Confesso che non me l’aspettavo. Non potevo immaginare che la macchina del fango – azionata con spregiudicatezza staliniana proprio da chi, mentre la mette in moto, se ne lamenta e ne fa un copione per programmi tv “democratici” – potesse colpire persino durante un interrogatorio davanti a un magistrato, mentre si cerca di far luce su fatti delicati e incresciosi come quelli che da tempo caratterizzano il business della sanità e dei rifiuti in Puglia.
E invece è accaduto proprio l’impensabile.
In questo documento
l'interrogatorio reso da Vendola al pm Digeronimo il 6 luglio 2009, chiunque può rendersi conto, finalmente, di cosa parliamo, quando parliamo di macchina del fango, di chi la aziona e perché.
Mentre sfugge come un’anguilla alle domande del pm, ecco che a un certo punto, senza alcun apparente motivo, Nicola Vendola mette in moto la nota macchina, di cui dimostra d’essere esperto conduttore.
Rispondendo alle domande del pm sulle porcherie della “Puglia migliore” in tema di rifiuti esanità, Nicola Vendola dice: “…ero anche spaventato perché il noto diffamatore professionale Carlo Vulpio, all’epoca cronista sul Corriere della Sera, aveva dedicato molteplici articoli alla mia persona, mettendoli in relazione a vicende legate all’organizzazione illecita del ciclo dei rifiuti, e al centro di questa cosa c’era… uno degli oggetti di questo argomento era la Tradeco. Quindi…”.
Ora, io non so cosa cos’abbia spinto questo signore, meglio: questo ciarlatano, a diffamarmi più volte, in maniera tanto evidente e tanto arrogante. Di certo so che non devono essergli andati a genio alcuni miei articoli di giornalista libero.
Per esempio, questi articoli:
Sono servizi giornalistici che mai hanno ricevuto dagli interessati una rettifica o una smentita. E men che mai sono stati fatti oggetto di querela. Al contrario, si tratta di articoli, diciamo così, “premonitori” di ciò che – ancora timidamente – si sta dipanando oggi sotto i nostri occhi.
Ci sono le discariche, ci sono le cliniche, ci sono i soldi – per esempio i 100 miliardi di lireannui fatturati dalle Ccr (Case di Cura riunite) in convenzione con la Regione Puglia e i circa100 milioni di euro fatturati allo stesso titolo, ma in nome del “cambiamento” si capisce, dalla subentrante Cbh (Città di Bari hospital) -, e poi c’è il “passaggio” mai sufficientemente chiarito dalla Ccr alla Cbh, e ci sono tutti i protagonisti di allora e di oggi nelle loro diverse vesti, tra i quali Onofrio Introna (allora membro del collegio sindacale di Cbh spa e oggi presidente del Consiglio regionale), Alberto Maritati (allora pm nel processo alle Ccr e oggi senatore Pd), fino a Francesco Boccia (allora commissario nominato dal ministero dell’Industria per evitare il fallimento delle Ccr e oggi deputato Pd) e, appunto, Nicola Vendola. Il quale, ieri come oggi, di queste vicende ha sempre saputo tutto. Così come sapeva tutto di Alberto Tedesco, del suo ruolo nel “sistema criminale” della sanità pugliese che ruotava attorno a Francesco Cavallari(alla fine, l’unico condannato), dei suoi conflitti di interesse e del suo rapporto privilegiato con l’azienda di raccolta e smaltimento di rifiuti oggi al centro di diversi filoni d’inchiesta (leggeteli con attenzione, gli articoli che vi ho proposto).
Eppure, Vendola non trova di meglio da fare che definirmi “noto diffamatore professionale”. Si vergogni. Quest’uomo è davvero un ciarlatano, cattivo e pericoloso. Da parte mia, non ho potuto fare altro che dare incarico ai miei avvocati di querelarlo e citarlo ai danni. Ma poiché il ciarlatano non è nuovo a massicci spargimenti di fango, e poiché i magistrati riescono a proporlo per l’archiviazione anche quando contestualmente ne affermano la condotta gravemente diffamatoria [come ha fatto l’ex procuratore di Bari, Emilio Marzano, quando ho querelato Vendola per avermi egli indicato, in tv e sui giornali, come il responsabile morale (!) di una finta bomba trovata sul litorale di Brindisi e a lui indirizzata con un biglietto di protesta], poiché – dicevo – non è difficile prevedere contorsionismi giudiziari che anche questa volta tutelino il “nuovo”, il “buono”, il “mite” Vendola, ecco, spero davvero che ci sia un giudice a Berlino, cioè a Bari. Che è il foro competente per queste vicende, ma è anche, voglio ricordarlo, assieme aRoma, uno dei luoghi dal quale partirono le telefonate di Vendola alla direzione del Corriere della Sera, che è tutt’ora il mio giornale, affinché non mi occupassi più di lui.
Vendola, oggi lo capisco meglio, leggendo questo interrogatorio e l’ordinanza del gip di Bari (http://carlovulpio.files.wordpress.com/2011/03/ordinanza-gip-bari-sanitc3a0-1-120.pdf,http://carlovulpio.files.wordpress.com/2011/03/ordinanza-gip-bari-sanitc3a0-121-244.pdf,http://carlovulpio.files.wordpress.com/2011/03/ordinanza-gip-bari-sanitc3a0-245-315.pdf,http://carlovulpio.files.wordpress.com/2011/03/ordinanza-gip-bari-sanitc3a0-316-fine.pdf), ha capito subito che il mio lavoro pulito metteva in gioco fortissimi interessi e così ha inteso farmi fuori professionalmente, senza curarsi della possibilità concreta che potessi essere fatto fuori anche fisicamente. Lo ripeto: si vergogni. Ma con lui debbono vergognarsi anche tutti coloro che in tutto questo tempo, pur sapendo bene ogni cosa, lo hanno tuttavia sostenuto e ospitato in tv e ne hanno scritto sui giornali omaggiandolo, vezzeggiandolo, osannandolo, o semplicemente lasciandogli dire qualunque cosa senza fargli una sola domanda vera. E che oggi, con un bel doppio salto mortale tipico dei “furbi più furbi” lo criticano un po’. Ma senza esagerare. Moderatamente e democraticamente. E ricordando che c’è sempre Berlusconi da “abbattere”, caso mai ce lo fossimo dimenticato… Mezzeseghe.
Articolo di Carlo Vulpio pubblicato sul blog del giornalista in data 1 marzo 2011
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