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venerdì 13 luglio 2012

Quando anche Madonna tirò il bidone ai compagni

In un libro il declino della festa dell'Unità: 
così il Pd ha sperperato un patrimonio culturale e sociale. Un rituale che durava da 70 anni




Sono state le feste dell’Unità a dare di più al partito e non viceversa. Parola di Ugo Sposetti, deputato Pd ed ex teso­riere dei Democratici di sinistra, intervistato da Anna Tonelli nel capitolo conclusivo di Falce e tor­tello. Storia politica e sociale delle feste dell’Unità (1945 - 2011) (La­terza, pagine 226, euro 15 ).



Il Pci aveva investito fin da subito «nel­le proprie feste, considerandole un patrimonio da valorizzare». Ma alla fine aveva più ricevuto che dato. E se oggi quelle manifesta­zioni, quei rituali politici che sono stati per decenni una presenza centrale nella vita politica e cultu­rale del Paese non esiste più è per­ché la sinistra ha smarrito la forza aggregante e la carica utopistica che ha segnato le generazioni del­la seconda metà del Novecento. Salamelle e partigiani, ballo liscio e pugni chiusi, cantautori e operai­smo, militanti alle cucine e «il comizio finale del se­gretario »: un univer­so politico, culturale e sociale di cui biso­gna parlare al passato.
C’erano l’orgoglio co­munista, «la madre Rus­sia », la militanza popola­re, le sezioni.E c’erano le fe­ste dell’Unità dove passava­no tutti, cantautori e rock­star, politici e giornalisti, gen­te di sinistra, gente d’avanguar­dia e qualsiasi. Tutto finito, tra­montato. Dal 2008, èra Veltroni, pur con molte resistenze la festa dell’Unità è stata trasformata in Festa democratica. Ma la meta­mo­rfosi era già iniziata con la ridu­zione della durata ( da due settima­ne a dieci giorni) e l’abolizione del comizio conclusivo, sostituito, «in ossequio alle regole del talk show», da un’intervista del segre­tario a un giornalista televisivo.
Campione rappresentativo, mi­crocosmo emblematico, spacca­to movimentista: è una scelta in­do­vinata passare sotto la lente del­la ricerca le feste dell’Unità per rac­contare la pa­rabola del comuni­smo militante italiano, i suoi mo­menti di aggregazione sociale ol­tre la «fede rossa», fino al declino di oggi. Dal primo a Mariano Co­mense, 2 settembre 1945, quando si chiamò «scampagnata», agli ul­timi, non più intitolati alla testata fondata da Gramsci,«i Festival del­l’Unità », secondo la definizione di Alberto Moravia, «hanno il van­taggio di combinare in sé tre idee: quella della festa cattolica, quella del Soviet e quella della moderni­tà ». L’intuizione originale è unire passione politica e svago. Già nel­le Lezio­ni sul fascismo Togliatti in­sisteva sulla necessità di compren­dere il divertimento fra i legittimi «bisogni elementari delle mas­se ». «Lavorare per la costruzione del palco che ospita il comizio», scrive Tonelli, «così come cucina­re tortellini e salsicce rivestono la stessa importanza in una festa do­ve si consuma pane e politica».
Falce e tortello è un titolo che sa­rebbe piaciuto a Edmondo Bersel­li, autore a sua volta di un’accora­ta narrazione del declino di quel mondo ( Sinistrati. Storia senti­mentale di una catastrofe politica - Mondadori), ma soprattutto te­stimone felice delle contamina­zioni tra ideologia e leggerezza (con una disincantata preferenza per la seconda).
L’equilibrio fra tradizione e spinta alla modernizzazione è la stella polare delle estati della sini­stra. Nel dopoguerra le feste rac­colgono il «bisogno di evasione ri­trovato », la componente politica è in secondo piano, dietro i canti, il cibo, le lotterie, i balli. Le canzo­ni dei campi e delle fabbriche riempiono le serate. Fino ai pri­missimi festival di Sanremo e al­l’avvento del beat. Con tanto di in­terrogativi se, dopo Claudio Villa e Nilla Pizzi, invitare Modugno, Celentano, Morandi avrebbe si­gnificato aprire le porte alla «can­zone americana degenerata». Ar­riva il boom economico e alle pièce di Brecht sul Terzo Reich con la compagnia di Gian Maria Volon­té segue la visione de Il sorpasso di Di­no Risi. Le donne alzano la voce e chiedono più spa­zio nella divisione dei compiti den­tro il partito. I gio­van­i vogliono con­tare di più e nasco­no le feste della Fgci. Il Pci aumen­ta i consensi e le fe­ste attecchiscono nelle province. Gli anni ’70 coinci­dono con l’affer­mazione dell’ege­monia culturale. Al cinema, a tea­tro e nella musica: dove esplode l’epopea dei can­tautori, nuove star delle serate li­ve .
A fine decen­nio s’affaccia la cultura dell’effimero, nasce la tv commerciale, alla militanza su­bentra il riflusso, la disco music in­vade i locali e nell’estate ’87 gli or­ganizzatori del Festival tentano di organizzare il concerto di Madon­na a Bologna per poi ripiegare su Zucchero, Vasco Rossi, Dalla e Guccini. Due anni dopo crolla il Muro di Berlino, scompare il parti­to comunista e le feste dell’Unità perdono l’orgoglio degli anni mi­gliori trincerandosi nelle roccafor­ti della Toscana e dell’Emilia Ro­magna. 
Torna alla mente una ful­minante vignetta di Altan: «Ma io sono di sinistra», dice Cipputi, in­terlocutorio. «Piantala, che ci stan­no guardando tutti», lo fredda il compagno saggio. 


sabato 7 luglio 2012

AGRICOLTURA: RAINIERI (Lega Nord), IMMOBILISMO DEL GOVERNO CONDANNA SETTORE AL FALLIMENTO

“Se il ministro dell’Agricoltura, il tecnico Mario Catania, continua a snobbare la commissione Agricoltura e a non portare avanti interventi destinati al sostegno e al rilancio del nostro settore produttivo, il quadro dipinto da Coldiretti durante l’assemblea annuale della confederazione, non può fare altro che peggiorare”.
Lo dichiara Fabio Rainieri, parlamentare parmigiano della lega Nord e segretario della commissione Agricoltura a Montecitorio. “Il ministro non si è mai fatto vedere in commissione, alla faccia di chi criticava l’operato di Luca Zaia. In Commissione continuiamo a esprimere pareri su provvedimenti altrui ma senza portare avanti una vera linea agricola nazionale. Il risultato? Nel nostro Paese che è quello delle produzioni a denominazione, dei campanili e delle specialità agroalimentari, la crisi ha modificato le abitudini alimentari del Pese e questo rischia di mettere in crisi l’intero comparto”.
“In conclusione – conclude il segretario nazionale della Lega Nord Emilia -, sulle tavole la gente sarà costretta a mettere alimenti di scarsa qualità e di dubbia provenienza e il sistema primario, quello delle nostre denominazioni di eccellenza sarà costretto al fallimento. Tutto grazie all’immobilismo di Catania e di Monti”.

giovedì 5 luglio 2012


COMUNE, BERNARDINI (LegaNord), LOTTA AI VU CUMPRÀ CHE VENDONO MERCE CONTRAFFATTA: “NECESSARIO UN DIVERSO IMPIEGO DEI VIGILI” . IL CASO SU REPUBBLICA DI BOLOGNA

Il capogruppo leghista in consiglio comunale Manes Bernardini chiede «un diverso impiego dei vigili urbani», definendo tra le priorità la lotta all’abusivismo commerciale che imperversa anche per le vie del centro, come documentato da alcune foto.  La protesta di Bernardini è finita anche su facebook, scatenando un vivace dibattito ripreso anche dal dorso bolognese di Repubblica. 


COMUNE E SERVIZI DI PRIMA EMERGENZA, BERNARDINI (LN) BOCCIA LA SOLUZIONE-BELLARIA. INTERROGAZIONE IN REGIONE  

«Lo spostamento del servizio dall'ambulatorio ad accesso diretto dall'ospedale Bellaria al poliambulatorio di via della Repubblica, a San Lazzaro, ha portato disagi e disservizi, tanto da favorire la mobilità in altre strutture, come segnalato da molti utenti». Lo afferma il consigliere regionale leghista Manes Bernardini, che sul tema ha presentato un’interrogazione per chiedere alla Giunta regionale «di ripristinare la qualità dei servizi precedentemente offerti e garantiti dalla struttura ospedaliera del Bellaria».

domenica 1 luglio 2012



Lega Nord, al via l'era Maroni: 

"Segretario senza ombre". 

Bossi in lacrime.


Assago (Mi) -  L'ex ministro dell'Interno eletto nuovo segretario: "Garantisco lo stesso impegno che ho messo negli ultimi tre anni alla lotta alla mafia. Io sono uno di voi, la mia porta sarà sempre aperta". Bossi infiamma la platea: Chi pensava che la Lega morisse non ha capito bene"

L'ex ministro: "Umberto resta un fratello, sempre nel cuore.

«Il nuovo segretario federale della Lega Nord è Roberto Maroni». Sono le 13.45 quando Luca Zaia, governatore del Veneto, dà l’annuncio. «Bobo, Bobo, Bobo», gridano i militanti assiepati sulle tribune del Forum di Assago. L’ex Ministro dell’Interno sale sul palco. «Sono emozionato, quello che mi date è un incarico importante. Mi metterò al lavoro subito.  «Sono uno di voi, un semplice militante che momentaneamente ricopre l’incarico più importante. 

Bossi? E’ sempre stato un fratello, lo porterò nel cuore».

Maroni è l’unico candidato alla segreteria.
Ma il Senatùr fa fatica a staccarsi dalla sua creatura.  E poi si commuove. 

lunedì 25 giugno 2012


Il premio Nobel per la Pace a Milano


Il nostro paese ancora una volta si dimostra incapace di prendere decisioni in autonomia, su una persona che io giudico straordinaria, e che non solo gli si dovrebbe essere data la cittadinanza onoraria, ma gli si dovrebbe pure stendere un tappeto rosso e farli tutti gli onori del caso. Perché? Ovvio perché! Perché sta facendo una battaglia per il suo popolo, da solo contro tutti, una battaglia sacrosanta sull’indipendenza del suo popolo e del suo paese, il Tibet, da uno stato oppressore e comunista come la Cina. Quindi mi fa davvero dispiacere che al signor sindaco Giuliano Pisapia la cosa non vada giù, essendo lui dichiaratamente un rosso di sangue e di pensiero. Quindi mi chiedo, che ci sia ben altro oltre a tutto ciò? Che ci siano altri motivi dietro questa decisione di slittare su scelte importanti, ma altrettanto sacrosante, specialmente per uomini come questi (ce ne fossero nel mondo di uomini così!). Cosa c’è davvero dietro tutto ciò? Beh provo soltanto ad immaginarlo.
Ad esempio vorranno nascondere l’ennesima oppressione e persecuzione ai danni di un popolo segregato per secoli da un altro? Oppure non vogliono non obbedire come sempre, come un cane scodinzolante, alla potente ed autoritaria repubblica (comunista delle banane) cinese? No sapete perché certe domande sorgono spontanee. Oppure come credo che sia, vogliono tentare di distogliere il popolame ignorante (proprio come nel regime cinese), dalle vere e sacrosante ragioni dei Tibetani nei confronti dei Cinesi. Ragioni di sacrosanta libertà, indipendenza e secessione da una Cina ormai populista, arcaica, sfruttatrice, comunista, totalitaria e arrogante. Del resto non mi stupisce mica tutto ciò. Da parte del nostro stato centralista che manco lui non vuole indipendenze o secessioni (vedere il recente referendum sull’indipendenza negato alla Sardegna…), ma preferisce centralizzare e nazionalizzare tutto, proprio come nei peggiori regimi del passato, negando di fatto anche a noi ogni più semplice libertà e privacy di base. Sarebbe ora di farla finita con tutto ciò. Con questo autentico sopruso. Ed in Italia anziché premiare gente che vuole il cambiamento, che lo professa, che lo alimenta e tenta di fare del bene per il proprio popolo ed il suo futuro (oltre che essere un uomo di immensa intelligenza, umanità e sensibilità), li si nega un diritto sacrosanto, su cui francamente io non avrei manco fatto un assemblea comunale inutile. Il si, doveva essere senza battere ciglio. Invece questi parassiti discutono e decidono sul “nulla”, quando si dovrebbe decidere su questioni ben più importanti di questa (non che questa lo sia di meno filologicamente parlando…).
Insomma caro Dalai Lama, vieni da me che te la do io la cittadinanza. E magari facciamo pure 4 chiacchiere su cosa vuol dire libertà ed indipendenza, fatti su cui non solo il tuo popolo si sta battendo nel mondo, al prezzo di sangue, torture e soprusi. E ci perdoni se può la nostra ennesima pessima figuraccia.
fonte web

domenica 10 giugno 2012

On. Mara Bizzotto, Parlamentare Europeo Lega Nord


E IO PAGO !!


Anna Maria Tarantola, attualmente vicedirettore di Bankitalia, è stata "indicata" da Monti come NUOVO PRESIDENTE della RAI.

E' indagata sul caso dei prodotti finanziari tossici messi sul mercato dal Banco di Napoli, oggi nel gruppo Intesa San Paolo, e dal Monte dei Paschi di Siena. 

Ora prende 441mila euro, alla RAI ne prenderà altri 500mila.



E IO PAGO !!

lunedì 4 giugno 2012


Il cardiochirurgo che ha salvato migliaia di bambini

Lo chiamano «ambasciatore di pace». Ribatte che la sua missione è far vivere i bambini, perché «per i bambini non esistono colori, razze, religioni, politica». Di bimbi, nel mondo, ne ha salvati 1.200. Tanti di più tra Milano, patria adottiva, e Vicenza, la sua terra, in quarant' anni di sala operatoria, a ritmi di 90-100 ore a settimana. Alessandro Frigiola, 65 anni, pioniere della cardiochirurgia pediatrica, oggi riceverà l' Ambrogino. «Una sorpresa, non me lo aspettavo - dice con sincerità -. È un riconoscimento importante anche per quei cento medici che mi hanno seguito nell' Associazione bambini cardiopatici e che oggi dedicano il loro tempo libero a curare piccoli pazienti in diciotto paesi del mondo». Perché, ricorda Frigiola, ogni anno, del «milione di bimbi che nasce con una malformazione al cuore solo il 10 per cento ha una possibilità di essere operato e sopravvivere». È stata la lettura di un libro, La cittadella di Cronin, che racconta la storia di un medico tra i minatori del Galles, a cambiare la rotta della sua vita: «Ero iscritto a ingegneria e avevo dato tutti gli esami del primo anno...», confida. Poi, già specializzato nelle patologie del cuore, un viaggio in Vietnam, nel 1983, ha chiuso il cerchio: «Ho visto situazioni inaccettabili, ho visto morire bambini di 7, 10, 12 anni che noi qui avremmo guarito senza problemi». E ha deciso: «Tre settimane di lavoro in ospedale (al Policlinico San Donato) e una dedicata ai progetti umanitari». A formare chirurghi, a costruire ospedali (in Ghana, Siria, Etiopia, Kosovo i più recenti). A operare piccoli cardiopatici (l' ultimo record: 40 interventi in una settimana in Iraq). «Quando giro per il mondo non sono Frigiola, rappresento l' Italia», aggiunge, pensando ai 4 milioni di bambini che aspettano di essere operati. E pensa a nuovo progetto Children for Africa: «Formare cento medici in sette anni per cambiare le sorti di un continente, dove oggi per 900 milioni di abitanti ci sono solo 5 centri dedicati ai bambini». Solo così la dichiarazione per i diritti umani che «parla di diritto alla salute per tutti» avrà un senso. 
D' Amico Paola