Milano. L'irruzione è avvenuta alla chiesa di San Giuseppe Calasanzio di via don Gnocchi a San Siro. Nel mirino degli autonomi il prete: "E' omofobo". Un fedele sviene per la paura.
Milano La chiesa come uno stadio messa interrotta, cori, slogan insulti e striscioni. Protagonisti un gruppo di antagonisti che dopo aver accusato il parroco di omofobia, hanno inneggiato a Pisapia «Liberatore di Milano». Che in serata, attraverso il suo portavoce, ha condannato l’episodio
L’irruzione ieri verso mezzogiorno, alla chiesa di San Giuseppe Calasanzio di via don Gnocchi a San Siro, durante la messa officiata dal vescovo ausiliario Marco Ferrari, il parroco padre Alberto e don Vittorio De Paoli, per l’ultima giornata di esposizione dell’immagine della Madonna pellegrina di Fatima. Oggetto della contestazione la posizione di padre Alberto, che avrebbe definito l’omosessualità una malattia, curabile con il sostegno di uno psicologo.
Gli autonomi hanno sfoggiato lo striscione «Padre Alberto, curati tu» e urlato «fuori i preti» e «chiudete le chiese».
«Il vescovo ha smesso di celebrare la messa, un giovanissimo parrocchiano è svenuto per la paura - racconta ora don Vittorio - poi i fedeli hanno reagito, sono volati insulti e qualche spintone. I ragazzi, una ventina circa, sono usciti e qualche parrocchiano ha urlato che si sentivano forti perché Giuliano Pisapia aveva vinto le elezioni». Ricevendo come risposta «Pisapia ha liberato Milano, presto ne vedrete delle belle». Quindi la fuga. La Digos sta cercando di identificare i protagonisti della gazzarra, anche se i maggiori sospetti cadono sul vicino centro sociale «Cantiere».
«Sono solo un povero prete, ma se potessi parlare con il sindaco gli racconterei cosa è successo, come è stato speso il suo nome, invitandolo a intervenire prima che queste irruzioni in luoghi di culto diventino consueti».
Il portavoce del sindaco, nega che gli antagonisti abbiano inneggiato a Pisapia e condanna il gesto. Mentre l’ex vicesindaco Riccardo De Corato parla di un «brutto clima», ricorda come mai prima una chiesa fosse stata invasa e sollecita il neo sindaco a chiedere al prefetto la convocazione del tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico. «Prima che la situazione precipiti e diventi ingovernabile».
«Il vescovo ha smesso di celebrare la messa, un giovanissimo parrocchiano è svenuto per la paura - racconta ora don Vittorio - poi i fedeli hanno reagito, sono volati insulti e qualche spintone. I ragazzi, una ventina circa, sono usciti e qualche parrocchiano ha urlato che si sentivano forti perché Giuliano Pisapia aveva vinto le elezioni». Ricevendo come risposta «Pisapia ha liberato Milano, presto ne vedrete delle belle». Quindi la fuga. La Digos sta cercando di identificare i protagonisti della gazzarra, anche se i maggiori sospetti cadono sul vicino centro sociale «Cantiere».
«Sono solo un povero prete, ma se potessi parlare con il sindaco gli racconterei cosa è successo, come è stato speso il suo nome, invitandolo a intervenire prima che queste irruzioni in luoghi di culto diventino consueti».
Il portavoce del sindaco, nega che gli antagonisti abbiano inneggiato a Pisapia e condanna il gesto. Mentre l’ex vicesindaco Riccardo De Corato parla di un «brutto clima», ricorda come mai prima una chiesa fosse stata invasa e sollecita il neo sindaco a chiedere al prefetto la convocazione del tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico. «Prima che la situazione precipiti e diventi ingovernabile».
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