condividi

Condividi

sabato 4 giugno 2011

Nucleare. La Cassazione dice sì al Referendum. Ma su cosa dovremo decidere?

Adesso dovremo votare anche sul Nucleare, solo che non si capisce su cosa dovremo decidere. Già, perché i comma 1 e 8 dell’art. 5 del decreto Omnibus sono piuttosto oscuri nel loro significato, visto che l’obiettivo dei referendari era fino a ieri l’abrogazione delle norme di legge che prevedevano lo sfruttamento dell’energia nucleare e la costruzione di centrali atomiche nel nostro paese. Poi è intervenuto il decreto Omnibusche ha di fatto sospeso il progetto nucleare, rinviando il tutto a un anno, dopo un’attenta riflessione sulla questione. Ora invece la Cassazione – non si sa perché e non si sa per come (i misteri del diritto!) – ha deciso che i cittadini devono poter scegliere. Ma scegliere cosa? Prendiamo il comma 1 dell’art. 5:
Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Volete abrogare questa norma? Sì. Bene. Cosa succede se la si abroga? Semplicemente (e paradossalmente) che il Governo potrebbe in teoria definire e attuare il programma di localizzazione e realizzazione degli impianti nucleari quando più gli pare e piace. Se la matematica non è un’opinione e così pure l’italiano, e non mi sfugge altro che non conosco, non vi può essere altra interpretazione che questa.
Ma andiamo avanti. Il referendum dovrebbe riguardare anche il comma 8 dell’art. 5, che recita:
Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali.
Secondo voi, cosa abroghiamo? A parte l’obbrobriosità dei periodi lunghissimi, se tanto mi da tanto, abroghiamo la possibilità che il Consiglio dei Ministri, sentiti i pareri ecc. ecc., possa adottare la «Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie nella produzione di energia» attraverso «la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento». Su questo saremo chiamati a decidere, che certamente è importante, ma che sinceramente credo possa davvero incidere pochissimo sulla questione del nucleare, in quanto verrebbe abrogata solo la possibilità per il Governo di prospettare un piano strategico energetico nazionale per la diversificazione delle fonti energetiche. Il che magari potrebbe anche rivelarsi un danno.
La verità è pertanto un’altra. La questione sull’energia atomica, così come sull’acqua, è semplicemente una questione politica. È il tentativo evidente della sinistra di strumentalizzare due temi caldi per fini di mero consenso. L’accoglimento da parte della Cassazione della possibilità di svolgere il referendum anche sul nucleare, al di là della sostanza (e della utilità) dei quesiti, ora verrà sfruttato per dimostrare all’opinione pubblica che anche su questo tema l’attuale maggioranza è soccombente. Non c’è infatti un reale interesse del cittadino a decidere su un tema archiviato, perché non c’è nulla da decidere. Il Governo ha sospeso il nucleare, e dunque le norme che prevedevano la localizzazione e la costruzione delle centrali atomiche – quelle che erano originariamente oggetto di referendum – non ci sono più. Il cittadino verrà chiamato a pronunciarsi su altre norme più tecniche e del tutto marginali, senza ottenere un reale beneficio dal responso referendario, con un aggravio di spesa a carico dello Stato.

Nessun commento:

Posta un commento