Non è ancora finita e potrebbe finire in modo crudelissimo, inutile piagnucolare sui cecchini cattivi che sparano ai bambini, la scena selvaggia di Tripoli è responsabilità di chi ha gestito la guerra; hanno vinto i berberi di Nafusa, ovvero quelli sui quali la Nato e l'Europa non avevano puntato spendendo cifre di denaro folli e facendoci aumentare il prezzo della benzina; bene che vada governeranno o si proveranno a farlo i peggiori servi di Gheddafi, complici negli anni del terrorismo attivo, traditori nel momento della disgrazia, pronti a tutto, altro che a rispettare gli impegni commerciali ed economici del tempo che fu; se invece bene non va il Paese sarà in balia di una guerra civile nella quale tutti proprio tutti sono armati fino ai denti, non c'è un leader né un partito né un programma, a parte l'Islam come religione e la sharia come fonte legislativa. Complimenti.
I politici fanno il loro mestiere, per carità, e tocca loro rassicurare, magari dire bugie o forzare mezze verità, ma tanta contentezza, tanta certezza sul limpido futuro democratico della Libia dopo Gheddafi, come si sente ripetere nelle ultime quarantotto ore dai ministri europei, nell'assenso compiaciuto dell'opposizione solitamente pacifista, è superiore a qualunque sopportazione. Non sarà un caso se invece non si trova un solo commentatore di politica internazionale, un solo esperto serio di Medio Oriente e di Islam, che non usi termini perlomeno prudenti, che non metta sull'avviso da vittorie che si rivelino catastrofiche, che non argomenti sul fatto incontrovertibile che alla Nato non basta aver salvato la faccia a colpi di bombe "umanitarie", dopo aver trasformato dalla sera alla mattina un solido alleato, accolto con tutti i suoi capricci nelle capitali mondiali, nel mostro da distruggere in nome dei diritti umani. se poi la Libia verrà lasciata da sola. Semplicemente i politici mentono spudoratamente, e nell'attuale crisi economica e morale sarebbe il caso di smetterla, i commentatori, diciamo pure noi tanto vituperati giornalisti, dicono le cose come stanno. Stanno male. Da sola significa che se non verrà garantita la sicurezza, il popolo sarà esposto al naturale regolamento dei conti fra le fazioni ribelli. Barack Obama non intende fornire né uomini né soldi, esaurito il quarto d'ora mediatico, la Libia non è un presente sensibile nella testa dell'elettore americano, soprattutto una Casa Bianca debole e indecisa a tutto in Medio oriente ha incoraggiato il caos che ha chiamato primavera araba e ora lo lascia interamente alla gestione europea. Bye bye grande potenza madre, e speriamo che alla fine del 2012 qualcosa cambi. L’Europa dovrebbe prendersele le responsabilità, visto che il neo colonialismo di Sarkò e quello gregario di Cameron ci hanno infilato nell' intervento militare ma ha da tempo rinunciato, almeno da quando i francesi cominciarono qualche mese fa a dire che Gheddafi poteva pure restare. L'Italia, finiti i proclami entusiastici dei nostri ministri deputati, si leccherà le ferite dello splendore passato, quando si commerciava, si costruiva, si fermavano le carrette del mare. La Germania pensa alla guerra dell'euro.
Insomma, non è stato fatto in questi mesi, a meno che io non venga smentita, nessun accordo tra Europa e comitato. Scommettiamo che finirà con una di quelle famigerate missioni delle Nazioni Unite composte da truppe arabe ed africane, e per il resto se la vedrà il mitico comitato di transizione, dio ci salvi, visto che gli odi tribali si scateneranno, sono almeno quaranta gruppi, quelli occidentali non ne vorranno sapere di sottostare al predominio di quelli di Bengasi, che più che altro con le armi sofisticatissime da noi fornite si sparavano nei piedi. In condizioni di guerra civile ti saluto anche gli accordi commerciali.
Una cosa però è certa, mica per caso avete visto distruggere le immagini di Gheddafi al grido di Allah è grande, perché, come da noi denunciato per tempo, hanno assunto un peso militare crescente le brigate degli estremisti islamici composte e addestrate da reduci del Gruppo combattente islamico libico legato ad al Qaeda. Sono quelli che quel mostro di Gheddafi aveva cacciato e che si sono distinti contro americani e iracheni in Iraq. Curioso vederli entrare a Tripoli grazie alle nostre bombe e a quelle di Obama, no? Ricordiamocelo quando l'11 settembre celebreremo i dieci anni dalla strage delle Torri Gemelle. Il 18 agosto il Consiglio Nazionale di transizione del quale i nostri ministri parlano come di amiconi, come dei convinti democratici, ha approntato, e il Times ha ottenuto, una sorta di dichiarazione preparatoria del percorso verso la nuova Costituzione. Una cosa è chiara a chi la vuol leggere: il futuro di "Stato democratico e indipendente" della Libia sarà garantito con queste premesse e regole guida, "l'Islam è la religione e la sharia la principale sorgente legislativa". E tre, con Egitto e Tunisia, mentre Yemen, Siria, il Grande Fratello Iran, sghignazzano sulle belle avventure umanitarie dell'Occidente.
di Maria Giovanna Maglie
Nessun commento:
Posta un commento