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lunedì 20 giugno 2011

I furbetti del Csm: una delibera per non ridursi i gettoni di presenza.

Può un organo collegiale annacquare una legge dello Stato che gli imporrebbe di ridurre sensibilmente stipendi e gettoni di presenza? Teoricamente no, ma il Csm l'ha fatto. Senza rendere conto a nessuno. Proprio così: l'organo che ha l'ultima parola su disciplina e carriere di quasi 10.000 giudici e pubblici ministeri, e che in questo periodo sta attuando una lotta dura contro la classe politica (tanto da far parlare di golpe giudiziario), non ha voluto rinunciare al suo status di "club esclusivo".
 Il 16 marzo scorso, il Consiglio Superiore della Magistratura ha affrontato la delibera 421/VS/2011 sui "Compensi spettanti ai componenti". Il reale obiettivo, raggiunto, è stato quello di arginare la legge 122 del 30 luglio 2010, che oltre ad imporre un taglio del 10% agli stipendi di ministri e sottosegretari, al comma 1 dell'articolo 6 recita: "A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la partecipazione agli organi collegiali  (...) è onorifica; essa può dar luogo esclusivamente al rimborso delle spese sostenute ove previsto dalla normativa vigente; eventuali gettoni di presenza non possono superare l'importo di 30 euro a seduta giornaliera".
Cos'ha fatto il Csm tramite la sua delibera? Ha trasformato i "gettoni di presenza" in un importo forfettario, pari a 4860 euro lordi al mese. Cifra che rappresenta a tutti gli effetti uno stipendio aggiuntivo e non una semplice somma di rimborsi spese (quanti gettoni di presenza da 30 euro ci vorrebbero per arrivare a 4860 euro lordi? Sicuramente più di quelli che sarebbero percepiti in un mese). Viene da chiedersi se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sempre molto attento a moralizzare la classe politica, sia rimasto all'oscuro di questo "sotterfugio". Anche perché, come si sa, in quanto presidente della Repubblica è anche presidente di diritto del Csm.
Vale la pena, a questo punto, soffermarsi sui lauti guadagni dei componenti del Csm. A cominciare dagli stipendi "fissi". Il vice-presidente, che attualmente è l'ex deputato Udc Michele Vietti, incassa 140.904 euro netti all'anno, stipendio equiparato al primo presidente della Corte di Cassazione. I consiglieri si fermano a poco più di 111.000 netti, come il più anziano tra i presidenti di sezione della Corte di Cassazione. Corrispondono a 7.928 euro al mese per 14 mensilità. L'anomalia è che si tratta di una retribuzione solo per il "titolo", in quanto ogni attività svolta è pagata a parte. Essere membro del Csm in sé e per sé non comporta nessuna mansione specifica e quindi non giustifica alcuna retribuzione.
I consiglieri sono 24: 16 togati e 8 laici, cioè nominati dal parlamento. I 16 togati mantengono i lauti stipendi da magistrati, tengono caldo il loro posto di lavoro e una volta usciti dal Csm tornano in magistratura. I laici si portano dietro i 7.928 euro netti mensili per il resto della loro vita, anche a fine mandato. Un membro laico può essere un avvocato in attività da almeno 15 anni oppure un docente universitario. Passi per l'avvocato con 15 anni di carriera alle spalle, che entra in Csm in età ormai veneranda, ma il professore universitario può essere nominato a soli 35 anni e percepire per il resto dei suoi giorni 7.928 euro al mese. Un privilegiato. Tanto più che, a fine mandato, arriva una liquidazione pari a tre stipendi mensili per ogni anno di attività, il triplo di quella riservata ai "comuni mortali".
Ma torniamo ai gettoni di presenza che si aggiungono allo stipendio "fisso".Attenzione: nel Csm si lavora tre settimane su quattro. Escludendo i week end, sarebbero 15 giorni lavorativi al mese.  Anche le settimane però sono "corte": il venerdì si riunisce solo la sezione disciplinare, il cui disturbo è ovviamente pagato a parte, precisamente 231 euro netti a seduta. I giorni di lavoro effettivi quindi diventano 12 al mese. E i mesi sono dieci e mezzo all'anno, perché le ferie durano da fine luglio al 10 settembre. Nei giorni "non lavorativi", i componenti del Csm che non vivono a Roma possono percepire una "indennità di missione" che corrisponde a 209 euro netti al giorno ed è erogata sulla parola. Proprio così. Il "Regolamento di amministrazione e contabilità"  lo spiega chiaramente: all'articolo 26 si parla di "autocertificazione" per richiedere le indennità di missione. Il 26 bis invece regola il "trattamento per lo svolgimento di compiti di natura istituzionale sul territorio nazionale": altri 400 euro mensili, esentasse, non si sa bene in base a quale criterio. Straordinario, questo "regolamento", nel quale qualche burlone ha persino voluto scrivere "E' vietato imputare spese a capitoli di bilancio diversi da quelli cui le spese si riferiscono". E meno male, almeno quello!
Riepiloghiamo: oltre a stipendio fisso (7928 netti euro mensili, percepiti per il "titolo" e senza mansioni che li giustifichino), indennità di sedute di commissione (in seguito alla delibera, un altro stipendio fisso di 2760 euro netti mensili per 12 giorni lavorativi), indennità di missione (basate su autocertificazioni, 209 euro netti al giorno nei giorni non lavorativi), sedute di sezione disciplinare (231 netti euro a seduta il venerdì), "compiti di natura istituzionale sul territorio nazionale" (400 euro al mese esentasse), rimborso delle spese di viaggio, cosa ci sarà ancora?
Ci sono le sedute del plenum. Sono tre a settimana, la partecipazione è premiata con 188 euro netti a seduta, un "gettone di presenza" che non rientra nei tagli della legge 122/2010. Se un membro del Csm non è impegnato in commissione, o non partecipa ad una commissione (che, sia ben chiaro, intanto è pagata ugualmente), può guadagnare anche 564 euro netti a settimana prendendo parte a tutti e tre i plenum. E poi ancora: ogni riunione del comitato di presidenza è rimborsata con un altro gettone di presenza di 116 euro netti.
In più ci sono le agevolazioni. A cominciare dal telefono: fra componenti del Csm e fra gli uffici, le telefonate non si pagano. Per le chiamate "esterne", il gestore Tim fornisce tariffe agevolatissime, che non vengono concesse neppure ai parlamentari. Il massimo che si arriva a spendere è qualche decina di euro a bimestre, una media di circa 10-11 euro in due mesi.
I consiglieri hanno a disposizione un'automobile con autista a Roma e, chi vive fuori Roma, una con autista presso il luogo di residenza. A Roma, l'autista è pagato come lavoratore a tempo pieno, anche se è impegnato per soli due viaggi al giorno, massimo quattro se il cliente si reca in un ristorante per pranzo. Considerando che la sede del Csm è a due passi dalla stazione ferroviaria e i consiglieri che giungono a Roma in aereo potrebbero servirsi di un taxi o affittare un'auto spendendo circa 80 euro tra andata e ritorno, si può desumere che gli stipendi per 32 autisti siano quantomeno buttati via. Il Csm francese, ad esempio, mette a disposizione soltanto 3 autisti.
D'altra parte non ci sono solo gli autisti: i dipendenti del Csm sono in totale 243. Sono talmente poco impegnati che quasi tutti ufficialmente hanno l'autorizzazione ad avere un secondo lavoro. Eppure riescono a mettere insieme una media di 2839 euro di straordinari all'anno. Tutto pagato dalla collettività, come i 340.000 euro ad uso "ticket restaurant".
Fonte: L'Espresso

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