I collaboratori sono in rivolta, “prendiamo solo 20 euro
lordi ad articolo, (praticamente come quelli della Gazzetta di Parma) ma gli
assegni sono fermi da 4 mesi.
Ma come !!?? Dopo tutti gli sventolamenti ai quattro venti e
delle innumerevoli copertine sui “ladri del nostro futuro” oppure gli “ una
vita da precario ”, tutta questa nobile difesa del lavoro, poi cosa fanno!? Li
pagano, non li pagano, quando li pagano !! Poi non c’è da stupirsi se quelli
scioperano contro il quotidiano fondato da Gramsci ma sfondato (e a suo tempo
fatto fallire) dai suoi successori, D’Alema, Veltroni che hanno lasciato
diversi milioni di debiti al “povero” Renato Soru.
Gli editoriali che a caratteri cubitali scrivono: “La
difficile vecchiaia dei precari”. “Una generazione abbandonata”, le lettere dei
lettori contro Berlusconi ecc… Ora dovranno rispondere ad un’altra lettera che
però gli arriva direttamente dall’Unità medesima. I precari del giornalismo,
una categoria che all’Unità ha meno diritti dei venditori Senegalesi di oro falso
hanno deciso uno sciopero di due giorni per protestare contro la direzione del
giornale del Pd per le loro condizioni di lavoro che non sono più disposti ad
accettare, scrivono i collaboratori della testata dalle sedi di Roma, Milano,
Firenze e Bologna. Il resto merita di essere letto ricordandosi che non stanno
scrivendo alla Gelmini, un loro chiodo fisso nelle loro battaglie (fatte solo
di inchiostro!) contro lo sfruttamento dei precari, ma alla direzione del loro
stesso giornale sperando che Renato Soru, l’editore, intenda e che soprattutto
scucia qualche soldo dovuto di diritto !!. Prima di tutto il ritardo dei
pagamenti, l’ultimo risalente a Giugno inerente le pubblicazioni di Febbraio !!
“Una situazione aggravata dalle spese che ci troviamo a sostenere per
il lavoro che facciamo per il giornale” scrivono gli stessi collaboratori “precari”.
“tutto questo” continuano “ in totale assenza di prospettive persino per i
precari ormai storici nemmeno di fronte a spazi che si sono aperti con i
prepensionamenti in atto.” “Abbiamo atteso con sacrificio in nome di una
azienda che stimiamo e alla quale sentiamo di appartenere, sicuri che le
condizioni fino ad ora mal sopportate sarebbero cessate. Con tutta evidenza
così non è stato. I nostri assegni sono fermi a due anni fa, ridotti a una
media di 20euro a pezzo, così è ancora
per le nostre prospettive, in nome di un futuro migliore di cui versiamo
inchiostro ma che non si scorge neanche all’orizzonte. Venti euro lordi
significa circa 15 euro per una giornata lavorativa, una miseria indegna, come
sanno bene i titolisti dell’ Unità dopo anni di pezzi sullo scandalo del
precariato. Il nostro stato di esasperazione e la negazione dei nostri diritti
non ci permette di sopportare oltre….” Vi ricordo che state sempre leggendo ciò
che i collaboratori dell’Unità hanno scritto alla loro stessa direzione. I
diritti dei lavoratori sono sacrosanti ….e vanno pagati !! Giusto Sig. Soru,
editore dell’ Unità ??
Il pensiero verde
E' il colmo dei colmi, che fa il paio con l'altro articolo su Renato Soru. Costui credeva d'avere sempre dei polli fa spellare - con le sue azioni taroccate Tiscali - onde poter riversare nel giornale i guadagni. Ma ha fatto male i conti, perchè il titolo Tiscali non lo cerca più nessuno.
RispondiEliminaA quei giovani precari consiglio vivamente di cercarsi un altro ambiente, un altro lavoro, che sarà in ogni caso più remunerativo e forsanche più dignitoso dell'attuale.
Marshall