Stucchi: <Molti poteri avevano l'interesse a far cadere il governo Berlusconi>
L'esponente del Carroccio, oggi presidente del Copasir,
ricorda l'oscura fase politica che portò all'arrivo di Monti
ricorda l'oscura fase politica che portò all'arrivo di Monti
«Verso la seconda metà del 2011 c’era un forte interesse da parte di un gruppo di potere italiano e soprattutto dalla finanza internazionale a demolire la figura del premier Silvio Berlusconi e ad indebolire il goveno». Così il senatore Giacomo Stucchi, oggi presidente del Copasir, ricostruisce così, «da osservatore all’epoca dei fatti e da analista politico», i momenti che portarono alle dimissioni di Silvio Berlusconi e all’insediamento del governo guidato da Mario Monti, ora oggetto delle rivelazioni dell’ex ministro del Tesoro degli usa, Tim Geithner nel suo libro di memorie “Stress Test”.
«Quello che è accaduto è facilmente decifrabile anche attraverso i giornali di allora: manovre in borsa per fare impazzire lo spread dalla sera alla mattina, collegandolo all’inaffidabilità del governo sul piano internazionale, titoli che crollavano creando un danno economico al presidente Berlusconi... definirlo complotto forse eccessivo, di certo non c’era la benevolenza della grande finanza nei confronti del governo. Che avrebbe voluto qualcun altro che si chiamava Mario Monti. Alla fine questo progetto è andato in porto».
La ricostruzione di Geithner arriva oggi a confermare il fatto che, in quel momento, sul piano internazionale si voleva difendere l’euro a tutti i costi, anche sospendendo la democrazia...
«Sicuramente si voleva mettere alla guida dei governi dei vari Stati dell’unione soggeti molto filoeuropei, e diretti dalla Ue. Che sapevano che il loro compito sarebbe stato quello di attuare decisioni che altre assumevano, da calare sulle nostre teste. Ma già da tanti anni l’Italia a livello europeo ha ricoperto il ruolo di mero spettatore che applaudiva alle scelte di Francia e Germania. Quando qualcuno ha messo in dubbio quesa strada, si è fatto in modo che anche il governo italiano tornasse ad attuare direttive decise da altri».
Curioso che gli Usa si fossero opposti.
«L’interesse degli Stati Uniti era probabilmente quello di difendere il dollaro, indebolendo l’euro che era in competizione. Ciò che andava a raffozare l’euro avrebbe messo in difficoltà il dollaro. Un governo molto filoeuropeista in Italia avrebbe potuto significare una politica monetaria sull’euro ancora più forte».
Oggi Berlusconi denuncia il complotto. Ma a suo tempo votò la fiducia a Monti. L’unica opposizione fu quella della Lega Nord.
«Berlusconi allora era ormai indebolito, sia da un punto di vista politico che personale. Fu costretto, sostanzialmente, a seguire quella linea anche perché l’orientamento dell’opinione pubblica era condizionata dai grandi media che andavano in una certa direzione. Noi, essendo liberi, abbiamo avuto la forza di dire le cose come stavano e abbiamo fatto una scelta che poi si è rivelata giusta».
Oggi confermata dalla posizione di opposizione all’euro per le elezioni europee.
«Sì, l’unica posizione coerente con la nostra volontà di essere padroni a casa nostra. Non possiamo accettare in alcun modo che qualcun altro venga a dettarci la linea. Sia da Roma che da Bruxelles».
Molti esponenti del Pd oggi ribadiscono la giustezza di questa sorta di “golpe” internazionale per far cadedere Berlusconi, sostenendo quindi che la democrazia possa essere in certi casi sospesa.
«È una concezione molto particolare e antidemocratica. Sospendere la democrazia per dare il potere a un gruppo di tecnocrati è la cosa peggiore che si possa fare in un Paese dove la volontà dei cittadini non viene per niente rispettata. Non penso che questa posizione possa essere condivisa, né a livello centrale né periferico. E da quel momento non c’è più stato un governo espressione della volontà dei cittadini».
Berlusconi chiede ora una commissione di inchiesta. Ritiene che ci siano le condizioni per poterla insediare?
«Tutti i passaggi che possano fare chiarezza su quello che è accaduto in un recente passato sono benvenuti. Ma difficilmente vedo ipotizzabile che la maggioranza possa approvare una Commissione di questo tipo. Quello che potrebbe in ogni caso essere accertato non è di natura materiale ma politico. E a molti potrebbe interessare che non venga conosciuto. Non ci farebbero certo una bella figura».
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