistra manipola, come sempre, l'informazione e parla di "privatizzazione dell'acqua", mentre si tratta di una sana, sanissima liberalizzazione che porta un po' più di libertà nel mercato, con la concessione ai privati della gestione degli acquedotti. Il pubblico è fallimentare e serve unicamente a foraggiare tante piccole clientele che prosperano con i soldi di tutti noi.

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