Come Paolo di Tarso sulla strada di Damasco, la Giunta comunale di Parma, con in testa il sindaco e l’assessore all’urbanistica, pare essere stata colta da improvvisa quanto radicale conversione. Dopo avere devastato il territorio a colpi di betoniere e cemento con lo stesso zelo e convinzione con cui San Paolo perseguitava i primi cristiani, la Giunta, forse folgorata dalla crisi edilizia e dalla montagna di debiti che lei stessa ha contribuito a creare, abbandona il proprio credo di deregolamentazione urbanistica e di illimitata espansione urbana, per abbracciare una fede nuova, diametralmente opposta, all’insegna del consumo di suolo zero, della sostenibilità e della riqualificazione dell’esistente.
Lo fa presentando a soli 4 anni di distanza dall’approvazione del PSC di Ubaldi, un nuovo PSC che, a detta del Sindaco, punterà ad una crescita qualitativa e non più solo quantitativa della città: “Dall’espansione verso nuovi confini l’obiettivo sarà in assoluto la riqualificazione di quanto è già costruito. E la nostra idea di partenza è di non prevedere più il consumo di neppure un metro di terreno agricolo che non fosse già previsto negli strumenti urbanistici in vigore.” [Gazzetta di Parma 24-05-2011]
Per quanto arrivi con ritardo, quando il territorio e la stessa organizzazione urbana sono già stati profondamente e irreversibilmente compromessi, questa conversione non potrebbe che essere accolta con favore se rispondesse ad un reale e convinto superamento dei principi (?) che hanno fin qui ispirato la politica urbanistica comunale. Molti fatti di contesto, taciuti dai comunicati stampa, portano però a dubitare dell’autenticità della conversione e a ritenerla piuttosto un’operazione opportunistica e di facciata, l’ennesimo stratagemma comunicativo teso ad intercettare e blandire la sensibilità emergente dell’opinione pubblica su questi temi, più che a cambiare davvero la direzione di marcia dell’amministrazione.
Poco più di un anno fa l’Assessore all’Urbanistica aveva dato prova del suo credo di ferro nelle politiche di espansione urbana negando l’evidenza degli allarmanti dati di consumo di suolo in provincia di Parma pubblicati da Il sole 24 ore e vantandosi anzi di avere finalmente “aperto il rubinetto” agli appetiti immobiliari tenuti, a suo dire, troppo a freno dalla precedente amministrazione. A dispetto dei comunicati che vorrebbero fare credere il contrario, la politica urbanistica del rubinetto aperto è quella che tuttora continua a prevalere.
Mentre il sindaco celebra il nuovo PSC a consumo di suolo zero, è infatti in fase di approvazione in Consiglio Comunale una variante del PSC vigente che prevede un diluvio di nuove aree commerciali per la grande distribuzione che sommate a quelle già autorizzate porteranno la potenziale superficie di vendita all’incredibile valore di 413.000 mq, quattro volte la superficie del 1999.
Nel frattempo si posa la prima pietra del progetto Parma Social housing, 852 nuovi alloggi popolari che verranno realizzati ex-novo su un’area di 60.000 metri quadrati, quando sarebbe stato possibile ottenere il medesimo risultato sfruttando l’enorme stock di appartamenti invenduti attraverso un accordo con i costruttori. Stessa operazione si intende compiere con ilWCC (Welfare Community Centre), dove invece di recuperare e riqualificare le strutture socio-sanitarie esistenti, si progetta di accorpare tutto in un nuovo quartiere occupando ulteriore terreno libero e distruggendo, fra le altre cose, un’azienda vitivinicola con una storia pluridecennale rimasta miracolosamente intatta alle porte della città.
Con notevole sprezzo del ridicolo, si dichiara poi di non volere più costruire al di fuori del cerchio delle tangenziali e allora ci si domanda chi abbia scelto e autorizzato l’enorme espansione in fase di realizzazione attorno al Campus e la costruzione dei condomini a 6 piani che campeggiano all’inizio di Via Langhirano occludendo una delle ultime visuali del margine appenninico. Così come ci si domanda chi abbia promosso la crescita abnorme di frazioni come Vicofertile e San Prospero che nel giro di 3 anni sono più che raddoppiate divenendo quartieri dormitorio senza adeguati servizi e infrastrutture.
Ma il segno più evidente che non si sta facendo sul serio e che si sta assistendo all’ennesimo comunicato propagandistico scollegato dalla realtà sono le stesse parole del sindaco riportate ad inizio articolo. Nel nuovo PSC non vengono infatti rimesse in discussione le ipertrofiche e sconsiderate previsioni di espansione urbana inserite in quello precedente, previsioni che consentiranno di occupare altri 2.000 ettari di terreno agricolo solo che vi sia domanda di mercato, alla faccia del consumo di suolo zero.
Di una cosa bisogna però dare atto al sindaco e alla sua amministrazione: pur arrivando con qualche mese di ritardo rispetto al sindaco di Firenze Matteo Renzi, al pari suo, hanno saputo cogliere il ritorno mediatico e di consenso che la promozione, anche solo di facciata, di una politica urbanistica a consumo di suolo zero può ormai garantire. Purtroppo, altre forze politiche locali, che avrebbero tutte le ragioni per fare di questo argomento un cavallo di battaglia, paralizzate come sono da una cronica crisi di identità e dai timori di disturbare i poteri forti della città, seguiranno ancora una volta al traino.
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