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venerdì 29 aprile 2011

Ramelli, Pedenovi, Borsani. Il 29 aprile non si dimentica.

Il 29 aprile è una data simbolo degli anni di piombo e non solo. La data in cui nel 1975 è morto in ospedale Sergio Ramelli, dopo più di 40 giorni di agonia causati dalla vile aggressione di 8 extraparlamentarei di sinistra. Ed anche la data in cui, esattamente un anno dopo, è stato ucciso il consigliere provinciale milanese Enrico Pedenovi da un commando di Prima linea. Pedenovi, soprannominato "il missino buono" per il suo temperamento tutt'altro che rissoso e squadrista, ma piuttosto incline alla dialettica e alla moderazione, era stato schedato con tanto di foto e indirizzo di casa da uno dei dossier intitolati "Pagherete caro Pagherete tutto" di Lotta Continua. Ed in effetti è stato ucciso proprio a pochi passi dalla sua abitazione, in viale Lombardia a Milano, alle 7.45 del mattino. Pedenovi era uscito di casa per recarsi al lavoro, era fermo all'interno della sua auto presso un distributore di benzina. Il commando di Prima Linea, a bordo di una Simca verde rubata, si è avvicinato al consigliere provinciale e l'ha freddato con diversi colpi di pistola. Un modo per celebrare l'anniversario della morte di Ramelli, che in quegli anni non si poteva neppure nominare. Oggi è possibile organizzare cortei e fiaccolate per ricordare i martiri degli anni '70, i "Cuori neri", nel 1976 il giorno dell'anniversario della morte di Ramelli era un pretesto degli squadristi rossi per scatenare una guerra civile. Con un morto, peraltro incaricato dal partito di ricordare Ramelli tramite un discorso celebrativo. Pedenovi, scelto proprio per la sua moderazione, aveva preparato quel discorso ed intendeva partire dal vergognoso applauso del Consiglio comunale milanese alla notizia della morte di Sergio. Una condanna all'insensato clima di odio politico che non ha mai potuto pronunciare.
Ma il 29 aprile, del 1945, è anche la data in cui è stato vigliaccamente giustiziato dai partigiani un eroe ed invalido di guerra. Solo perché appartenente alla Rsi. Carlo Borsani, gravemente ferito durante un attacco in Grecia, ha continuato a combattere ed è stato colpito da un mortaio, subendo gravi danni e lesioni al cranio. Dichiarato morto nello stesso giorno, il 9 marzo 1941, è riuscito incredibilmente a riprendersi, restando però completamente cieco. In seguito a questo episodio è stato decorato con la medaglia d'oro al valore militare e dichiarato mutilato di guerra e grande invalido. Dopo l'8 settembre si è schierato con la Rsi ed ha assunto la direzione del quotidiano "La Repubblica fascista". Il 29 aprile 1945, senza alcun rispetto per gli eroi di guerra, un gruppo di partigiani l'ha catturato e assassinato con un colpo alla nuca. Era un fascista, non meritava di vivere anche se cieco ed invalido di guerra. Ed anche se eroe italiano.
Ecco perché il 29 aprile non si dimentica.
 di Riccardo Ghezzi

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