Intervista a Maurizio Paniz di Filippo Benedetti Valentini14 Aprile 2011
L’approvazione del processo breve alla Camera è il segno della stabilità politica della maggioranza. Silvio Berlusconi, infatti, non ha nascosto la sua soddisfazione. E non l’ha nascosta neanche l’Onorevole Maurizio Paniz che è stato il relatore del testo di legge: "Il risultato è stato addirittura oltre le aspettative, infatti abbiamo incassato anche un certo numero di voti da parte di franchi tiratori della sinistra". Tuttavia il provvedimento, sia fuori che dentro il Parlamento, ha suscitato molte polemiche. In modo quasi unanime, il centrosinistra ha accusato il governo di voler garantire l’impunità al premier mettendo a repentaglio procedimenti in corso come quelli riguardanti i disastri di Viareggio e L’Aquila.
Onorevole Paniz, è così?
Tutto falso, sono speculazioni sulle disgrazie. Per quanto riguarda quegli avvenimenti, stiamo parlando di reati che non sono toccati dalla norma sul cosiddetto processo breve. Uno su tutti è il reato di omicidio plurimo, per il quale è prevista una prescrizione di 30 anni. Io non posso pensare che lo Stato, nell’arco di trent’anni, non riesca a decidere se una persona è colpevole o innocente e a dare il giusto risarcimento se qualcuno ne ha diritto.
Quali saranno gli effetti del provvedimento sul processo Mills?
Nessun effetto, perché è praticamente già prescritto. Non c’è alcuna possibilità che questo processo arrivi al risultato finale prima del 12 gennaio 2012, giorno in cui andrà comunque in prescrizione. Sfido chiunque a pensare che da oggi a quel giorno si possa arrivare fino al terzo grado di giudizio. Non arriverà nemmeno la sentenza di primo grado, posto che l’originario processo Mills, in primo grado, è durato due anni e devono essere ancora ascoltati molti testi e fatte rogatorie internazionali. E’ impensabile pensare che la sentenza arrivi prima del 12 gennaio prossimo.
Per molti il termine prescrizione è sinonimo di impunità. Dal punto di vista giuridico qual è la funzione di questo istituto?
Rappresenta il limite nel quale lo Stato considera di poter intervenire per decidere se una persona deve essere punita. Trascorso un certo periodo di tempo, nella maggior parte dei paesi civili, lo Stato si ferma: è una garanzia di certezza dell’azione giudiziaria e del rispetto nei confronti del cittadino.
Nel testo di legge c’è un emendamento con il quale lei intende porre una distinzione giuridica fra incensurati e recidivi. Secondo alcuni è un emendamento mirato ad accorciare i tempi di prescrizione per gli incensurati.
Mi è sembrato, piuttosto, un atto di giustizia e di civiltà nei confronti dei cittadini. In questo momento, in merito ai tempi di prescrizione aggiuntiva, esistono tre categorie di persone: ‘incensurati e recidivi’, ‘recidivi infraquinquennali’ e ‘delinquenti abituali’. Per ciascuna di queste categorie è previsto un aumento del termine di prescrizione, nella misura di 1/4 per la prima categoria, 1/2 per la seconda e 2/3 per l’ultima categoria. Io penso che non sia giustificato tenere nella stessa categoria incensurati e recidivi perché hanno una diversa prognosi delinquenziale.
Per differenziare le due categorie non poteva allungare i tempi della prescrizione per i recidivi?
Dovendo rispettare la proporzione che finora è stata ritenuta legittima dalla Corte costituzionale, avrei dovuto allungare la prescrizione per tutte le categorie, legittimando un aumento della durata di alcuni processi fino a 40 anni. Le pare possibile che, in uno Stato democratico, un legislatore possa fare una cosa del genere?
Ieri il Corriere della Sera ha affermato che la giustizia italiana sta vivendo un’incongruenza: da un lato si tenta di velocizzarla “tagliando” i processi, dall’altro si è incapaci di snellire un sistema carico di diritto, di fattispecie di reato e di tribunali. Approvato il processo breve da dove si dovrebbe ripartire?
Sono favorevole a intervenire sulle circoscrizioni giudiziarie, sulla distribuzione dei magistrati e all’eliminazione di alcune ipotesi di reato. Potremmo disperdere certamente meno risorse. Ma il prossimo passo è l’intervento sulla modifica della Costituzione annunciata dal ministro Alfano.
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