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giovedì 28 aprile 2011

LACTALIS: LA SEDE DI PARMALAT RIMARRA’ A PARMA

Chi se ne frega se la sede rimane a Parma. 

Quello che interessa a Lactalis è il mercato, la logistica, la rete vendita, i veri valori di un’azienda.  Le fabbriche e gli operai sono un costo da alleggerire il prima possibile.
Vendere e incassare è la cosa importante, poi produrre a basso costo e ridurre la concorrenza se possibile.
Acquisire tutta la rete vendita, tutta la logistica, tutti i clienti, poi, puoi produrre anche a Parma ma al prezzo che vuole Lactalis e se non va bene ti tieni la sede ma il mercato se lo tengono loro.
Possibile che la nostra classe politica non capisca un cazzo.
Vi faccio l’esempio di Bersani il grande leader della sinistra:<< ..io ho liberalizzato le licenze, si vanta in TV>>. Non si rende neanche conto del disastro che ha fatto e lo dice così beatamente, non si è mai reso conto che ha aperto alla grande distribuzione straniera il mercato italiano, accorpando licenze e rendendole libere, dicendo che ha creato la concorrenza. 

Da un lato, da buon PC, ha favorito le COOP, ma ha anche aperto il nostro mercato alla grande distribuzione straniera che era pronta per invadere il mercato italiano, noi non eravamo pronti, siamo stati invasi. 
Questo stupido che ha lasciato senza TFR migliaia di commercianti, la licenza che era il loro TFR una buon’uscita che si è volatilizzata, in migliaia si sono trovati vicino alla pensione senza lavoro e con un pugno di mosche in mano.

La crisi è cominciata da li, 
Barilla il più grande produttore italiano di ceramiche, lo ripeto il più grande produttore di ceramiche in italia, non solo di pasta, che regalava con la raccolta di "chicchi di grano" sulle confezioni, impreparata al mercato della nuova distribuzione si è trovata in casa pasta tedesca che cotta si trasformava in colla ma sul momento con i prezzi stracciati occupava gli scaffali e bisognava piegarsi per sopravvivere, ha subito uno sconvolgimento totale.
Il mercato, il punto vendita era di un'altro padrone e i soldi girano li, era sparito il bottegaio che voleva la pasta di qualità per il suo cliente, basta poco per dover vendere l'azienda.

Italgel (gelati Motta, La Cremeria, Antica Gelateria del Corso, Tanara, La Valle degli Orti, Burghy);  da quando è passata alla Nestlé come è finita? A Nestlè interessava il mercato, la logistica, la distribuzione, il know-how del prodotto poi hanno fatto un gelato con cartiglio con marchio italiano in Ungheria e oggi ha Parma sono in cassa integrazione e la produzione e tutto il resto non si sa come finirà.

Anche questo non ha insegnato niente? Tutto il lavoro, tutto l’indotto tutta la filiera di lavoro bruciata. 

Bastava intervenire, mi invento una cosa sperando che qualche politico ne crei una migliore  “AZIENDA STRATEGICA CON FILIERA DI LAVORO SUL TERRITORIO”. Tutto qui, una clausula che quando diversifichi, delocalizzi, licenzi, danneggiando la città te ne vai pagando i danni che ti saranno richiesti, un compito che deve fare e organizzare ogni Provincia.

Lactalis è un'azienda totalitaria, tende a mantenere tutti i segreti di produzione per se. Produce macchine internamente solo per sé, la concorrenza se non ha capitali enormi per fare lo stesso è eliminata in partenza. 
Noi invece spieghiamo per televisione tutto quello che possiamo, esportiamo macchine che poi ci fanno concorrenza, clienti e fornitore siamo obbligati a metterli sulla dichiarazione dei redditi, qualsiasi funzionario può comunicarli a chiunque. 
A pensar male mettiamo poi sul piatto che Lactalis sotto sotto potrebbe vantare forniture di prodotti per il governo francese che gli permetterebbero finanziariamente di fare qualsiasi cosa, ma agli occhi dell’Europa, è un’azienda privata. 
Questi per me sono i piani di conquista dei mercati e i piani di creazione di lavoro per i Francesi con la partecipazione di  Lactalis.
Basta conflittualità politiche interne senza senso, ma obiettivi comuni aziende, stato, lavoratori con una visione del problema ad ampio raggio.

Ricominciare da tre come diceva Troisi, non da zero come siamo destinati a finire.

Ciao a tutti


di Maurizio Terenziani

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