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giovedì 1 novembre 2012


BORGHEZIO : GIORNALISTI DETENUTI IN TURCHIA, UN RECORD MONDIALE! …

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L’On.Borghezio si riferisce allo studio americano condotto dal Cpj (Comitato per la Protezione dei Giornalisti) che sostiene che la Turchia detiene il record mondiale per il numero di giornalisti in carcere, più che in Cina o in Iran e che nei 76 casi di  giornalisti detenuti in Turchia al 1 agosto 2012, almeno 61 erano detenuti per ragioni collegate con quanto da loro scritto o per le loro attività di raccolta di informazioni, nonché che più dei tre quarti dei cronisti in carcere sono in detenzione preventiva, a volte da anni. In Turchia, inoltre, a fine 2011 erano aperte 5mila cause penali contro giornalisti.
Per tali motivi, l’On. Borghezio ha presentato alla Commissione Europea un’interrogazione scritta sollevando le discrepanze che invece risultano dal documento ufficiale della Commissione stessa “Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 20012-2013″ (COM(2012)600), con il quale la Commissione afferma che “per quanto riguarda la libertà di espressione, dopo l’adozione del terzo pacchetto di riforme giudiziarie un certo numero di giornalisti è stato rilasciato in attesa di processo, le restrizioni imposte ai media per quanto riguarda i servizi sulle indagini criminali sono state rese meno rigorose e il sequestro delle opere scritte prima della pubblicazione è stato vietato“.
L’On.Borghezio pone le seguenti domande:
1) La Commissione, al netto delle sue preoccupazioni più volte ribadite, come intende in pratica porre fine a questa situazione?
2) La Commissione è in grado di fornire il numero esatto e reale dei giornalisti detenuti e quanti rilasciati in attesa di processo?
3) La Commissione non ritiene che questa situazione debba, necessariamente e nel rispetto dei diritti fondamentali, congelare le procedure di adesione all’UE della Turchia?”.

“A parte ogni considerazione sul caso Sallusti, la notizia che la Turchia ha il record mondiale dei giornalisti detenuti, dovrebbe farci ben capire quale possa essere lo scenario futuro di un’Europa in salsa turca”.

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