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sabato 26 maggio 2012

gli inceneritori e la salute...


Il ministro per lo sviluppo ha recentemente chiesto l’intervento del ministro della Giustizia e del ministro della Salute contro L' Ordine dei Medici dell' Emilia Romagna, "rei" di avere richiesto alle autorità competenti di non autorizzare la costruzione di un inceneritore.
Ecco la lettera di risposta inviata da una serie di medici di diverse specialità.

La recente, durissima presa di posizione del ministro Bersani nei confronti della Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri dell’Emilia Romagna - con cui minaccia ispezioni e sanzioni disciplinari nei confronti di Ordini Professionali “rei” di avere chiesto una moratoria sugli impianti di termovalorizzazione/incenerimento della regione - ci lascia non solo attoniti ed indignati, ma si presta ad alcune considerazioni e riflessioni di carattere più generale che vorremmo qui esporre.
Innanzi tutto alcune premesse:
1.Nel marzo scorso è stato diffuso il Report Enhance Health, studio finanziato dalla UE che aveva, fra gli altri, anche lo scopo di dare una visione globale del possibile impatto sulla salute in aree ove sono ubicati inceneritori attraverso studi pilota. Per l’Italia lo studio è stato condotto nel comune di Forlì, quartiere Coriano, ove sono ubicati due inceneritori, uno per rifiuti ospedalieri ed uno per rifiuti solidi urbani. L’indagine condotta con metodo Informativo Geografico (GIS) ha riguardato l’esposizione a metalli pesanti - stimata con un modello matematico- della popolazione residente per almeno 5 anni entro un’area di raggio di 3.5 km dagli impianti. Eccessi statisticamente significativi sono emersi per quanto attiene il sesso femminile: in particolare si è registrato un aumento del rischio di morte per tutte le cause correlato alla esposizione a metalli pesanti tra il +7% e il + 17%. La mortalità per tutti tumori aumenta nella medesima popolazione in modo coerente con l’aumento dell’esposizione dal +17% al +54%. In particolare per il cancro del colon-retto il rischio è compreso tra il + 32% e il +147%, per lo stomaco tra il +75% e il +188%, per il cancro della mammella tra il +10% ed il +116% . Per i sarcomi, considerando insieme i due sessi, il rischio aumenta di oltre il 900%. Questi risultati sono del tutto coerenti con numerose altre segnalazioni presenti al riguardo il letteratura.
2.A fronte di questi risultati inquietanti la regione Emilia Romagna non ha minimamente modificato il programma di costruzione/ampliamento di nuovi inceneritori e, contemporaneamente, ha deciso di estendere la sorveglianza epidemiologica a tutto il resto della popolazione per altri 2.500.000 di Euro, nonostante l’ Associazione Medici per l’Ambiente avesse proposto di riconsiderare - gratuitamente - i dati dello studio, nella convinzione che un riesame di questa indagine potesse fornire risultati ancora più convincenti circa le ricadute per la salute delle popolazioni esposte.
3.L’ incidenza di cancro nella nostra regione è fra le più alte in Italia, in particolare per il sesso femminile. E’ ovvio chiedersi che senso ha continuare a fare impianti che rientrano comunque fra le “industrie insalubri di classe I”, quando il ciclo virtuoso di recupero-riciclo-riuso dei materiali post-consumo (altro che “ rifiuti”…) garantisce occupazione, salubrità dell’ ambiente, tutela della salute ed evita spreco di materia, energia e beni primari quali acqua ed aria.
4.Il Ministro parla di normative europee, ma dovrebbe ben sapere della norma - del tutto illegittima e già sanzionata dall’UE - per cui in Italia i rifiuti sono considerati fonte rinnovabile di energia. Questa norma fa sì che oltre l’80% delle risorse ( pagate dagli utenti col 7% delle bollette ENEL) da destinare alle fonti rinnovabili vada a chi costruisce impianti a biomasse ed inceneritori: nel 2006, ad es., tali impianti hanno assorbito ben 1.135.911,334 sul totale di 1.758.131,281 Euro ( Assoambiente prot.n p. 59930).
5.In Italia addirittura sostanze prima classificate come tossico-nocive sono state considerate fonti assimilate, ovvero combustibili, ed usufruiscono dei medesimi incentivi, per cui, sempre nel 2006, ben 2.179.884.346 Euro sono stati ad esse destinati. ( Assoambiente prot.n p. 59930).
Bene, caro Ministro, ora alcune domande:
1.Se questi impianti sono così innocui e sicuri, perché continuare a “ sorvegliare” la popolazione ? Crede lei che chi si ammala “sotto sorveglianza” sia per questo più contento? Trattandosi di effetti che si manifestano per lo più a lungo termine, anche dopo decenni, che garanzia può fornire un sistema di sorveglianza di questo tipo? La storia della Medicina è lastricata da disastri annunciati!
2. Nei risultati del Report su Coriano non sono riportati i casi attesi ed osservati (come è buona regola fare in questo tipo di indagini), tuttavia, con facile estrapolazione, possiamo valutare che ogni anno si siano verificati una decina di decessi in più e solo tra le donne residenti per almeno 5 anni nell’area inquinata! Quanti sono i morti che lei presume necessari per ritenere valida l’esistenza di un rischio? Segnaliamo che tali risultati potrebbero essere di ancor maggiore rilievo, qualora la popolazione di riferimento fosse realmente non esposta: infatti il livello minimo di esposizione preso come riferimento corrisponde ad una ricaduta stimata dei metalli pesanti compresa tra 0,61 e 1.9 ng/m3, valori certo non trascurabili.
3.Come potrebbero, a suo avviso, di fronte a questi risultati, i Medici dell’Emilia Romagna che si riconoscono nei propri Ordini Professionali, democraticamente eletti, fare finta di nulla?
4.Come si spiegano, a questo proposito, i messaggi rassicuranti comparsi sulla stampa dopo la diffusione del Report da parte di personaggi che sono tutto fuor che medici? Ci riferiamo alle dichiarazioni pubbliche di un Direttore di ARPA e di un Direttore Generale di AUSL, laureato in economia, che si sono precipitati ad affermare che la salute della popolazione di Coriano non corre rischi. A tutt’oggi non siamo a conoscenza di alcun documento a firma di medici del Dipartimento di Prevenzione che avvalori tali affermazioni.
5.Perché in questo caso non è intervenuto il Ministro della Salute a censurare questi signori che, così facendo, esulavano dalle loro competenze?
6.Lei sa che l’inceneritore di Forlì è stato ampliato pur con un parere negativo del Dipartimento di Prevenzione dell’ AUSL? Dato l’alto livello di inquinamento del territorio, l’ AUSL chiedeva di garantire il mantenimento dello stesso livello dell’ emissione a camino degli inquinanti. E’ a conoscenza del fatto che si è eluso questo parere decidendo di non considerare più le emissioni a camino, ma le ricadute a terra e di innalzare il camino ed aumentare la pressione di emissione dei fumi? Crede lei che in virtù di questo stratagemma un cancerogeno più “ diluito” sia per questo meno nocivo?
Ed ora alcune riflessioni che sarà bene che come cittadini, prima ancora che come medici, cominciamo a farci. Tutti ormai sanno che il Medico è tenuto – giustamente- ad informare il proprio paziente della situazione clinica, anche grave, che si presenti, ovvero diagnosi, prognosi, possibilità terapeutiche ed alternative possibili comprese: il famoso “consenso informato”…. Prassi che spinge spesso i parenti ad implorare il medico affinchè risparmi i lati più crudi dell’ informazione al proprio caro per non aggiungere stress a stress.
Orbene, perché quando si tratta di salute individuale nulla o quasi nella informazione deve essere “risparmiato” e quando si tratta di Salute Pubblica bisogna essere così attenti a non spaventare, a non allarmare, a non creare stress? In fondo, in questo caso, ci rivolgiamo a popolazioni sane, che potrebbero con lucidità accettare o meno determinati rischi per la loro salute, sempre che l’ informazione fosse però limpida e cristallina. Qualcuno mi sa spiegare perché in caso di Salute Pubblica tanto premuroso riguardo e tanta prudenza? Non sarà che più che lo stress alle popolazioni si voglia evitare lo stress a chi - imprenditore - comune - ente pubblico- ha deciso che comunque e a qualunque costo l’ “opera” deve essere realizzata? Perché non pensare ad un bel “consenso informato” in campo di Salute Pubblica anche per i cittadini, smettendo di parlare di “comunicazione del rischio”, espressione che sembra dare per scontato che il rischio ci sia e che si debba solo “indorare” la pillola ai cittadini “riottosi” ?
Caro Ministro, ci dispiace per lei, ma stia pur sicuro che i Medici continueranno a fare il loro lavoro che è quello innanzi tutto quello di informare e di prevenire: non abbiamo alcuna intenzione di sottrarci al dovere di tutelare la Salute, non solo nostra ma di chi verrà dopo di noi, preservando per loro le risorse e la salubrità dell’ ambiente.
Il momento è certamente difficile, ma, “contribuirà a salvarci la grossolanità ingorda di chi vuol dominare il mondo”.
Con queste sue intimidazioni, caro Ministro, lei ci offre un grandissimo aiuto: chi ancora non aveva aperto gli occhi ha avuto, con questo suo atto, un’ ottima opportunità di svegliarsi, perché è davvero paradossale che su tematiche così delicate e complesse chi non ha competenze specifiche, ma solo la forza del proprio potere, cerchi di intimidire chi non altro interesse che preservare la Salute di tutti.
Grazie Ministro !

Patrizia Gentilini, onco-ematologo
Ruggero Ridolfi, oncologo
Ernesto Burgio, pediatra
Francesca Cigala, psichiatra
Roberto Topino, medico del lavoro
Celestino Panizza, medico del lavoro
Giancarlo Masconi, medico del lavoro
Mauro Mocci, medico medicina generale
Giovanni Ghirga, pediatra
Vincenzo Migaleddu, medico radiologo
Valerio Vicentini, neurologo
Mauro Navarra, medico medicina generale
Liliana Pittini, ginecologo

FONTE WEB

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