Cosa pensavate, che Berlusconi vincesse al primo turno in tutte le città e le province dove il centrodestra ha presentato il proprio candidato? Che Milano fosse assegnata d’ufficio al Cavaliere a seggi ancora chiusi, o che Bologna andasse sul serio al centrodestra? Pensavate che il Caso Ruby, Patrizia D’Addario e l’assalto delle toghe non avrebbero indebolito il premier e il Popolo della Libertà? La maggioranza, con la coalizione di governo, ha già fatto un grande miracolo sopravvivendo con grande dignità a tutte le tornate elettorali di medio termine dal 2008 ad oggi, Regionali in ultimo. Un presidente del Consiglio sopravvissuto anche all’attentato istituzionale delle opposizioni, coalizzate insieme ai fuoriusciti dal Pdl tentando un ribaltone in piena regola lo scorso 14 dicembre. Berlusconi ha vinto anche allora, ma il primo impatto elettorale in ordine di tempo - e sono queste amministrative - non poteva andare diversamente.
La sinistra, ovviamente, esulta per quelle che definisce già delle “vittorie”, anche se Milano e Napoli andranno al ballottaggio riservando sorprese oltre ogni considerevole dubbio. Minimizzando, com’era ovvio che fosse, il completo disastro campano del Pd e l’appecorinamento totale di Pierluigi Bersani a Nichi Vendola, con la cessione della sindacatura del centrosinistra a Giuliano Pisapia nella Milano berlusconiana per effetto di quelle maledette primarie che tanto il Pd ha osannato come bandiera democratica, e che adesso risultano perfino fastidiose tanto da ipotizzare la loro abolizione in tempi brevi. Ed è adesso che la partita si fa interessante, perché i numeri non hanno tema di smentita. I numeri infatti, confermano a Milano un Pd a quota 28,65% (il Pdl è al 28,76%), un risultato sensazionale oltre ogni dubbio. Se non fosse che il partito di Vendola si ferma ad un discreto 4,71%, segno del fatto che Pisapia potrebbe non avere uno strabiliante seguito quando i milanesi saranno chiamati nuovamente alle urne tra quindici giorni; e che il pieno appoggio della coalizione e del Pd, in un ballottaggio dove contano gli uomini e meno i partiti, potrebbe impoverirsi. I democratici potrebbero non spingere tanto forte da fare il miracolo rosso nell’azzurra capitale del berlusconismo; che tale rimarrà anche vincesse il comunista Pisapia sulla signora Moratti, quale che sia il risultato. Un risultato, quello milanese, che dovrebbe far riflettere soprattutto i detrattori della signora sindaco: chi ha votato il terzopolista Palmeri, si asterrà o tornerà a votare per la casa madre, quindi il centrodestra? Una notte di Milano rossa, farà risvegliare i milanesi tanto da realizzare il sorpasso azzurro?
A Napoli il discorso è diverso. Mentre a Milano la partita è completamente aperta - diversamente da quel che lasciano intendere i talk show Rai che sperano parecchi comuni vadano alla sinistra – il capoluogo campano è tutto un divenire di novità. Altro sgambetto a sinistra, innanzitutto, quello di De Magistris al Pd. Quanti tra chi leggono avrebbero scommesso un solo euro su un ballottaggio strappato al centrodestra non da un democratico, ma dal socio di Tonino Di Pietro? Quanti avrebbero dato all’ex magistrato (De Magistris) il 27,37? E quanti si aspettavano che il centrosinistra si sarebbe fermato al 19,62? Sorpresa, invece, da Beppe Grillo e dal suo Movimento 5 Stelle. Un risultato sorprendente oltre ogni aspettativa, e che dovrebbe impaurire non certo il centrodestra ma Idv e Pd, forze politiche che insieme a parte di elettori finora astenuti caratterizzano l’elettorato di questa nuova compagine reazionaria quale è quella del comico-politico.
Gianfranco Fini poi, ne esce sconfitto su tutti i fronti. In nessuna delle città dove ha corso in coalizione con il cosiddetto finto Terzo Polo è riuscito a strappare un minimo 4% fermandosi ad un misero 3,31% a Napoli, città di Italo Bocchino, per scendere giù fino allo 0,34% di Catanzaro o allo 0,84 di Reggio Calabria. Un Terzo Polo sconquassato e diviso già da questa tornata amministrativa, dove l’Udc ha corso anche con il centrodestra in alcune città, il Fli con il centrosinistra in altre e l’Api addirittura in coalizione con il centrosinistra.
Più che un disastro per il centrodestra, che ha comunque commesso degli errori imperdonabili – quelli di Berlusconi in testa – la sinistra lavi i suoi panni, guardi in casa sua e rifaccia i calcoli. Stiamo attenti, la vittoria si canta solo alla fine dei tempi supplementari. E adesso, per alcune delle grandi città ancora in gioco, come Milano e Napoli, siamo solo alla fine del primo tempo.
La sinistra, ovviamente, esulta per quelle che definisce già delle “vittorie”, anche se Milano e Napoli andranno al ballottaggio riservando sorprese oltre ogni considerevole dubbio. Minimizzando, com’era ovvio che fosse, il completo disastro campano del Pd e l’appecorinamento totale di Pierluigi Bersani a Nichi Vendola, con la cessione della sindacatura del centrosinistra a Giuliano Pisapia nella Milano berlusconiana per effetto di quelle maledette primarie che tanto il Pd ha osannato come bandiera democratica, e che adesso risultano perfino fastidiose tanto da ipotizzare la loro abolizione in tempi brevi. Ed è adesso che la partita si fa interessante, perché i numeri non hanno tema di smentita. I numeri infatti, confermano a Milano un Pd a quota 28,65% (il Pdl è al 28,76%), un risultato sensazionale oltre ogni dubbio. Se non fosse che il partito di Vendola si ferma ad un discreto 4,71%, segno del fatto che Pisapia potrebbe non avere uno strabiliante seguito quando i milanesi saranno chiamati nuovamente alle urne tra quindici giorni; e che il pieno appoggio della coalizione e del Pd, in un ballottaggio dove contano gli uomini e meno i partiti, potrebbe impoverirsi. I democratici potrebbero non spingere tanto forte da fare il miracolo rosso nell’azzurra capitale del berlusconismo; che tale rimarrà anche vincesse il comunista Pisapia sulla signora Moratti, quale che sia il risultato. Un risultato, quello milanese, che dovrebbe far riflettere soprattutto i detrattori della signora sindaco: chi ha votato il terzopolista Palmeri, si asterrà o tornerà a votare per la casa madre, quindi il centrodestra? Una notte di Milano rossa, farà risvegliare i milanesi tanto da realizzare il sorpasso azzurro?
A Napoli il discorso è diverso. Mentre a Milano la partita è completamente aperta - diversamente da quel che lasciano intendere i talk show Rai che sperano parecchi comuni vadano alla sinistra – il capoluogo campano è tutto un divenire di novità. Altro sgambetto a sinistra, innanzitutto, quello di De Magistris al Pd. Quanti tra chi leggono avrebbero scommesso un solo euro su un ballottaggio strappato al centrodestra non da un democratico, ma dal socio di Tonino Di Pietro? Quanti avrebbero dato all’ex magistrato (De Magistris) il 27,37? E quanti si aspettavano che il centrosinistra si sarebbe fermato al 19,62? Sorpresa, invece, da Beppe Grillo e dal suo Movimento 5 Stelle. Un risultato sorprendente oltre ogni aspettativa, e che dovrebbe impaurire non certo il centrodestra ma Idv e Pd, forze politiche che insieme a parte di elettori finora astenuti caratterizzano l’elettorato di questa nuova compagine reazionaria quale è quella del comico-politico.
Gianfranco Fini poi, ne esce sconfitto su tutti i fronti. In nessuna delle città dove ha corso in coalizione con il cosiddetto finto Terzo Polo è riuscito a strappare un minimo 4% fermandosi ad un misero 3,31% a Napoli, città di Italo Bocchino, per scendere giù fino allo 0,34% di Catanzaro o allo 0,84 di Reggio Calabria. Un Terzo Polo sconquassato e diviso già da questa tornata amministrativa, dove l’Udc ha corso anche con il centrodestra in alcune città, il Fli con il centrosinistra in altre e l’Api addirittura in coalizione con il centrosinistra.
Più che un disastro per il centrodestra, che ha comunque commesso degli errori imperdonabili – quelli di Berlusconi in testa – la sinistra lavi i suoi panni, guardi in casa sua e rifaccia i calcoli. Stiamo attenti, la vittoria si canta solo alla fine dei tempi supplementari. E adesso, per alcune delle grandi città ancora in gioco, come Milano e Napoli, siamo solo alla fine del primo tempo.
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