Il costruttore Pasini: Di Caterina suo amico,
raccoglieva tangenti per lui
MILANO - «Quello di cui sono assolutamente certo - scandisce ai pm il costruttore Giuseppe Pasini - è che ho pagato 4 miliardi di lire in due tranche a Di Caterina all'estero perché così mi era stato chiesto da Penati in relazione all'approvazione del piano regolatore dell'area Falck di Sesto». Pur coperti da una pioggia di omissis, ecco gli interrogatori di Pasini e dell'imprenditore del trasporto urbano Piero Di Caterina, dai quali è nata tutta l'inchiesta sull'ex sindaco ds di Sesto San Giovanni e dimessosi vicepresidente pd del consiglio regionale lombardo Filippo Penati.
Sul pagamento dei 4 miliardi, Pasini spiega di aver fatto a se stesso (conto «Pinocchio») un bonifico in Lussemburgo su Banca Intesa: «Ho ritirato in contanti 2 miliardi che la banca mi aveva già preparato in una valigetta». Soldi dati a Di Caterina, «non ricordo se venne e ritirò personalmente o se su indicazione versai su un conto a lui riconducibile». Sei mesi dopo Pasini dice di aver pagato gli altri 2 miliardi, «veicolati sulla Svizzera perché ho un ricordo di un viaggio fatto in macchina con mio figlio Luca per andare a Chiasso o a Lugano». Poi «ci sono state altre occasioni in cui, su richiesta di Penati, ho consegnato somme in contanti in Italia a Giordano Vimercati (in seguito capo di gabinetto di Penati presidente della Provincia di Milano), approssimativamente equivalenti a 500.000 euro tra fine anni 90 e inizi del 2000, dazione che potrebbe riferirsi all'area Marelli». Per la quale, a suo dire, c'era già stata una tangente: «Penati mi disse che era "indispensabile" fare una uscita verso via Adriano, la qual cosa avrebbe necessariamente comportato l'acquisto da parte mia del terreno di proprietà di Di Caterina», che «in cambio volle la cessione di un mio terreno più una somma»: con il risultato che «all'esito di questa trattativa ho pagato a Di Caterina circa 1 miliardo e 250 milioni di lire. Capii chiaramente che il prezzo non era trattabile. All'epoca capii che Di Caterina avrebbe dato una parte della somma a Penati e tale circostanza mi è stata confermata da Di Caterina in successivi incontri nei quali mi ha riferito di avere consegnato importi di denaro a Penati. Sostanzialmente Di Caterina in quegli anni faceva da "collettore" soprattutto per Penati con il quale aveva un rapporto molto stretto. Quando indico Di Caterina come collettore di tangenti, mi riferisco al fatto che era la persona più vicina ai componenti il consiglio comunale», e «quindi chi voleva avvicinare questi politici contattava Di Caterina».
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