Come al solito, le contestazioni contro Berlusconi fanno scalpore e sono riprese con notevole enfasi dalla stampa nazionale. Molto più di una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che le intercettazioni nei confronti di parlamentari possono essere usate a fini processuali solo previa autorizzazione del parlamento stesso. E molto più della sentenza di assoluzione, perché "il reato non sussiste", pronunciata dalla Corte di Appello di Milano nei confronti di Michele Dell'Utri, accusato del reato di tentata estorsione aggravata dalle finalità mafiose. Due notizie praticamente dimenticate da organi di stampa e tv, mentre la contestazione di un sol uomo contro il premier davanti al Palazzo di Giustizia prima dell'udienza Mills, il 9 maggio scorso, è stata abbondantemente sottolineata. Ma c'è di più: i giornali e anche qualche tv hanno parlato di "sequestro di persona" da parte della Digos, da lì a ruota le accuse di "fascismo" e di "regime". In realtà le stesse riprese televisive hanno dimostrato quanto al buon uomo non sia stato torto un capello, mentre egli stesso gridava e sbraitava come in preda ad una crisi di astinenza.
Ebbene, nessuno si è soffermato sull'identità e la storia del contestatore, auto-definitosi presidente dell'associzione "Avvocati senza frontiere". Qualche giornale ha riportato il nome: Pietro Palau Giovannetti. Da lì non è difficile reperire informazioni su internet.
Cinquantasei anni, Giovannetti sta passando la sua vita a contestare tutto e tutti, soprattutto quelli che egli stesso definisce i "poteri forti" o i "grandi cospiratori". Tempo fa ha minacciato di darsi fuoco per evitare uno sfratto, rifugiandosi in camera da letto con 50 litri di benzina. Con grande gioia, si presume, dei suoi vicini di casa.
Ben due Procure, quelle di Milano e Torino, hanno chiesto una perizia psichiatrica per lui. Alcuni magistrati l'hanno querelato. Dice di aver subito, e probabilmente qualcosa di vero c'è, ben 750 procedimenti penali nella sua vita. Più "perseguitato" del premier, che peraltro a quanto pare odia.
Durante Tangentopoli è riuscito a ricevere querele persino dall'ex capo della Procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli. Ha fondato un quotidiano on-line, "La Voce di Robin Hood" (!!!) in cui spiega nel dettaglio le sue battaglie negli anni immediatemente successivi a Mani Pulite. Su internet sostiene di essere vittima da circa 20 anni di una "persecuzione massonico-giudiziaria da parte delle procure di Milano e Brescia, su cui non è stata svolta alcuna indagine". Altro che "Toghe rosse".
Dal 1986, dopo aver fondato il "Comitato per i Diritti dei Cittadini", ha iniziato a denunciare logge massoniche trasversali che controllerebbero tutto, dalla finanza ai media, dalla politica alla giustizia, dalle elezioni ai tribunali. Poi il classico "momento di gloria", il 12 settembre 1996, giorno in cui ha pensato bene di chiudersi per più di quattro ore all'interno del suo appartamento di via Zenale, vicino a San Vittore, minacciando di darsi fuoco per impedire che l'ufficiale giudiziario gli notificasse lo sfratto. Cinquanta litri di benzina in mano, ovviamente mai utilizzati, e tante pagine guadagnate sui giornali. Prima di un lungo silenzio, un oblio, durato tanti anni, fino al 9 maggio 2011. Quale modo migliore per tornare a farsi pubblicità? Facile, contestare Berlusconi. Con una differenza: se fino a quel giorno passava per pazzo e visionario, il 9 maggio è invece riuscito a diventare un "eroe" per una certa parte d'Italia. Succede, basta urlare contro il premier e il gioco è fatto.
di Riccardo Ghezzi
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