Qualcuno ricorda il ministro per la "solidarietà sociale" Paolo Ferrero? Colui che si batteva per l'abolizione dei Cpt e il diritto di voto agli immigrati, voleva fare una legge ad hoc per proteggere i Rom e sostituire i campi nomadi con le case popolari? E che è riuscito a piazzare una ex brigatista, Susanna Ronconi, alla Consulta nazionale delle tossicodipendenze, venendo per questo indagato dalla Procura di Roma per abuso d'ufficio?
Era una delle punte di diamante del governo Prodi, anche perché, pur rivestendo un incarico di importanza assai relativa, riusciva a finire sui giornali ogni santo giorno, nemmeno fosse il ministro dell'Interno o degli Esteri. Sulle "sparate di Ferrero", adorate dai giornalisti e valorizzate quasi sempre da titoloni, si potrebbe fare un'antologia. Però ce n'è stata una che merita di essere isolata e ricordata perché esempio delle priorità politiche di buona parte della sinistra (ma pure del centro-sinistra).
Una dichiarazione che suonava testualmente così: "Nelle province di Treviso, Bergamo e Brescia e in tutta la fascia pedemontana dove la presenza dei lavoratori migranti è molto forte e dove un partito espressamente xenofobo come la Lega raccoglie alti consensi, l'acquisizione del diritto al voto da parte degli immigrati modificherà la dialettica politica".
Perché dare il voto agli immigrati? Questione di solidarietà? Giustizia sociale? Uguaglianza? No. Solo vendetta politica. L'obiettivo era farla pagare agli elettori del nord, considerati razzisti e xenofobi in quanto per buona parte leghisti. E modificare lo scenario politico. In pratica "purificare l'elettorato trevigiano e bergamasco": mischiando questi volgari razzisti ai puri e immacolati migranti, l'elettorato del nord sarebbe diventato "pulito". Peccato che la "razza" da purificare fosse quella italiana, la stessa (in teoria) del ministro.
Un immigrato vale più di un bergamasco autoctono, nella scala dei valori di Ferrero, perché il bergamasco verace è leghista, o di centro-destra, quindi razzista e xenofobo. E soprattutto, secondo Ferrero, il centro-sinistra (a questo punto alleato a partiti islamici) avrebbe qualche possibilità in più di affermarsi al nord se i migranti potessero votare.
La notizia, all'epoca, contrariamente alle abitudini secondo cui una sparata di Ferrero doveva per forza finire in prima pagina di qualsiasi quotidiano, possibilmente a sei o otto colonne, non è stata valorizzata. Soltanto Libero e Il Giornale ne hanno parlato diffusamente. Era l'estate del 2006, i primi di agosto. A Ferrero ha risposto, il giorno dopo, persino Gian Antonio Stella, editorialista del Corriere della Sera non certo di destra, che ha accusato il buon Ferrero di "aperta intimidazione".
Se fosse rimasto il centro-sinistra al governo, presto l'elettorato del nord Italia non avrebbe più potuto votare chi voleva, i nuovi "partiti islamici" avrebbero purificato la marmaglia leghista. Per volontà di un ministro italiano.
di Riccardo Ghezzi
Ferrero è anche quello che, assieme alla sua compagna di partito, Livia Turco, fecero la pazzesca crociata per l'istituzione delle Stanze del Buco, luoghi chiusi dove ci si potesse drogare in piena libertà. Fortunatamente Prodi cadde, e con esso la folle idea.
RispondiEliminaDitemi voi se questa è gente affidabile? E l'idea del voto all'immigrati la dice assai lunga sull'animo astioso e cattivo di costui. Ma, d'altronde, se la faccia è lo specchio dell'anima, basta squadrarlo bene in faccia! Io me lo ricordo bene in quei programmi del tipo Ballarò: quant'era brutto e cattivo! E forse aveva contribuito alla successiva sconfitta di Prodi.