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lunedì 4 giugno 2012


Il cardiochirurgo che ha salvato migliaia di bambini

Lo chiamano «ambasciatore di pace». Ribatte che la sua missione è far vivere i bambini, perché «per i bambini non esistono colori, razze, religioni, politica». Di bimbi, nel mondo, ne ha salvati 1.200. Tanti di più tra Milano, patria adottiva, e Vicenza, la sua terra, in quarant' anni di sala operatoria, a ritmi di 90-100 ore a settimana. Alessandro Frigiola, 65 anni, pioniere della cardiochirurgia pediatrica, oggi riceverà l' Ambrogino. «Una sorpresa, non me lo aspettavo - dice con sincerità -. È un riconoscimento importante anche per quei cento medici che mi hanno seguito nell' Associazione bambini cardiopatici e che oggi dedicano il loro tempo libero a curare piccoli pazienti in diciotto paesi del mondo». Perché, ricorda Frigiola, ogni anno, del «milione di bimbi che nasce con una malformazione al cuore solo il 10 per cento ha una possibilità di essere operato e sopravvivere». È stata la lettura di un libro, La cittadella di Cronin, che racconta la storia di un medico tra i minatori del Galles, a cambiare la rotta della sua vita: «Ero iscritto a ingegneria e avevo dato tutti gli esami del primo anno...», confida. Poi, già specializzato nelle patologie del cuore, un viaggio in Vietnam, nel 1983, ha chiuso il cerchio: «Ho visto situazioni inaccettabili, ho visto morire bambini di 7, 10, 12 anni che noi qui avremmo guarito senza problemi». E ha deciso: «Tre settimane di lavoro in ospedale (al Policlinico San Donato) e una dedicata ai progetti umanitari». A formare chirurghi, a costruire ospedali (in Ghana, Siria, Etiopia, Kosovo i più recenti). A operare piccoli cardiopatici (l' ultimo record: 40 interventi in una settimana in Iraq). «Quando giro per il mondo non sono Frigiola, rappresento l' Italia», aggiunge, pensando ai 4 milioni di bambini che aspettano di essere operati. E pensa a nuovo progetto Children for Africa: «Formare cento medici in sette anni per cambiare le sorti di un continente, dove oggi per 900 milioni di abitanti ci sono solo 5 centri dedicati ai bambini». Solo così la dichiarazione per i diritti umani che «parla di diritto alla salute per tutti» avrà un senso. 
D' Amico Paola

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