condividi

Condividi

mercoledì 7 settembre 2011

Lo sciopero della Cgil è un flop. In piazza solo pensionati e noglobal.


Il sindacato della Camusso mollato dallo zoccolo duro: al 23,5% l’adesione dei metalmeccanici e al 6,9% nella pubblica amministrazione. Scontri a Milano, Torino e Napoli. Dai centri sociali fumogeni e uova contro le banche. Bertinotti fischiato a Bari.

Roma – La Cgil la spara grossa: in mattinata fissa l’adesione allo sciopero, su tutto il territorio nazionale e in tutti i settori, al 58 per cento. Poi, a mezzogiorno, il sindacato guidato da Susanna Camusso già che c’è arrotonda al 60 per cento. Ma la verità è che a incrociare le braccia ieri è stata una minoranza degli italiani. E in piazza c’erano soprattutto gli anziani – che la Cgil ha l’abitudine di mobilitare con il pacchetto pullman più pranzo al sacco – e i no global, che si sono resi protagonisti di qualche incidente, a Milano, Torino e soprattutto a Napoli, dove otto poliziotti sono rimasti feriti dall’esplosione di cinque petardi nel corso della manifestazione indetta dal sindacato autonomo Usb e dallo Slai Cobas, nei pressi della sede della Banca d’Italia (una persona è stata condotta alla questura in via Medina). A Milano lanci di uova e di fumogeni contro diverse banche a opera degli antagonisti del centro sociale Cantiere e nel capoluogo piemontese lanci di uova contro la sede della Banca d’Italia e della Fondazione Crt e tafferugli in piazza San Carlo tra No Tav, autonomi dei centri sociali e polizia. A Bari, contestazione inattesa: una rappresentanza di Alternativa Comunista ha fischiato Fausto Bertinotti.
Incidenti che hanno animato una giornata che passerà alla storia come un mezzo flop per la Cgil, tradita dai settori che dovrebbero costituire il suo zoccolo duro. Ad esempio i metalmeccanici: l’adesione allo sciopero di questo settore, secondo Federmeccanica, ha toccato il 23,5 per cento, dato deludente. Che «sgonfia» le percentuali bulgare sbandierate dalla Cgil nei vari stabilimenti: 80 per cento a Mirafiori, 80 per cento alla ThyssenKrupp di Terni, 80 per cento alla Fincantieri di Monfalcone e di Palermo, 70 per cento alla Marcegaglia di Mantova, 75 per cento alla Michelin di Cuneo, 65 per cento alla Indesit di Fabriano, addirittura il 100 per cento alla Nestlè e alla Barilla Pedrignano nel Parmense. Quando però la fonte non è il sindacato, il dato cola a picco: alla Fiat, che non è l’ultima delle fabbriche italiane, il bilancio finale è di un 25 per cento di operai assente, cifra che scende fino al 15 se si considerano anche gli impiegati.
E la pubblica amministrazione, altro settore tradizionalmente sindacalizzato? Qui non si raggiunge nemmeno la doppia cifra: alle 17 il dipartimento della Funzione pubblica tira le somme e scopre che l’adesione ha toccato il 6,99 per cento: un dato, si badi, parziale «poiché riferito – spiegano dal dipartimento – al 33,54 per cento dell’intero campione di riferimento», ma comunque eloquente. Naturalmente il dato è al netto, come di consueto, di personale assente per motivi diversi dallo sciopero (ferie, malattia, eccetera), che naturalmente il sindacato si annette in automatico. E nelle scuole la Cgil finisce addirittura dietro la lavagna: negli istituti aperti per le attività amministrative, non essendo incominciato l’anno scolastico, l’adesione è stata solo del 3,42 per cento con riferimento al 56,45 per cento del campione. Se si pensa che l’ultimo sciopero generale indetto dalla Cgil lo scorso 6 maggio alle 17 aveva fatto registrare un’adesione del 13,28 per cento dei lavoratori della pubblica amministrazione si comprende la portata del fiasco.
Alla fine la Cgil può cantare una mezza vittoria solo nei trasporti: ma qui basta poco per creare il caos. Malgrado ciò per le Ferrovie dello Stato è stato regolare il 94 per cento dei treni a lunga percorrenza e il 60 per cento di quelli regionali previsti in orario. Negli aeroporti di Roma e Milano circa 200 i voli cancellati, per buona parte però «riprogrammati» preventivamente. E nel trasporto pubblico adesione massiccia ma non bulgara: a Roma il 50 per cento nell’Atac ma solo il 22 alla Tevere Tpl, che gestisce le corse periferiche.
(IlGiornale.it)

1 commento:

  1. Era prevedibile, la gente non è più caprona come credono loro. E anche tra i pensionati c'è tanta gente che ora ragiona con la propria testa, senza farsela riempire dalle baggianate insensate della Camusso (vedere mio post esplicativo).
    Per la cronaca, sono un pensionato.

    Marshall

    RispondiElimina