Ogni anno sempre la stessa storia. Il sessantottismo, quel particolare modo di intendere la società e la scuola nato nel 68, ha prodotto più danni che benefici. La mentalità del “6 politico” e la penalizzazione degli studenti meritevoli sono gli effetti di quella stagione. Troppo spesso assistiamo a ragazzi ammessi alla classe successiva sebbene abbiano gravi lacune, magari in matematica o greco (e studiano al liceo scientifico o al liceo classico). Gli stessi che, arrivati in quinta superiore, sono ammessi alla maturità e non riescono ad affrontarla al meglio a causa delle scarse conoscenze acquisite nel corso degli anni. Arrivati all’università la storia continua. L’hanno resa sempre più facile e accessibile e ora ne stiamo pagando le conseguenze. Vanno avanti con il “18 politico” perché non hanno voglia di studiare. E poi ci lamentiamo che le cronache raccontano, sempre più spesso, di medici incompetenti o giuristi che spediscono in galera innocenti.
Serve un cambio di rotta. Uno strappo netto col passato. Un’affermazione rivoluzionaria: basta 6 o 18 politico, basta promozioni facili, basta egualitarismo. Basta sprechi, basta strumentalizzazioni, basta professori incapaci. Vogliamo una rivoluzione nel nome del merito e della qualità.
Vogliamo un’università certamente accessibile a tutti ma selettiva in base al merito. Per intenderci se si hanno carenze in matematica forse non si deve studiare ingegneria. Vogliamo un’università libera dai baroni e dai professori che si fanno vedere in facoltà due volte l’anno per poi sparire. Sono questi, e non il Ministro Gelmini, che ci stanno rubando il futuro. Vogliamo un’università in cui i professori siano selezionati in base al merito e alle competenze. E vogliamo, se ci permettete, un’università che consenta l’inserimento rapido nel mondo del lavoro.
È questa l’Università che vogliamo. Se non l’avete ancora capito, noi vogliamo fare una rivoluzione, vogliamo fare un 2011 di piazza in nome del merito e della qualità. Contro coloro che vogliono l’egualitarismo. Fermateci, se ci riuscite.
di Fausto Piu
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