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sabato 21 gennaio 2012

Il Comandante Schettino della Costa Concordia.


Non è facile dire qualcosa di sensato o intelligente sulla tragedia della Costa Concordia: questo è uno dei motivi per cui la sera di martedì 17 mi sono trovato profondamente a disagio sentendo Crozza a Ballarò che ironizzava con doppi sensi e battutine varie prendendo spunto da tale accadimento.
Allo stesso modo è anche difficile mantenere la calma ed avere una reazione sensata o intelligente.
Premettendo che c’è un’indagine in corso e le varie responsabilità dovranno essere individuate dagli Organi competenti, ammettendo che il comandante Schettino sia il maggior, o forse anche unico, responsabile dell’accaduto ci si può domandare che senso possa avere una pena come quella ipotizzata, 15 anni in prigione, per colui che si sarebbe dimostrato essere un cretino e un codardo e farlo gravare per altri 15 anni sulle spalle di tutti noi al costo di centinaia di migliaia di euro all’anno (ammesso che fra 15 anni avremo ancora l’euro).
Se le indagini appurassero le responsabilità di Schettino, saremmo comunque di fronte ad un idiota, un imbecille, un codardo e un incapace: ma quanti ce ne sono di Schettino in giro per l’Italia liberi di muoversi? Metterlo in galera sarebbe una sorta di auto-difesa della collettività? Oppure sarebbe una breve vendetta? Oppure un mettersi in pace con la coscienza propria e collettiva? E dopo i 15 anni (al massimo) di prigione cosa avremmo risolto?
Schettino ha sicuramente provocato un danno inestimabile in termini di vite umane ed economici: si dovrebbe solo cercare di ridurre tale danno. I morti non tornano tra di noi, ma c’è tanta gente bisognosa di cure. Schettino andrebbe messo in pensione con disonore, dovrebbero essergli confiscati tutti i beni, gli andrebbe messo un braccialetto al polso per controllare i suoi movimenti e condannato a lavorare a vita per i servizi sociali.
Però viviamo in un Paese dove Erika De Nardo esce di prigione dopo 11 anni per avere ucciso a coltellate sua madre e il suo fratellino, Lele Mora è dentro da 6 mesi per bancarotta senza sapere se e quando potrà uscirne, e Cosentino è seduto comodamente tra i banchi della Maggioranza nella Camera dei Deputati del Parlamento Italiano. E pensare che la parola che più viene utilizzata recentemente è “equità”.

Maurizio Campari

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